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Cyber Security

Usa vs Russia, la guerra si sposta su internet

La Rubrica - Cybersecurity Week

A volte è interessante parlare delle coincidenze. Partiamo dalla prima notizia. Il 14 gennaio il governo ucraino denuncia un grave attacco cyber che rende irraggiungibili i siti del governo e di diversi ministeri. Oleg Nikolenko, portavoce del ministero degli Affari esteri, tramite Twitter, sostiene che le informazioni preliminari suggeriscono che dietro l’aggressione ci siano “gruppi hacker vicini ai servizi segreti russi”. Le prese di posizione occidentali sono di pieno sostegno all’Ucraina, e la NATO comunica che il suo impegno a favore dell’Ucraina continuerà. Il presidente Biden contatta i grandi operatori del gas per capire se, in caso di conflitto tra i due paesi, ci sono soluzioni alternative per le forniture. La situazione pare terribilmente tesa, ma, nelle stesse ore, il New York Times pubblica la notizia che il “Servizio federale per la sicurezza della Federazione russa”, noto come F.S.B., ha azzerato l’organizzazione di criminali informatici nota come Revil.

Dopo le numerose richieste del presidente statunitense, anche in seguito all’attacco all’oleodotto della Colonial Pipeline, con un’operazione di polizia in venticinque diverse località i russi avrebbero individuato almeno 14 esponenti del gruppo criminale. Quelli che hanno una “certa età” non potranno fare a meno di notare come sia cambiato il modo di “dialogare” tra Mosca e Washington. Un tempo i messaggi erano un’esercitazione dell’Armata Rossa in Germania dell’Est oppure la sesta flotta statunitense che si spostava al largo delle coste della Libia. Oggi la “comunicazione” passa attraverso l’oscuramento dei siti ucraini e il parallelo arresto di un gruppo di cyber criminali considerato molto vicino al Cremlino.

E’ interessante notare come il peso di quanto avviene “oltre lo schermo” sia esponenzialmente aumentato negli ultimi anni e di quanto venga percepito come un metodo non particolarmente rischioso per “mostrare i muscoli” o “tendere la mano”, apparentemente meno pericoloso della “conversazione” tra Kennedy e Krusciov durante la crisi dei missili di Cuba del 1962. Mi sento di sottolineare l’apparenza del minor rischio perché, ogni giorno che passa, quanto accade nel mondo digitale produce conseguenze sempre più evidenti in quello reale. Resto dell’idea che una telefonata sia la soluzione migliore.

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Alessandro Curioni