air charge xiaomi
(Xiaomi)
Tecnologia

Siamo ad un passo dal sistema di ricarica «Air Charge»

Xiaomi, ed altre, sono molto vicine a realizzare questo nuovo tipo di caricatore per smartphone e non solo davvero rivoluzionario

L'idea è di quelle che cambiano le regole del gioco, che il mercato definisce "disruptive". Si tratta della possibilità di ricaricare smartphone e auricolari semplicemente posandoli nei pressi di una stazione di ricarica. Lo la annunciato Xiaomi, che starebbe lavorando su questa tecnologia – ma non è il solo produttore di elettronica di consumo a farlo – e che lo ha definito Air Charge, poiché è proprio attraverso l'aria che bisogna trasferire energia fino alle batterie da ricaricare. Per fare un paragone con i trasporti, il salto tecnologico è pari ad annunciare un'utilitaria elettrica che faccia il pieno d'energia parcheggiando sopra un'apposita piazzola, un sogno.

Perché già con la ricarica induttiva, ovvero quella che si ottiene appoggiando un telefonino a contatto con una superficie apposita, la perdita di efficienza rispetto al tradizionale collegamento a cavo è dell'ordine del 40% perché l'energia, intesa come un flusso di corrente che possiede una determinata tensione, deve attraversare materiali che non conducono, come il vetro o il policarbonato di cui sono fatti i telefoni. In questo caso la tecnologia è molto simile a quella dei comuni trasformatori elettrici: una bobina percorsa da un campo elettrico ne crea uno magnetico, questo viene intercettato da una bobina secondaria posta a una certa distanza che riconverte l'energia in elettrica, per poi inviarla a un circuito che la condiziona ricavando i Volt e i milli-Ampere che servono per caricare l'accumulatore. Figuriamoci quindi quanta più energia servirebbe se oltre a qualche millimetro di solido, l'energia dovesse anche viaggiare per qualche metro all'interno di una stanza e farlo in modo controllato per ragioni di sicurezza.


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Si può fare meglio usando l'emissione di onde millimetriche, quelle con frequenza da 57 a 95 Ghz circa, delle quali sappiamo che se irradiate a bassa potenza non sono ionizzanti (non alterano le cellule biologiche che attraversano), seppure abbiamo ancora ben poca letteratura su eventuali effetti collaterali. Vero è che se ci accontentassimo di una zona di ricarica limitata a qualche decimetro quadrato, allora pochi watt sarebbero sufficienti per ottenere un primo risultato valido per avere successo commerciale.

In questo caso però la ricarica Air Charge dovrà contare anche su telefonini dotati di antenne che possano segnalare la posizione del dispositivo e di altre in grado di captare i segnali elettromagnetici di ricarica per trasferirli nel circuito che li riconvertirà in tensione e corrente, considerando comunque che la quantità di energia massima irradiata da una singola stazione dovrà essere divisa tra tutti i dispositivi presenti nell'area di ricarica. Xiaomi sostiene che 5 watt di potenza (a 57GHz è parecchia energia) ricaricheranno tutto ciò che si trova dentro una stanza, ma bisogna tenere conto che muri e strutture fermano e deviano la propagazione delle onde millimetriche. La stazione di ricarica funziona un po' come i radar: una serie di antenne (grandi pochi millimetri) identifica la posizione del telefonino da ricaricare, mentre una seconda serie di antenne molto più numerose (si parla di 144 elementi), emette l'energia concentrandola in fasci opportunamente orientati (tecnologia beam-forming). Ciò che si cerca di fare oggi è quindi rendere compatibile e sfruttabile al meglio un campo di onde radio, seppure in forma differente rispetto a quanto già facciamo per i moderni sistemi di comunicazione come il presente 5G e il futuro 6G. Insomma, lanciandoci in avanti di qualche decennio è probabile che abbassando il consumo dei nostri dispositivi e aumentando l'energia irradiata nell'aria, un domani riusciremo a ricaricare ciò che avrà ormai mandato in pensione i nostri smartphone con lo stesso segnale delle celle telefoniche che ci permettono la comunicazione. Tornando al presente, a proposito di stazioni di ricarica senza cavi, secondo alcune indiscrezioni vedremo qualcosa già entro il 2022, ma molto dipenderà dal notevole numero di certificazioni che il produttore dovrà conseguire, sia riferite alla compatibilità ambientale in genere, sia relative alla sicurezza intesa vicinanza alla presenza umana ravvicinata e continua. Ma il dado è tratto e l'invenzione troppo importante per tornare indietro.

https://youtu.be/xsFHKCcV2rg

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Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

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