Cosa erano i poteri forti (quando c'erano)
Economia

Cosa erano i poteri forti (quando c'erano)

Da Cuccia ad Agnelli, dalle banche pubbliche alle Partecipazioni Statali: un mondo finito per sempre

Vorrei spiegare a Matteo Renzi e a Susanna Camusso che cosa erano i poteri forti, quando c’erano. Io ne ho visti molti, ne ho conosciuti un po' e ho scritto di tutti. Dunque: il primo potere forte era Mediobanca, quando aveva il famoso 2% (ma poteva anche essere il 5%) in tutte le principali società industriali italiane. Ne stabiliva i destini, le alleanze e decideva anche chi doveva fallire e chi doveva essere salvato. Era talmente forte che finanziava la sua ragnatela di potere con i soldi raccolti dalle banche pubbliche, e nessuno osava dire nulla. Era talmente forte che il 50% del suo capitale era in mano, indirettamente, allo Stato il quale non contava assolutamente nulla. E nessuno osava dire nulla.

Il secondo potere forte era l'Iri o, più ampiamente, le Partecipazioni Statali. Erano molto forti, al punto che, si dice, un qualsiasi nuovo governo prima di insediarsi stabiliva prima i presidenti e gli amministratori delegati di Eni, Enel, Efim, Iri e solo dopo si passava a stabilire i nomi dei ministri e, se c’era tempo, quello dei sottosegretari. Le partecipazioni statali erano talmente forti che Prodi per molto tempo preferì stare lì che al governo. Erano talmente forti che oltre il 60% del listino di Milano era fatto da aziende pubbliche.

Poi c'erano le banche: erano fortissime anche se la loro forza era un riflesso della forza della politica che le controllava. Anche in questo caso le banche, soprattutto quelle di interesse nazionale, potevano decidere quali imprese dovevano sopravvivere e quali potevano tranquillamente fallire. In base a quale criterio? Beh, diciamo che nessuno si sarebbe mai permesso, diciamo intorno agli Anni '90, di mettersi contro Mediobanca perché finiva direttamente perculato dal Corriere della Sera. Ah, già, poi c'era la Fiat, intendo dire quella di Gianni e Umberto Agnelli ai quali va aggiunto Romiti. La Fiat decideva i presidenti della Confindustria, molti ministri, alcuni sottosegretari, influiva sulla nomina del sottobosco delle Partecipazioni Statali nei ruoli che le interessavano per continuare a fare affari con il pubblico. Agnelli decideva il direttore della Stampa, del Corriere della Sera e del Sole 24Ore quindi praticamente tutta l'opinione pubblica del Nord era in mano a una sola industria. Pluralismo: zero. Se volevi sfondare al Nord dovevi passare attraverso la Fiat.

Cuccia e Agnelli, ma soprattutto il primo, facevano il bello e cattivo tempo nell'unica vera multinazionale che l'Italia abbia mai avuto, le Generali, il sacro Graal dei poteri forti: produceva utili stratosferici, aveva (e ha ancora) un patrimonio immobiliare sconfinato e c'era gente che avrebbe volentieri regalato propria madre pur di entrarci, anche dalla porta posteriore.

Oggi quel mondo semplicemente non esiste più: Mediobanca continua a fare investimenti sbagliati, la Fiat è americana, le banche d’interesse nazionale sono private, le Generali guadagnano e questo le basta, l’Efim è stata chiusa, l’Iri è stata svuotata attraverso le privatizzazioni delle sue principali controllate. Quindi, per piacere, Matteo e Susanna, non ci fate perdere tempo con i poteri forti. Che avevano anche una certa, perversa, dignità. 

 

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Marco Cobianchi

Sono nato, del tutto casualmente, a Milano, ma a 3 anni sono tornato a casa, tra Rimini e Forlì e a 6 avevo già deciso che avrei fatto il giornalista. Ho scritto un po' di libri di economia tra i quali Bluff (Orme, 2009),  Mani Bucate (Chiarelettere 2011), Nati corrotti (Chiarelettere, 2012) e, l'ultimo, American Dream-Così Marchionne ha salvato la Chrysler e ucciso la Fiat (Chiarelettere, 2014), un'inchiesta sugli ultimi 10 anni della casa torinese. Nel 2012 ho ideato e condotto su Rai2 Num3r1, la prima trasmissione tv basata sul data journalism applicato ai temi di economia. Penso che nei testi dei Nomadi, di Guccini e di Bennato ci sia la summa filosofico-esistenziale dell'homo erectus. Leggo solo saggi perché i romanzi sono frutto della fantasia e la poesia, tranne quella immortale di Leopardi, mi annoia da morire. Sono sposato e, grazie alla fattiva collaborazione di mia moglie, sono papà di Valeria e Nicolò secondo i quali, a 47 anni, uno è già old economy.

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