Grexit: il possibile effetto sui Btp
Economia

Grexit: il possibile effetto sui Btp

Secondo Goldman Sachs l'uscita di Atene dall'euro potrebbe riportare lo spread con il Bund a 400 punti base, ma non sarà crisi come nel 2012

Torna a spaventare i mercati lo spauracchio di un default della Grecia, se il governo Tsipras non troverà un accordo con i creditori. Tuttavia, non tutti gli analisti credono che il mancato pagamento del debito possa portare automaticamente il paese ellenico fuori dalla divisa comune.

Secondo JP Morgan Asset Management, la divisione che gestisce i fondi di investimento della banca d'affari americana, la lentezza dei progressi nei negoziati ha fatto alzare le probabilità di una qualche forma di default fino al 50%. Ma quale potrebbe essere l'impatto di Grexit sui nostri titoli di Stato? Ci sarà l'effetto contagio?

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Lo scenario peggiore: spread a 400 punti

L'uscita di Atene dall'euro potrebbe riportarci indietro di tre anni, quando le difficoltà di Grecia e Spagna travolsero anche il debito del nostro paese.

Nell’ipotesi peggiore, tuttavia, secondo lo scenario delineato dalla banca d'affari Goldman Sachs, lo spread tra Btp e Bund a 10 anni dovrebbe attestarsi a livelli più bassi di quelli visti nel 2012, tra i 350 - 400 punti. Nell’estate 2012, invece, il differenziale tra il decennale italiano e il suo omologo tedesco superò la quota di 500 punti base.

Senza Grexit, gli spread dei paesi del Sud Europa (Italia, Spagna e Portogallo) dovrebbero continuare a comprimersi nel corso dell'anno, che sarà caratterizzato da una forte volatilità fino a quando non verrà trovato un accordo definitivo.

Le differenze con il 2012

Anche a Bruxelles i politici sembrano convinti che l'eventualità scioccante di un'uscita della Grecia non metta a rischio la divisa comune. Stesso ottimismo sembra dominare sui mercati, visto che l'Italia e la Spagna lo scorso 13 aprile hanno potuto mettere all’asta altri titoli sovrani a tassi ancora più bassi.

Non solo. Che gli investitori non credano all'effetto contagio, lo dimostra il mercato dei credit default swap (una sorta di assicurazione che gli investitori comprano per tutelarsi dal rischio default di un emittente): il cds a 5 anni sulla Grecia è scambiato a 2.600 punti base, che significa per il mercato una possibilità che Atene vada in default vicina al 90%, stando ai dati Markit.

Ma le probabilità di un default del Portogallo oggi sono scese all'8,8%, in Spagna all'11,5% e in Italia al 13,5%. Nel 2012, invece, quando Grexit spaventò per la prima volta i mercati, le possibilità di un default in tutta l'Europa periferica (Italia compresa) andavano invece dal 40 al 60%.

La lenta discesa dei rendimenti

Per JP Morgan Asset Management l'impatto sul mercato obbligazionario di un possibile default di Atene sarà contenuto. Anche per gli esperti di Kempen Capital Management, fondo d'investimento olandese, l'impatto di Grexit (se ci sarà) non sarà devastante.

Anzi, avrà l'effetto di ritardare la discesa dei rendimenti dei nostri titoli di Stato a due anni che, se Draghi manterrà il QE per almeno altri 17 mesi, sono destinati a toccare lo zero. E i Btp oggi sono il più grande e liquido mercato obbligazionario europeo ancora in territorio positivo, una condizione che li rende ancora appetibili agli investitori. 

Il default di Atene, quindi, avrebbe come risultato quello di ritardare la discesa dei Btp di alcune settimane, ma non impedirà certo la corsa al ribasso dei titoli di stato mediterranei, finché Draghi continuerà ad acquistare bond nell'ambito del QE.

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Massimo Morici

Scrivo su ADVISOR (mensile della consulenza finanziaria), AdvisorOnline.it e Panorama.it. Ho collaborato con il settimanale Panorama Economy (pmi e management) e con l'agenzia di informazione statunitense Platts Oilgram (Gas & Power).

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