Legge di Stabilità 2017: quanto vale la battaglia di Renzi con l'Ue
ANSA/ US PALAZZO CHIGI/ TIBERIO BARCHIELLI
Economia

Legge di Stabilità 2017: quanto vale la battaglia di Renzi con l'Ue

Tra spese per i migranti e gli aiuti ai terremotati ci sono in ballo circa 6 miliardi di euro e lo 0,4% del pil

“La manovra non si cambia, se non in Parlamento”. E' stato tassativo il presidente del consiglio, Matteo Renzi, nello smentire le ipotesi di una modifica in corsa della Legge di Stabilità 2017, per accontentare le richieste dell'Unione Europea. A sentire il premier, non ci sarà nessun cedimento a Bruxelles anche se c'è il rischio che la Commissione Ue, esaminando il documento programmatico di bilancio inviato da Roma, faccia partire già da lunedì una lettera di richiamo all'Italia, “rea” di non aver rispettato a pieno gli impegni presi in passato con Bruxelles.


Legge di stabilità 2017: le cose da sapere


In particolare, la materia del contendere è come sempre la stessa: l'ammontare nostro deficit. Nel 2017, secondo la Legge di Stabilità, il rosso dei conti pubblici italiani dovrebbe attestarsi sul 2,3% del pil: “il livello più basso degli ultimi 10 anni”, ha sottolineato Renzi. Sta di fatto, però, che quel 2,3% è comunque almeno lo 0,4% in più rispetto a quanto concordato dall'Italia con l'Ue negli anni scorsi. Tradotto in soldoni, si tratta di oltre 6 miliardi di euro, che servono in buona parte per la ricostruzione post-terremoto (4 miliardi) e per la gestione dell'emergenza migranti (più di 2 miliardi).


Lavoro, luci e ombre della Legge di Stabilità 2017


Dal canto suo, però, la Commissione Europea ha rilevato come l'Italia abbia usufruito già in passato di sforamenti rispetto a quanto preventivato per ben 19 miliardi di euro. Come dire: “Non siamo noi di Bruxelles a essere troppo severi, siete voi italiani a non tenere fede alla parola data”. Inoltre, più che l'ammontare del deficit in sé, l'Unione Europea non sembra gradire molti contenuti della manovra, dove le nuove voci di spesa sono coperte da entrate aleatorie o una tantum, come i proventi dal rientro dei capitali e la sanatoria sulle cartelle di Equitalia. Bisognerà dunque attendere la prossima settimana per capire come si comporteranno i leader dell'Ue con Renzi, se prevarranno i falchi del rigore o se, come molti pensano e sperano, verrà chiuso un occhio sui nostri conti pubblici, in vista del referendum del 4 dicembre dove il governo rischia davvero grosso.


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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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