Flight, Denzel Washington pilota magistrale e tormentato
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Flight, Denzel Washington pilota magistrale e tormentato

È lui il protagonista del nuovo film di Robert Zemeckis, storia di un incidente aereo, tra thriller e dramma interiore

Se come me avete paura di volare ma cercate comunque di ricacciarla dentro ogni volta che salite su un aereo, be', forse Flight non è il film più adatto da vedere (dal 24 gennaio al cinema), nell'ottica di voler continuare a viaggiare by plane. Sono però proprio le scene a bordo del SouthJet 227 che parte da Orlando, destinazione Atlanta, le più adrenaliniche e le migliori del nuovo film di Robert Zemeckis.

Il regista statunitense dell'indimenticabile Forrest Gump torna al live action dopo dieci anni e dopo essersi specializzato in motion capture con Polar Express (2004), La leggenda di Beowulf (2007) e A Christmas Carol (2009). Nel farlo si affida alla solidità recitativa di Denzel Washington, che per la sua interpretazione è candidato agli Oscar come migliore attore protagonista.

Denzel non sbaglia niente, come lui sa fare, imperioso e tormentato, ma ciò non basta a dare completa piacevolezza narrativa al film, che qualche volta si perde, incostante nel ritmo, un po' debole nella seconda parte, e buonista sul finale: la "redenzione", tanto cara agli americani, a volte stanca.

Washington è il comandante Whip Whitaker, l'esperto pilota di linea che si trova a guidare il SouthJet 227 nel momento in cui l'equilibratore si rompe: il danno sta a significare perdita di quota repentina, in picchiata, e lascia intravvedere una fine tragica scontata. Ma lui, Whip, fa quello che nessun altro pilota avrebbe fatto: con sangue freddo e istinto magistrale ruota su di sé il velivolo e riesce a rallentare la caduta volando a pancia all'insù, roba mai vista, per poi fare un atterraggio di fortuna, meno rovinoso di quanto poteva essere. Whip è un eroe! peccato però che quel giorno, alla barra di comando, Whip fosse ubriaco e drogato.

Ecco che il thriller cambia le tinte in dramma personale, riflessivo e provocatorio, ecco che il disagio da alcolista si sposa a dubbi esistenziali e alla ricerca interiore, e forse a quella di un Dio. La trasformazione è interessante, però non sempre ben supportata dalla capacità di coinvolgere. Accanto a Whip, ci sono anche la tossica Nicole (Kelly Reilly), figura non di grande appeal, e il rifornitore di coca Harling, un John Goodman da poco visto in Argo, dove è stato sublime, e qui invece in versione un po' troppo macchiettistica.

Compare in scena per pochi minuti, ma è incisiva e perfetta, una volta di più, Melissa Meo, già premio Oscar per The Fighter .

Flight è candidato agli Oscar anche per la migliore sceneggiatura originale, a ospera di John Gatins, ma - soprattutto pensando al rivale Django Unchained di Quentin Tarantino, non credo abbia speranze di statuetta.

Alla fine uscendo dal cinema, pur con la consapevolezza di non aver assistito al miglior Zemeckis, ci si accorge però che non si ha l'orticante sensazione di aver perso tempo, e anzi, di averne guadagnato. Anche se hai perso la semifinale di Coppa Italia della tua squadra del cuore.

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Simona Santoni

Giornalista marchigiana, da oltre un decennio a Milano, dal 2005 collaboro per Panorama.it, oltre che per altri siti di testate Mondadori. Appassionata di cinema, il mio ordine del giorno sono recensioni, trailer, anteprime e festival cinematografici.

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