Impruneta, il borgo toscano amato dal Brunelleschi
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Impruneta, il borgo toscano amato dal Brunelleschi

In Toscana ogni borgo ha tante storie da raccontare ed episodi che lo rendono interessante, uno di questi è Impruneta.

Strettamente legato a Firenze, non solo per la sua vicinanza, Impruneta è celebre dal XI secolo per la produzione del cotto, usato anche dal Brunelleschi per la costruzione della sua celebre cupola simbolo di Firenze e per la Madonna dei miracoli che tante volte i Fiorentini hanno portato in processione chiedendole le grazie. Le sue tradizioni risalgono all'epoca etrusca; successivamente la posizione geografica, le potenzialità del suolo e la vicinanza a Firenze favorirono la nascita di un agglomerato romano.

Adagiato negli splendidi colli fiorentini Impruneta un tempo era territorio feudale della famiglia Buondelmonti, la stessa che sembra abbia avuto un ruolo determinante nel promuovere il conflitto tra Guelfi e Ghibellini che per secoli ha tormentato e devastato la popolazione di Firenze. E, come spesso accade, c’è di mezzo l’amore: infatti Buondelmonte si rifiutò di rispettare gli accordi matrimoniali con la famiglia Amidei, sposando un'altra donna e questo insulto sfociò in un bagno di sangue su Ponte Vecchio nel 1216, divenendo la scusa perfetta per portare all'esasperazione un conflitto già esistente tra coloro che supportavano l'Imperatore e coloro, invece, che parteggiavano per il Papa.

A Impruneta fin dal Medioevo si affermò quella che fu definita la «civiltà del cotto» grazie all’arte di produrre orci, vasi, statue, laterizi, mattoni, al punto che nel 1419 il Brunelleschi scelse proprio la terracotta dell’Impruneta per costruire la celebre cupola della Cattedrale di Santa Maria del Fiore a Firenze. La scelse per la sua leggerezza; infatti la volta non è provvista di nessuna armatura di sostegno e da allora l’inconfondibile colore del cotto dell’Impruneta ha dato il colore al simbolo della città di Firenze.

Ma da Impruneta e da quella arte arriva anche una ricetta divenuta poi un piatto tipico della cucina toscana: il peposo all’imprunetina o peposo alla fornacina, che deliziava gli operai intenti alla costruzione della cupola. Gli operai che lavoravano alle fornaci del cotto e delle ceramiche all’inizio del turno, mettevano una pentola di coccio vicino alla bocca della fornace e dentro a essa della carne di bassissimo pregio che veniva coperta di vino, molto aglio e pepe. La lunga cottura a bassa temperatura lo rendeva un ottimo piatto, ricco di sapore e nutriente tanto che lo stesso Brunelleschi creò una sorta di mensa aziendale in modo da non far allontanare gli operai dal cantiere ed evitare che andassero nelle osterie per poi tornare un po' “brilli”.

Ma non finiscono qui le storie che si intrecciano tra Impruneta e Firenze. Infatti, tante volte è stata portata a Firenze in processione la Madonna dell’Impruneta per chiedergli miracoli e fu scritto che «mai la cittadinanza ebba a lamentarsi del mancato soccorso» come nel 1633 per la peste.

La storia del paese è legata al santuario Mariano dove è custodita la reliquia.

Infatti l'edificazione del santuario fece anche nascere un gran movimento di pellegrini con conseguente sviluppo di un mercatale. Questo portò all’espandersi di tutto l'abitato di Impruneta. A testimonianza di questi eventi sono rimasti i Loggiati del Pellegrino, situati a lato della basilica, e, come evento connotativo tradizionale, la Fiera di San Luca, per secoli una delle più importanti fiere di bestiame della Toscana.

Secondo la leggenda, il dipinto fu ritrovato in un campo sito sul monte oggi noto come Monte delle Sante Marie. Tale doveva essere in origine il luogo scelto per l'edificazione del santuario. In realtà, stando alla leggenda, tutti i tentativi di costruzione della chiesa venivano vanificati da crolli improvvisi. Si pensò allora di far decidere alla Madonna stessa dove far costruire il suo santuario. Quindi il dipinto fu posto su un carro trainato da due buoi senza conducente. Gli animali furono fatti partire dalla cima di detto monte e nel punto in cui si fermarono fu deciso di costruire il santuario. I buoi si inginocchiarono nel luogo in cui sorge l’attuale chiesa; quando si cominciò a scavare nel punto indicato dai buoi, un operaio con la zappa urtò qualcosa di duro e si udì il lamento della Vergine, che meravigliò e impaurì tutti i presenti. Scavando con le mani, affiorò la tavola della Madonna dell’Impruneta con una scalfittura sulla fronte, dovuta proprio al colpo di zappa. E da quel momento iniziarono i miracoli.

Impruneta è stata dapprima residenza di campagna di nobili casate fiorentine come Gherardini, Ricci, Rossi, Antinori, Corsini, poi luogo di villeggiatura per molte famiglie cittadine, oggi il paese e la sua campagna sono meta di tanti turisti e residenza permanente di personaggi che hanno scelto di vivere in questo bellissimo angolo di Chianti vicino a Firenze.

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Federico Minghi