Cina, stop al live streaming per i minori di 16 anni
(Ansa)
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Cina, stop al live streaming per i minori di 16 anni

Pechino parla di provvedimenti per proteggere la salute mentale dei minori, ma l'obiettivo del governo è frenare le big tech nazionali. Blocchi e chiusure dei servizi per le piattaforme che non rispetteranno le regole

Stop al live streaming per i ragazzini che hanno meno di 16 anni. E chi invece è più grande ma non ancora maggiorenne avrà bisogno dell'autorizzazione dei genitori (o dei tutori), pena l'impossibilità di dilettarsi con le dirette sulle principali applicazioni dei social network. Un nuovo giro di vite imposto dalle autorità cinesi sul rapporto tra i giovanissimi e le reti sociali, deciso secondo i documenti ufficiali per "salvaguardare e migliorare la salute mentale dei ragazzi". A rivelarlo è il South Morning Post, quotidiano in lingua inglese di Hong Kong di proprietà di Alibaba (una delle principali big tech cinesi colpite, insieme al suo fondatore Jack Ma, dalle limitazioni stabilite negli ultimi mesi dal regime comunista), che racconta come le nuove regole siano state ufficializzate dagli enti che regolano l'ambito d'uso dei servizi digitali, tra cui spiccano la Cyberspace Administration of China e la National Radio and Television Administration.

La volontà di porre un freno all'abituale scorpacciata quotidiana sulle varie piattaforme social di molti giovani è scaturita durante il lungo periodo di pandemia e lockdown (alcune aree della Cina sono ancora isolate, con l'obbligo di restare a casa per milioni di persone), fattori che hanno favorito le attività online come il live-streaming che, tra le varie forme di intrattenimento e shopping, a metà del 2021 aveva coinvolto più di 600 milioni di cinesi (fonte: iiMedia Research). Da qui la scelta di agire subito con una serie di provvedimenti che sono anche un chiaro avviso alle stesse piattaforme, chiamate a fare di più e meglio per tutelare gli under 16. Tra le richieste statali in merito c'è la necessità di maggiori e più sofisticati controlli per monitorare la registrazione dei minori con il nome reale e il divieto per questo ultimi di utilizzare servizi a pagamento (per questo tra le varie misure stabilite c'è lo stop alle donazioni che i ragazzi possono effettuare a favore dei creator durante le loro trasmissioni in diretta). Per chi non si atterrà alle regole, come sempre, sono previste dure sanzioni, inclusa la sospensione di alcune funzionalità e la chiusura del live-streaming.

Un altro rimedio obbligato per le aziende che offrono il live-streaming è la creazione (o l'ampliamento per chi ne è già provvista) della cosiddetta 'modalità giovani', con la creazione di team specializzati per proteggere gli adolescenti dai contenuti inappropriati, seguendo l'esempio di quanto fatto nel 2021 con i videogiochi, per evitare casi di dipendenza dovuti a continue prolungate lunghe sessioni tra console e joypad, che per le autorità locali sono anche sinonimo di problemi alla vista e di forma fisica. Con una serie di imposizioni simili, l'anno scorso gli enti regolatori hanno delimitato l'ambito d'uso per i videogame, bloccando prima lo streaming dei giochi non autorizzati, e poi limitando a tre ore il tempo settimanale da poter dedicare ai videogiochi.

Al di là dell'interesse verso i più piccoli, la serie di norme approvate da Pechino sono mirate anche e soprattutto a frenare la crescita di colossi come Tencent (con le sue due piattaforme di giochi in streaming Huya e Douyu) e piattaforme come Douyin (che è la versione cinese di TikTok) e Taobao Live (di Alibaba), secondo i dettami indicati dal presidente cinese Xi Jinping per ridisegnare l'assetto e placare il fiume di denaro assicurato alle principali società del settore.

Preoccuparsi e agire per difendere i più giovani, sia per proteggere la loro salute mentale, sia per bloccare qualsiasi tipo di minaccia che possa rappresentare un elemento di disturbo è quanto mai doveroso. Meno lo sono tutte le iniziative pianificate dalla Cina che, guardando anche oltre il caso dei minori, alternano limitazioni alle libertà individuali e censure preventive, aprendo vari scenari che ci portano però su altri terreni. Certo è che di servizi insidiosi per gli adolescenti è pieno il web, tenendo a mente che non sempre il male arriva dai social network, poiché almeno potenzialmente siti per chattare all'istante con sconosciuti e senza doversi registrare a nessun account, come i datati ma ancora noti Omegle e Chatroulette, sono facili da rintracciare e ancor più da utilizzare, con tutti i pericoli del caso riguardo i contenuti inappropriati e sessualmente espliciti (Omegle ha almeno aggiunto un filtro anti nudità che fa scattare il ban).


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Alessio Caprodossi