L’ambigua trattativa mafia-politica
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L’ambigua trattativa mafia-politica

L'iniziativa del duo Lumia (Pd)-Alfano (Idv), è sbagliata e del tutto inutile. Lo dice la legge

Lunghi colloqui nel carcere di Parma con il boss dei boss Bernardo Provenzano, per invitarlo a pentirsi. Una specie di trattativa per indurlo ad aprire il confronto con lo Stato sulla base della normativa premiale prevista per i pentiti. E una serie di incontri anche con altri esponenti di Cosa nostra reclusi, tutti tesi allo stesso obiettivo. A condurre in prima persona questa strana e ambigua “trattativa” (apparentemente non autorizzata da alcuna autorità giudiziaria) sono stati due parlamentari, rispettivamente dell’Italia dei Valori e del Pd: Sonia Alfano e Giuseppe Lumia.

La prima è alla guida dell'Antimafia del Parlamento europeo, l'altro ha guidato quella del Parlamento italiano. Il fatto è grave. E la vicenda infatti ha scatenato l’ennesima polemica politico-giudiziaria tra il Pdl, che oggi grida alla «gestione politica» dei pentiti di mafia da parte del centrosinistra, e lo schieramento “giustizialista”. Il Pdl, ovviamente, ha protestato: in carcere, hanno contestato molti deputati e senatori del centrodestra, i parlamentari non possono condurre "colloqui investigativi", né supplire al ruolo dei magistrati, ma devono esclusivamente controllare lo stato di salute e di detenzione dei reclusi che incontrano.

La stessa scelta degli interlocutori principali - cioè Provenzano, incontrato almeno due volte dalla coppia Lumia-Alfano, e il fallito tentativo di parlare con Filippo Graviano - secondo il Pdl è sospetta, perché indica l’esistenza di un livello "politico" dell’iniziativa: Alfano e Lumia mirerebbe a riaprire il fronte dei "mandanti politici" delle stragi visto che più volte, nei colloqui condotti, si sarebbero fatti i nomi di Silvio Berlusconi e di Marcello Dell'Utri.

Per fortuna ora interviene il ministro della Giustizia, Paola Severino: nei colloqui tra parlamentari e detenuti, conferma il ministro, non si può parlare delle inchieste in corso e questa regola vale ancora più per chi, tra i detenuti, è sottoposto al regime del carcere duro previsto dal 41 bis del regolamento carcerario.  Il ministro ha anche dato disposizioni precise a tutti i direttori degli istituti di pena, sollecitando il loro intervento diretto e l'interruzione della conversazione tra parlamentari e detenuti nel caso in cui questa “travalichi i limiti della visita e si trasformi in colloquio su procedimenti in corso".

Del resto, è la legge a prevedere che i colloqui investigativi per saggiare un possibile pentimento spettano esclusivamente alla Procura nazionale antimafia.

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Maurizio Tortorella

Maurizio Tortorella è vicedirettore del settimanale Panorama. Da inviato speciale, a partire dai primi anni Novanta ha seguito tutte le grandi inchieste di Mani pulite e i principali processi che ne sono derivati. Ha iniziato nel 1981 al Sole 24 Ore. È stato anche caporedattore centrale del settimanale Mondo Economico e del mensile Fortune Italia, nonché condirettore del settimanale Panorama Economy. Ha pubblicato L’ultimo dei Gucci, con Angelo Pergolini (Marco Tropea Editore, 1997, Mondadori, 2005), Rapita dalla Giustizia, con Angela Lucanto e Caterina Guarneri (Rizzoli, 2009), e La Gogna: come i processi mediatici hanno ucciso il garantismo in Italia (Boroli editore, 2011). Il suo accounto twitter è @mautortorella

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