Pensioni e ricongiungimenti: così la Fornero vuol risolvere il problema
Alessandro Di Meo/Ansa
Economia

Pensioni e ricongiungimenti: così la Fornero vuol risolvere il problema

Il ministro del welfare prepara misure per evitare un salasso ai danni di molti lavoratori. Ma non è detto che sia la soluzione definitiva

Uno sconto sostanzioso per evitare un salasso a molti lavoratori, soprattutto agli ex-dipendenti statali. E' la misura che il ministro del welfare, Elsa Fornero , sta preparando per risolvere il problema delle ricongiunzioni onerose: una delle tante note dolenti del sistema previdenziale italiano che, assieme alla questione degli esodati, sta impedendo a parecchi nostri connazionali (almeno 600mila entro il 2022) di andare in pensione e ricevere un assegno dall'Inps, mettendo assieme tutti i contributi versati nel corso della carriera

IL REBUS DELLE RICONGIUNZIONI

Il rebus-ricongiunzioni, a dire il vero, è nato ben prima dell'arrivo al governo di Elsa Fornero. Tutta la questione è legata a una legge di due anni fa, la n.122 del 31 luglio 2010, voluta dal predecessore della Fornero, cioè l'ex-ministro del welfare, Maurizio Sacconi. Per capire cosa è successo, però, bisogna fare innanzitutto una premessa. Il sistema previdenziale italiano è da sempre molto frammentato, poiché esistono parecchie e differenti gestioni pensionistiche, che funzionano spesso con regole diverse e corrispondono ciascuna a una specifica categoria di lavoratori. La maggior parte degli iscritti all'Inps versa i contributi nel Fondo pensionistico dei lavoratori dipendenti (Fpld). Fino all'anno scorso, esistevano però anche delle gestioni speciali per i lavoratori del settore elettrico, per quelli del comparto telefonico o per i dirigenti d'azienda. Ci sono poi dei fondi speciali per i commercianti o gli artigiani mentre gli impiegati pubblici, sino al 2012, hanno sempre versato i contributi a un istituto di categoria, l'Inpdap , che ora è stato accorpato dall'Inps.

LA RIFORMA DELLE PENSIONI DI ELSA FORNERO

Per rimettere assieme  i contributi accantonati nel corso della carriera, esiste una procedura che si chiama ricongiunzione e che consente, a chi ha cambiato più volte mestiere, di unificare in un solo fondo pensionistico tutti i versamenti effettuati in diverse gestioni previdenziali (da quella dei lavoratori autonomi si passa a quella dei dipendenti, o viceversa). Da molti anni, la ricongiunzione è onerosa, cioè a pagamento , per alcune categorie di lavoratori, come gli ex-autonomi che passano al fondo Inps dei dipendenti. Chi effettua questa operazione, infatti, riceve spesso un beneficio, cioè una pensione più alta di quella che sarebbe maturata lasciando i contributi spezzettati in fondi diversi. Per questo, gli ex-lavoratori autonomi (che hanno goduto di regole previdenziali vantaggiose e hanno versato per molti anni meno contributi dei dipendenti) devono pagare una somma commisurata all'incremento dell'assegno pensionistico ottenuto con la ricongiunzione.

LE REGOLE PER I DIPENDENTI.

Per i lavoratori dipendenti, invece, fino al 2010 la legge ha chiuso quasi sempre un occhio e ha consentito di effettuare la ricongiunzione in modo gratuito, almeno a tutte quelle persone che hanno trasferito i contributi da un fondo di categoria (come il fondo del settore elettrico o degli impiegati pubblici) alla gestione principale dell'Inps. Poi, la legge Sacconi ha cambiato le carte in tavola, stabilendo che le ricongiunzioni devono essere sempre onerose, cioè a pagamento, per tutti: autonomi, dipendenti, impiegati statali e per chiunque tragga beneficio da questa procedura, ottenendo una pensione più alta. L'obiettivo era di evitare delle disparità di trattamento tra le diverse categorie professionali ma, purtroppo, si è creato un effetto collaterale non da poco.

GLI EX-STATALI PENALIZZATI

In Italia ci sono infatti molti dipendenti, come quelli delle aziende ex-municipalizzate che, per decenni, hanno versato i contributi all'Inpdap. Negli anni '90, però, moltissime aziende municipalizzate sono state privatizzate e i loro addetti sono stati costretti a iniziare dei versamenti contributivi all'Inps, trovandosi così con una carriera spezzata in due, pur lavorando di fatto per la stessa impresa. Ora, per mettersi a riposo, questi lavoratori sono costretti a fare una ricongiunzione onerosa, dai fondi dell'Inpdap a quelli dell'Inps, pagando delle cifre a dir poco astronomiche. Il costo di questa operazione (che dipende da alcuni fattori come l'età, le aspettative di vita e il potenziale incremento dell'assegno pensionistico) è nell'ordine di diverse decine di migliaia di euro, con alcuni casi-limite sopra i 100 o 200mila euro.

LA SOLUZIONE DEL MINISTRO.

Per questo la Fornero, dopo aver temporeggiato parecchio, si è decisa a correre ai ripari. La soluzione all'orizzonte avverrà in due tappe e sarà contenuta in una circolare dell'Inps e in un successivo provvedimento di legge, studiato correggere le distorsioni createsi negli ultimi 2 anni. Nello specifico, saranno rese nuovamente gratuite le ricongiunzioni per tutti gli ex-impiegati statali che hanno smesso di versare i contributi all'Inpdap e sono  passati all'Inps prima del 31 luglio 2010, cioè prima dell'entrata in vigore della legge di Sacconi. Per le e vittime delle ricongiunzioni onerose, tuttavia, è ancora presto per cantare vittoria. Come è avvenuto per la vicenda degli esodati, nel complicato sistema previdenziale italiano ci sono infatti molte casistiche, che non sempre vengono prese in considerazione dalle leggi e dai regolamenti. Non è detto, dunque, che la soluzione del ministro sia quella definitiva.

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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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