Il mestiere dell’antropologo

Lo studioso proveniente dalla Romagna, dovesse scendere dal treno in una Pesaro senza contrassegni, priva di cartelli, di mappe comunali e di altri indizi, come potrebbe riconoscere di essere arrivato nelle Marche? Il compito è arduo e la risposta non …Leggi tutto

Lo studioso proveniente dalla Romagna, dovesse scendere dal treno in una Pesaro senza contrassegni, priva di cartelli, di mappe comunali e di altri indizi, come potrebbe riconoscere di essere arrivato nelle Marche? Il compito è arduo e la risposta non è facile.

Non dalla cadenza, certamente: per quanto il nostro possa essere un valido linguista, per quanto sia avvezzo a distinguere le minime differenze in parlate assai prossime,  la discrepanza fra pesarese e riminese non è tale da risultare individuabile nell’aria, semplicemente ascoltando l’accento dei viaggiatori e dei ragazzi che attendono le corriere davanti alla stazione. Quanto al costume e alle abitudini di vita, ugualmente, la folla di beneducate biciclette che corrono sulle piste ciclabili, condotte spesso da pensionati, è uno spettacolo comune a molte altre città più o meno vicine ma poste comunque a Nord; ben più che al resto delle Marche, fatte graziose e classiche, sì, ma pure terribilmente scomode, da tutte quelle colline.

L’etnologo esperto, invece, entrerà in un bar; va bene anche quello piccolo, e d’apparenza fragile e transitoria, ospitato in una sorta di container a fianco dell’edificio ferroviario. Nel bar darà un’occhiata alla fila delle bottiglie; se in basso a destra, la prima a portata di mano, fa bella mostra di sé una bottiglia bianca di liquore all’anice, allora lo studioso saprà con certezza e potrà annotare sul proprio quadernetto di essere giunto nelle Marche.

Poi, se vuole, può anche ordinare un caffè (anzi, mi pare il minimo) e correggerlo con l’anice sopra descritto; ma queste sono decisioni personali, e nulla vieta a esperti che si sono formati sugli stessi tomi e ascoltando le stesse lezioni di avere comunque gusti diversi e istinti proprî.

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Tommaso Giancarli

Nato nel 1980, originario di Arcevia, nelle Marche, ho studiato Scienze  Politiche e Storia dell'Europa a Roma. Mi sono occupato di Adriatico e  Balcani nell'età moderna. Storia e scrittura costituiscono le mie  passioni e le mie costanti: sono autore di "Storie al margine. Il XVII  secolo tra l'Adriatico e i Balcani" (Roma, 2009). Attualmente sono di  passaggio in Romagna.

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