Come vivere senza un conto corrente
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Economia

Come vivere senza un conto corrente

Nonostante la riduzione della soglia per l'uso del contante a 1.000 euro, gli italiani continuano a utilizzare le banconote

Nonostante l’asticella per l’uso del contante sia stata abbassata a 1.000 euro, gli italiani continuano a utilizzare le banconote. Gli euro di carta in circolazione sono aumentati del 30,4% negli ultimi sette anni di crisi, fa sapere la CGIA di Mestre.

Non è una novità, per il nostro paese. In Italia, stando a recenti elaborazioni della Western Union e sempre della CGIA mestrina, si contano quasi 15 milioni di cittadini unbanked (in italiano "senza - banca"): sono gli italiani che non hanno un conto corrente, soprattutto donne.

Detto altrimenti, più di un italiano su sei ogni giorno non utilizza forme di pagamento tracciabili, come carte di credito, bancomat o il più tradizionale libretto degli assegni, costituendo quindi un terreno fertile per l’evasione fiscale.

Quest'ultima, ironia della sorte, è addirittura salita al 16% proprio negli anni in cui il Governo ha deciso di abbassare per legge il limite per l'utilizzo di cartamoneta: un buco nell'acqua.

Ma perché l’Italia detiene ancora questo record non riscontrabile in nessun altro paese in Europa? E come si vive oggi, nell’era delle banche online a costo zero, senza un conto in banca?

Il caso italiano

Se si guardano i dati, si scopre che gli italiani senza un conto corrente oggi sono il doppio rispetto alla media europea: il 29% della popolazione a fronte del 14% della Ue. Una percentuale, quest’ultima, su cui pesano i paesi dell’Est, anche perché i nostri partner economicamente più sviluppati hanno un numero di unbanked nettamente inferiore: il 3% della popolazione in Francia e nel Regno Unito, il 2% in Germania, mentre il fenomeno è addirittura assente o trascurabile in Danimarca e Finlandia.

Il trend degli ultimi 15 anni

Eppure quindici anni fa l’Italia si attestava più o meno sulla media europea, con una percentuale del 16%, diminuita nel 2006 a quasi il 12% (7 milioni di individui) e poi tornata a crescere in modo esponenziale nei nove anni successivi.

Colpa della crisi, certo, dell’aumento della disoccupazione e dell’impoverimento generale, ma anche di un fenomeno meno apparente come quello dell’autoesclusione, come ricordava una recente inchiesta del Sole 24 ore, motivata dalla diffidenza, dal desiderio di tagliare le spese o dal timore di un Fisco sempre più invasivo.

Le ragioni storiche della diffidenza verso le banche

Secondo il segretario della CGIA mestrina, l’instancabile Giuseppe Bortolussi, questa specificità tutta italiana va ricercata nelle ragioni storiche e culturali ancora molto diffuse in alcune aree (Sud e Isole) e fasce sociali del paese (le donne).

"Non possiamo disconoscere – spiega Bortolussi – che molte persone di una certa età e con un livello di scolarizzazione molto basso preferiscono ancora adesso tenere i soldi in casa, anziché affidarli ad una banca. Del resto, i vantaggi economici non sono indifferenti, visto che i costi per la tenuta di un conto corrente sono in Italia i più elevati d'Europa".

Eppure l'Italia detiene anche un altro primato in Europa (siamo dietro solo alla Spagna), in apparente contraddizione con il fenomeno dei senza - banca: quello del numero di sportelli bancari. Se ne contano nella Penisola circa 80 per 100.000 abitanti. Un numero che, stando alla consueta fotografia tracciata dalla Fondazione Rosselli, è raddoppiato negli ultimi 20 anni ed è pari al doppio di quello della Germania (40), nonostante la cura dimagrante avviata con la crisi che ha portato alla chiusura di 3.500 agenzie da parte dei primi cinque istituti di credito nazionali nel periodo che va dal 2008 al 2013.

Così va negli USA

Per capire come potrebbe evolvere i mercato degli "unbanked" in Italia basta guardare cosa accade negli Stati Uniti d’America, dove, stando a recenti studi di settore, il popolo dei senza - banca conta oltre 25 milioni di persone che nel 71% dei casi utilizza esclusivamente i contanti, mentre gli altri ricorrono anche a forme alternative offerte oggi dal circuito finanziario, come le carte prepagate o le carte conto.

Tra le ragioni che spingono un americano a chiudere il conto corrente, un sondaggio riportato dal sito della Cnbc menzionava anzitutto la sfiducia nel settore bancario (un terzo degli intervistati), aumentata dopo la crisi del 2008 che portò al fallimento molti istituti (Lehman Brothers in testa), mentre per un altro terzo del campione le commissioni sarebbero troppo alte.

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Massimo Morici

Scrivo su ADVISOR (mensile della consulenza finanziaria), AdvisorOnline.it e Panorama.it. Ho collaborato con il settimanale Panorama Economy (pmi e management) e con l'agenzia di informazione statunitense Platts Oilgram (Gas & Power).

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