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(Ansa)
Difesa e Aerospazio

Lo stop ai voli corto raggio è l'ennesima follia ambientalista europea

Bruxelles dà il via libera alla discussione della proposta francese di abolire le tratte che sarebbero percorribili in treno con un viaggio sotto le due ore e mezza

La crociata finto-ambientalista di Bruxelles segna un altro record d'idiozia: la Commissione Europea ha dato il via libera alla proposta di legge francese già discussa nel febbraio scorso per vietare i voli a corto raggio laddove tra le città di partenza e di arrivo sia disponibile un collegamento ferroviario della durata non superiore alle due ore e mezza, ma soltanto se le stazioni di origine e destinazione sono entrambe ad alta velocità, se il collegamento è effettuato più volte al giorno, se la permanenza giornaliera tra andata e ritorno garantisce almeno otto ore e se non è necessario prendere altri mezzi per salire sui treni veloci. Avrete già capito che ben pochi collegamenti potranno essere vietati, e in particolare in Francia saranno tre su gli otto ipotizzati dai verdi francesi. Il contributo in termini di emissioni di Co2 è ridicolo, ma è stato sbandierato un valore di 50 milioni di tonnellate che non è dato sapere come sia stato calcolato e da chi. Ma si sa che pur di fare ecologia ormai si sparano numeri a caso: secondo i costruttori di aeroplani (Boeing e Airbus), per passeggero al chilometro si emettono 100 grammi al chilometro, che supponendo una tratta Milano-Roma di 600 km, per duecento passeggeri fa poco più di 12 tonnellate. Misteri...

La scusa, infatti, sarebbe quella di ridurre l'emissione di gas serra, ma la realtà è che scomparirà quella sana ridondanza che permette, fermi aerei o treni per qualsiasi motivo, di raggiungere una destinazione in almeno due modi diversi. Così finirà che per risolvere il problema si tornerà alle auto e ai torpedoni, che aeroporti minori e industrie aeronautiche perderanno lavoratori e fatturato, ma che l'anidride carbonica emessa dal sistema trasporti sarà anche più di prima. Purtroppo però si tratta di un precedente pericoloso che per imitazione porterà altre nazioni a proporre simili provvedimenti, come è accaduto per – l'impossibile – divieto di effettuare voli privati proposto sempre dai francesi soltanto due mesi fa.

Chissà che cosa ne pensa la filiera aeronautica francese, visto che Airbus ha sede a Tolosa, e considerato il fatto che per aiutare l'azienda a non licenziare migliaia di addetti, durante la pandemia Macron dispose aiuti di Stato che prevedevano la sostituzione di flotte di aeroplani di oltre vent'anni con versioni più moderne e meno inquinanti, e che le società aeroportuali chiesero al governo di metter mano al portafogli. Non soltanto: nel 2013 la Francia spinse l'Agenzia europea per la sicurezza del volo (Easa) ad approvare la possibilità di fare trasporto pubblico passeggeri con velivoli mono-turbina e pilota singolo (velivoli fino a 6-8 posti con un solo motore), pur di spingere le vendite e l'impiego degli aeromobili costruiti a Tarbes (Lourdes) da Tbm Aircraft, generando una serie di nuovi collegamenti tra regioni periferiche del Paese e altre particolarmente frequentate dai turisti come la Costa Azzurra.

L'Unione Europea però ha dato l'ok e quindi “adieu Air France” e vettori complementari sulle rotte Parigi Orly-Bordeaux, Parigi-Nantes e Parigi-Lione. La libertà di scelta del cliente, in questo caso del viaggiatore, è la base del mercato libero, tuttavia attendiamo con certezza che qualche benpensante proponga anche in Italia una legge simile. Peccato che noi abbiamo un territorio molto più complicato di quello francese, limitato da Alpi e Appennini, soggetto a terremoti, dissesto idrogeologico e scioperi selvaggi. Ricordate il terremoto dell'Aquila? Senza l'aeroporto della città gli aiuti sarebbero arrivati giorni dopo, anche perché l'alta velocità non esiste ancora in gran parte del Paese e soprattutto in caso di terremoto è la prima infrastruttura e essere danneggiata.

Infine, se in Francia non sarà più possibile vendere un biglietto aereo unico Lione-New York, perché a prendere il volo intercontinentale ci si dovrà arrivare in treno, in Italia un americano che volesse arrivare a Parma, Perugia, Ancona, Trapani, e altre destinazioni toglierebbe traffico passeggeri a Fiumicino o Malpensa, passando da Berlino, Monaco, Parigi, Zurigo, eccetera. Oppure prenoterebbe un autobus che va a gasolio e impiega il triplo del tempo.

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Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

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