Il nuovo kimono di Martino Midali
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Il nuovo kimono di Martino Midali

Il kimono è considerato uno degli abiti più eleganti e raffinati nella cultura orientale, in italiano lo traduciamo letteralmente in «cosa da indossare». Questo tradizionale indumento giapponese è considerato il costume nazionale del Paese del Sol Levante: indossato ancora oggi in molteplici occasioni, dalle più formali alle più familiari, è composto da almeno dodici parti separate e i ricami che lo caratterizzano sono famosi in tutto il mondo.

Il kimono moderno firmato Midali vede la tradizione abbracciare la sostenibilità, regalando un tocco di stile raffinato e originale. La particolarità si trova non solo nel tessuto, che è stato recuperato da rimanenze industriali, ma nella sua reversibilità. Da un lato fantasie floreali, geometriche o animalier e dall’altro un morbido velluto che asseconda ogni occasione.

«Non è il mio abito a vestire le donne, ma sono le donne a vestire il mio abito. È logico che propongo il mio stile, ma è uno stile che possono adattare al loro. Le donne che vestono Midali non indossano un mio capo, ma lo interpretano. Lo stesso abito è diverso a seconda della donna che lo veste».

Da sempre sostenitore dell’elastico in vita, Martino Midali ha cambiato nel tempo la percezione del vestire offrendo la sua visione moderna e dinamica. La sua storia nasce quasi per gioco, quando una semplice t-shirt cambia le regole della moda del momento agli inizi degli anni Ottanta. In seguito arriva la geniale intuizione dell’utilizzo del jersey dando vita a capi dalla forma fluida facili da indossare, ai tempi prediletti dalle donne moderne e dinamiche.

Martino Midali

«Non è il mio abito a vestire le donne, ma sono le donne a vestire il mio abito». Secondo lei chi è la donna che veste Midali? A cosa si ispira quando crea una nuova collezione?

«Midali nasce tantissimi anni fa con l’obiettivo di soddisfare l’esigenza della radical chic milanese, una donna che voleva esprimere se stessa ignorando i canoni imposti dalla moda o dalla società e realizzandosi in ambito lavorativo. La moda Midali nasce libera con questa filosofia, in un momento di grande rivoluzione della società in cui la donna ha preso potere e forza nel lavoro, il nostro punto di riferimento è stato ed è questo. Noi diamo una forma e ogni donna la interpreta a seconda del suo stile di vita, da lì nasce l’esigenza di tessuti elasticizzati che garantiscono una comodità tale da poterli indossare in ufficio e in qualunque altro momento della giornata. Quando misi l’elastico in vita a un pantalone mi prendevano tutti per matto, ma era una grande innovazione tant’è che per raggiungere il successo ci son voluti 4/5 anni».

La sua nuova capsule ha come protagonista il kimono, da dove nasce l’ispirazione?

«Il kimono è un’appendice della collezione, innanzitutto siamo sempre alla ricerca di essere Green nel pensarla la vita moderna, perciò ci siamo messi alla ricerca di un fabbricante che avesse delle rimanenze di tessuto. In seguito li abbiamo associati al nostro velluto, che è un prodotto riconoscibile ed essenzialmente moderno. Nasce questa capsule, il kimono come senso di libertà e anche come qualcosa che fa sentire sempre la donna libera. Queste fodere abbinate al tessuto costituiscono un progetto che vuole essere innovativo ma anche una rappresentanza della maison, dopo decenni di lavoro svolto nel prêt-à-porter è nata la necessità realizzare qualcosa che non è haute couture ma una capsule distintiva di un’azienda che è sul mercato da oltre 40 anni».

Sappiamo che il mercato è sempre più esigente se parliamo di sostenibilità, Martino Midali come si sta impegnando per soddisfare la richiesta?

«Siamo un’azienda molto attenta, con le chiusure e la pandemia abbiamo rispolverato vecchie strategie. Si è ricreato un rapporto familiare con fornitori e i fabbricanti, molto differente dal 2020, quando si rincorreva un progetto in maniera diversa. Riscoprendo questo abbiamo deciso di creare insieme a un fabbricante, specializzato in tessuti jacquard per wallcovering e arredamento residenziale, delle friulane realizzate con rimanenze di tessuti le quali stanno riscontrando un gran successo».

Le fantasie dei kimono sono molto differenti tra di loro, come ha scelto queste fantasie? C’è stato un criterio oppure ognuna si riferisce a una tipologia di donna?

«Le fantasie che abbiamo scelto ci son piaciute tutte subito, abbiamo preso questi tessuti da un fabbricante molto speciale che possiede un gusto sulle fantasie che io amo moltissimo. Diciamo che ne ho viste 10 e me ne son piaciute tutte, ho scelto quelle più vicine al mio senso estetico e quindi vicine alla mia clientela».

In futuro ha interesse a creare altre capsule simili, sempre su questo genere oppure sperimentare cose nuove?

«È indispensabile secondo me non fermarsi e avere progetti nuovi nel mio lavoro, che faccio sempre con grande passione creando nuove idee. Questo è un progetto che ci piace molto ed è piaciuto molto al pubblico, è sempre bello entrare in intimità
con le nostre clienti e i fan che ci seguono. Quando una cliente entra in negozio e sceglie il suo capo, insieme scopriamo il modo per indossarlo rappresentandola al meglio».

Secondo il suo stile come immagina il kimono indossato in stile Midali, non solo nella versione completo ma in altre varianti?

«Sicuramente un kimono per una cerimonia o per un evento importante lo vedo anche poi spezzato nel quotidiano con un jeans da abbinare a una t-shirt pop, che può essere comodo per andare in ufficio. Non amo vedere un capo per un’occasione punto e basta, la donna può spezzarlo, questa è sempre stata la mia moda».

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Elisabetta Cillo