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(Ansa)
Difesa e Aerospazio

Usa e Russia di nuovo ai giochi di guerra nucleare. Stavolta però non è un film

Le minacce di Putin e certe dichiarazioni sulla tv russa rilanciano l'allarme nucleare: bluff o verità?

Giorno dopo giorno vengono riportate notizie riguardanti un lento ma inesorabile peggioramento dei rapporti tra Russia e Nato. Di ieri è di un ricognitore russo An-30 che avrebbe violato lo spazio aereo della Danimarca e della Svezia nella notte del 29 marzo. Pare tuttavia che l'allarme aereo che ha fatto decollare una coppia di intercettori danesi non sia finito con alcuno scontro, poiché nel frattempo l'aeroplano russo sarebbe rientrato nel suo spazio aereo.

Sta di fatto che aver identificato il tipo conferma due fatti. Il primo è che ai radar di quelle parti la traccia caratteristica dello An-30 è nota; la seconda è che i caccia lo abbiamo potuto comunque identificare arrivandogli abbastanza vicino. Che cosa cercasse l'Antonov non si sa, tuttavia un velivolo che vola a 450-500 kmh al massimo, costruito con tecnologia anni '70, non rappresenta certo una minaccia particolarmente grave per la difesa aerea scandinava, che lo immediatamente rilevato mentre sorvolava l'isola danese di Bornholm.

Ben più preoccupante sono stati invece i sorvoli del Sukhoi 24, perché capaci di trasportare testate nucleari – che non sappiamo se quel giorno fossero agganciate ai velivoli – e perché scortati come sempre da almeno altrettanti caccia Sukhoi 27. Questi sconfinarono tra la fine di marzo e l'inizio di aprile lo spazio aereo danese nei pressi dell'isola di Gotland. Vero è che da quelle parti gli sconfinamenti aerei non sono affatto rari e fanno parte di provocazioni e scampoli di esercitazioni che vengono effettuate con una certa regolarità. Quanto poi agli aerei spia, l'occidente ne ha sempre fatto un uso intensivo, come la storia ci ricorda con l'episodio dello U-2 di Francis Gary Powers il primo maggio del 1960.

Ma il clima di tensione per quanto avviene in Ucraina amplifica ogni episodio e porta gli analisti a chiedersi che cosa accadrà se il 9 maggio il presidente russo Vladimir Putin ordinerà un attacco su larga scala all'Ucraina, come va dicendo l'intelligence inglese da qualche giorno. Ed anche a chiederci se davvero le forze russe potrebbero sostenere un'invasione su un fronte così ampio, magari con luso di un'atomica. Bisogna infatti ammettere che non è la prima volta che russi ricordano al mondo di avere il maggior numero di armi nucleari a disposizione. Al proposito le parole di Putin sono state: “Se qualcuno decidesse di immischiarsi e creare minacce strategiche inaccettabili per la Russia, deve sapere che la nostra risposta sarà fulminea poiché abbiamo tutti gli strumenti per questo e se necessario li useremo”. Ma disse più o meno la stessa cosa nel 2008 rivolgendosi alla Polonia, che avrebbe rischiato l'annientamento se si fosse unita al programma di difesa missilistica degli Stati Uniti. E lo stesso accadde anche nel 2014, quando i russi avvertirono il mondo che un tentativo di difendere la Crimea avrebbe potuto innescare una risposta nucleare.

C'è però un fatto positivo che impedisce di dare credibilità all'intenzione russa di valutare l'uso delle armi atomiche: queste devono essere preparate e gli Usa come la Nato posseggono sistemi satellitari in grado di avvertirci qualora iniziassero operazioni preparatorie ai lanci. Non a caso il direttore della Cia William Burns ha considerato le frasi di Putin come un “atteggiamento retorico”. C'è però una forma di guerra atomica che Burns e altri considerano una minaccia imminente: l'uso di armi nucleari tattiche, testate relativamente piccole progettate per essere utilizzate su un campo di battaglia e non per radere al suolo un'intera città o una regione. La Russia possiede più di 2.000 testate e la loro movimentazione fa parte della routine e della pianificazione bellica che si pratica durante l'addestramento militare. Le bombe atomiche “a basso rendimento” sono comunque potenti quasi quanto quelle sganciate sul Giappone nel 1945. Ecco allora che lo scenario più preoccupante è che in caso di sconfitta umiliante in Ucraina il presidente russo potrebbe ordinarne l'uso contro unità militari concentrate o città, per scioccare gli ucraini spingendoli alla resa. O almeno per cominciare a mettere in dubbio le volontà di Zelensky.

Ma un simile provvedimento causerebbe una reazione tale da parte della Nato – e forse anche della Cina - tale da mettere la Russia contro tutto il resto del mondo, nonchè la persecuzione dei vertici militari russi per crimini di guerra e uso di armi tattiche contro obiettivi civili. Il successivo quesito è quale sarebbe la reazione della Nato allo scoppio di una bomba nucleare in Ucraina. Proprio come ai vecchi tempi della Guerra fredda siamo costretti a pensare l'impensabile: una risposta degli Usa porterebbe dritti all'olocausto, mentre Nato e Usa hanno armi in grado di distruggere le capacità belliche di Mosca, dunque la risposta a un intervento nucleare sarebbe massiccio ma convenzionale, con il rapido annientamento di basi militari e l'affondamento di navi russe ovunque si trovino nel mondo. Wargames – giochi di guerra - è il titolo di un celebre film di John Badham e harold Schneider del 1983, campione di incassi. Parlava proprio di una possibile escalation nucleare tra Russia e Usa, e finiva con una morale scontata: l'unico modo per vincere era quello di non giocare.

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Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

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