caccia tempest
(Tempest)
Difesa e Aerospazio

Arriva Tempest, il caccia che mostra la differenza tra l'Europa geografica e quella politica

Due miliardi di investimento previsto per un programma capace di superare le divisioni ed i limiti della Ue

A dispetto del nome è un programma che passa quasi sotto silenzio. Eppure è tanto importante che dovremmo esser fieri di parteciparvi dall'inizio e al pari di Regno Unito e Svezia, perché avrà un impatto positivo sulla società, il lavoro e il futuro. Basta dire che le aziende fornitrici coinvolte saranno quasi tremila. Ma non se ne parla nel mainstream, come se ci vergognassimo del fatto che anche la Difesa faccia parte dell'industria e costituisca invece qualcosa di necessario che spesso ha ricadute positive anche sulla società civile. Oppure perché in questo caso si tratta di qualcosa che, seppure sia geograficamente europeo, non lo è politicamente. E il fatto che sia pilotato dal Regno Unito post-Brexit rode parecchio a chi sta a Bruxelles.




Soltanto così si spiega il silenzio con il quale ieri è stato approvato il Documento programmatico pluriennale (Dpp) della Difesa per il triennio 2021-2023, nel quale sono previsti due miliardi di euro per il programma Tempest da elargire in 15 anni. Seguiamo questa vicenda dal 2018 perché si tratta di un nuovo sistema aereo armato di sesta generazione nel quale sono coinvolte anche Regno Unito e Svezia. Ovvero: oggi stiamo cominciando a creare il velivolo militare che sostituirà gli Eurofighter e forse anche parte degli F-35, operazione che altre nazioni come Usa, Russia e Cina hanno cominciato a fare da tempo. Ma che in Europa è complicata dal protagonismo francese e dalla rigidità finanziaria tedesca.

Il nostro DPP è stato pubblicato il 4 agosto e specifica che dei due miliardi previsti soltanto 20 milioni saranno investiti quest'anno, ma altrettanti nei prossimi due, mentre 90 milioni li spenderemo tra il 2024 e il 2026. Il resto a seguire fino alla data di entrata in servizio del Tempest, prevista per il 2035, e la sostituzione completa degli Eurofighter dal 2040. Sempre che non vinva la corrente politica che vorrebbe la fusione del progetto con lo Fcas che francesi, tedeschi e spagnoli si accingono a fare. La decisione era attesa e stante che il Regno Unito aveva confermato la spesa di 250 milioni di sterline il 29 luglio, ecco che il provvedimento italiano suona finalmente come una concreta discesa in campo anche dell'Italia, che con Leonardo Uk, Avio, Elettronica, Rolls-Royce, Mbda (Uk e Italia) Saab e Gkn Aerospace Sweden partecipa a un progetto che si pone proprio in concorrenza con quello firmato Airbus-Dassault.

I soldi italiani arrivano dal Fondo per l'attuazione dei programmi d'investimento pluriennale per le esigenze della Difesa nazionale che era stato definito con la legge di bilancio 2021. La prima trance di denaro servirà ovviamente per svolgere le attività di ricerca e sviluppo della tecnologia da applicare al velivolo, fase che in totale costerà alle tre nazioni circa 6 miliardi e che diviene cruciale per creare e allineare le capacità di progettazione dei partner con l'intento di mantenere la supremazia nei confronti delle nazioni non Nato. Mettendoci i soldi, oltre che la faccia, l'Italia partecipa alla trattativa sui ritorni industriali del programma e sulle forniture, che tradotto in concreto significa ricaduta occupazionale altamente specializzata e concrete prospettive di portare a casa una fetta importante della costruzione di questi aeroplani.

Il fatto conferma quanto il Ministro della Difesa Lorenzo Guerini aveva dichiarato lo scorso anno, ovvero che nonostante nel precedente Dpp non ci fosse una voce esplicita, i soldi per il Tempest erano stati stanziati seppure risultassero un po' nascosti tra le esigenze di aggiornamento degli Eurofighter Typhoon, e sarebbero quindi arrivati. Una decisione, quella di porli sotto il capitolo di spesa del nostro attuale caccia, dovuta al fatto che anche questo velivolo (fatto da Italia, Germania, Uk e Spagna), oltre ad una sua anima inglese (le prime specifiche furono infatti scritte dalla Royal Air Force nel 1971), è farcito di tecnologia elettronica della quale siamo proprietari. In pratica il nuovo Tempest sarà un velivolo portatore di sensori e sistemi innovativi sviluppati per sostituire quelli presenti sul Typhoon. Ricordiamo che il 21 dicembre 2020 il ministro Guerini insieme e ai suoi colleghi inglese e svedese aveva firmato il Memorandum of Understanding che definiva la collaborazione tra i tre Paesi, che avrebbero avuto ruolo paritario nel progetto. E che se la correttezza inglese si era manifestata con lo stanziamento dei primi fondi, quella svedese si era concretizzata con un investimento da 50 milioni di sterline nella creazione di un centro tecnologico dedicato sul suolo inglese. Finalmente oggi il Tempest ha concrete possibilità di veder spuntare le ali.

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Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

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