Un’estate con Proust
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Un’estate con Proust

Otto lettori d’eccezione (fra cui Antoine Compagnon) raccontano il grande scrittore

«Il guaio è che per avere il tempo di leggere la Recherche bisogna essere molto malati o rompersi una gamba». Così diceva agli amici Robert Proust, fratello del famoso scrittore. E se questo era vero ai primi del Novecento, figuriamoci un secolo dopo. Eppure la Recherche è ancora qui, saldamente in sella al canone mondiale, a ricordarci della grandezza del tempo della letteratura. È con questo spirito che Laura El Makki ha ospitato ai microfoni di “France Inter” gli scrittori e gli studiosi di cui oggi leggiamo le parole in Un’estate con Proust (Caroccci). Da Antoine Compagnon, reduce del successo di Un’estate con Montaigne (Adelphi), a Michel Erman, a Julia Kristeva: otto lettori esperti e innamorati dell’opera proustiana ci raccontano la bellezza della Recherche.               

Chi erano i personaggi tratteggiati da Proust? Uomini e donne di finzione oppure anime in carne e ossa? Dove sostano i ricordi del narratore, e per quanti giorni, o mesi o anni? Qual è il tempo di Proust? Se c’è un’opera sulla quale si potrebbe spendere il tempo di una vita (o di molte), quella è Alla ricerca del tempo perduto. Un ossimoro? Forse. Di certo un modo per ricordarci che uno dei pregi più grandi della letteratura è quello di trasportarci in una dimensione dove il tempo non ha più alcun valore.

Ma questo non deve farci pensare che Proust non amasse la sua epoca: era anzi mondanissimo per inclinazione personale e letteraria, sempre al centro di conversazioni deliziose per quanto tutt’altro che festaiolo. E il suo mondo lo ritroviamo nella Recherche fino all’ultima mussola, fino all’ultimo scuretto, fino all’ultimo petalo, ingrandito e deformato dalla febbre del ricordo e della malinconia.

Se state pensando di cimentarvi con l’opera che più di ogni altra rappresenta una pietra miliare della letteratura mondiale (anche per peso e dimensione, s’intende), riscaldatevi con Un’estate con Proust. Prima di affrontare la maratona serve un po’ di stretching.

 

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Giulio Passerini