Brunello Cucinelli e la supertredicesima ai dipendenti
Economia

Brunello Cucinelli e la supertredicesima ai dipendenti

La storia dell'imprenditore del cachemire che ha deciso di distribuire i 5 milioni guadagnati andando in Borsa

Interviste? No, grazie. Brunello Cucinelli, fondatore e proprietario dell’omonima azienda dell’abbigliamernto in canchemire a 5 stelle, è categorico. La scelta di dividere i 5 milioni di utili derivati dalla quotazione in Borsadell’azienda con i suoi 783 dipendenti “è e deve restare una scelta privata e un ringraziamento a chi è cresciuto con noi e ci ha aiutato a crescere con il suo lavoro”. Niente da aggiungere. Basta pubblicità.

Poche parole, ma il ritorno di immagine è incalcolabile. A conti fatti, l’imprenditore umbro di umili origini oggi a capo di un impero da 220 milioni di euro (il fatturato dei primi 9 mesi del 2012 , che registrano una crescita sul 2011 del 15,2 per cento) ha regalato ai suoi collaboratori circa 6.385 euro. Un gesto fuori dal coro. E un esempio davanti alle politiche di austerity, alla contrazione dei consumi, ai tagli di personale per non intaccare il capitale di famiglia.

D’altronde, Brunello Cucinelli è sempre stato un personaggio sopra le righe. Nutre la mente con i libri e la filosofia antica. Nutre il corpo con cibi semplici e sani. Non manca un giorno dall’esercitarsi nel nuoto e nello yoga e legge, legge legge. Tanto da essersi meritato, oltre al cavalierato del lavoro, una Laura Honoris Causa in Filosofia ed Etica delle relazioni umane, consegnata lo scorso anno dall’Università di Perugia.

Niente male per un ragazzo che ha completato svogliatamente gli studi di geometra e in tre anni di iscrizione alla Facoltà di ingegneria ha dato un solo esame: quello di geometria descrittiva. Cucinelli, classe ’53, marito e padre felice nonché nonno dallo scorso anno, non lo ha mai nascosto. “La mia formazione è stata nei caffè italiani, quei bar in cui ci si ritrovava la sera tutti insieme. Ricchi e poveri, impiegati, laureati, contadini e operai”. La comunità come scuola e luogo di felicità, dunque. Che nella pratica si è tradotta nella sua idea di impresa illuminata: sì ai profitti, ma senza mai arrecare danni all’umanità. Anzi, come diceva l’imperatore Adriano: “sentendosi responsabili della bellezza nel mondo”.
L’obiettivo è alto: “il capitalismo dal volto umano”.

Eppure Cucinelli è tutt’altro che un idealista. Fa. Costruisce. Il suo contatto con il mondo della maglieria lo deve a Francesca, fidanzata e poi moglie, con cui decise di produrre maglioni in cachemire in colori brillanti. Fu una rivoluzione. E il resto sono profitti, culminati con il successo della quotazione in Borsa della scorsa primavera che ha reso l’azienda più ricca, più internazionale, più partecipata nonostante Cucinelli si sia riservato il 60 per cento della proprietà.

È facile incontrare imprenditori che, alla ricerca di modelli, si riempiono la bocca di citazioni. E Cucinelli non è da meno. Cita Dostojevskij: “La bellezza ci salverà”. Kant: “Amo il cielo stellato sopra di me e la morale dentro di me”. E via con San Francesco, Sant’Agostino, Eraclito. La diversità di Cucinelli però, è che lui concretizza sempre ciò che dice.

I suoi dipendenti guadagnano quasi il 30 per cento in più dei settori affini. Attorno alla sua azienda, ruota un indotto che nel complesso vale 3mila posti di lavoro e più volte è intervenuto a finanziare Borse di Studio nelle facoltà umanistiche di Perugia e a lui si deve il primo Master Italia/Cina nel settore tessile. “Se c’è un argomento su cui insiste sempre è quello della bellezza, intesa però in senso morale, intellettuale, umano e non soltanto estetico” commenta Antonio Pieretti, ordinario di filosofia all’Università di Perugia.

Ed è con questo concetto (e tanti soldi) che, avendo bisogno di una nuova sede, al posto di allargare i capannoni produttivi ha deciso di restaurare l’intero antico borgo trecentesco di Solomeo, frazione di Corciano, dotandolo di un teatro da 200 posti (Teatro Cucinelli, appunto) di cui finanzia l’intera stagione, e dell’anfiteatro “Foro degli artisti” per le manifestazioni estive.

“Con lui c’è un dialogo continuo, perché nel territorio è un punto di riferimento”, racconta il sindaco di Corciano Nadia Ginetti, centrosinistra. “Lui sta rendendo possibile il recupero dell’Arco etrusco a Perugia e della Porta Medievale del Borgo storico di Corciano, anche il recupero dell’ex area industriale”. C’è da stupirsi se poi Cucinelli si presenta in comune e dice agli impiegati pubblici: “Ma perché sorridete così poco? La vita è bella, rendetela bella. Portate allegria, sorridete”.

E intanto invita il sindaco del piccolo comune Umbro a pensare in grande regalandogli i discorsi di Barak Obama. “Lui ama i politici con una visione. Chi vota? Credo che in occasione di queste primarie di sia compiaciuto di Matteo Renzi”.
Matteo Renzi in politica, i benedettini in azienda. Non soltanto con il motto “ora et labora”, ma inserendo nel board della Cucinelli il suo padre spirituale affinché vigili sul rispetto della dignità e della morale umana in azienda come suo padre gli ha sempre insegnato.

Brunello Cucinelli se lo ricorda felice quando faceva vita nei campi e meno felice quando entrò a lavorare in fabbrica “una considerazione che mi ha sempre fatto riflettere”, disse l’imprenditore in occasione della laurea ad honorem. Parlava a braccio, come sempre. Con la stessa passione con cui ascolta la sua composizione preferita, il Requiem di Mozart. Con cui presiede il Teatro stabile dell’Umbria e con cui prega – affermandolo pubblicamente con orgoglio – un quarto d’ora tutte le sere. La sua svolta nell’impresa? “Quando dovette rinunciare a produrre per i grandi marchi per costruire il proprio brand. Una decisione difficile e rischiosa, ma necessaria per perseguire una visione”.

Il tempo gli ha dato ragione. E in un momento in cui anche il settore del lusso accusa i colpi della crisi, Cucinelli è capace di stupire distribuendo la “supertredicesima” ai suoi dipendenti. Chi lo seguirà? Chi è disposto a fare altrettanto? Coraggio. Lavorare nel lusso non necessariamente vuol dire chiudersi nella villa dorata.

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Antonella Bersani

Amo la buona cucina, l’amore, il mirto, la danza, Milan Kundera, Pirandello e Calvino. Attendo un nuovo rinascimento italiano e intanto leggo, viaggio e scrivo: per Panorama, per Style e la Gazzetta dello Sport. Qui ho curato una rubrica dedicata al risparmio. E se si può scrivere sulla "rosea" senza sapere nulla di calcio a zona, tennis o Formula 1, allora – mi dico – tutto si può fare. Non è un caso allora se la mia rubrica su Panorama.it si ispira proprio al "voler fare", convinta che l’agire debba sempre venire prima del dire. Siamo in tanti in Italia a pensarla così: uomini, imprenditori, artisti e lavoratori. Al suo interno parlo di economia e imprese. Di storie pronte a ricordarci che, tra una pizza e un mandolino, un poeta un santo e un navigatore e i soliti luoghi comuni, restiamo comunque il secondo Paese manifatturiero d’Europa (Sì, ovvio, dietro alla Germania). Foto di Paolo Liaci

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