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Crisi delle RAM: l’intelligenza artificiale fa volare i prezzi delle memorie alle stelle

Crisi delle RAM: l’intelligenza artificiale fa volare i prezzi delle memorie alle stelle

La corsa all’IA sta prosciugando le scorte globali di RAM e facendo esplodere i prezzi: moduli DDR5 raddoppiati, colossi come OpenAI che assorbono fino al 70% della produzione e un mercato consumer destinato a soffrire fino al 2028.

Tra il 2020 e il 2022, il periodo del Covid e il boom delle criptovalute avevano messo in crisi il mercato delle GPU: le schede video erano introvabili a causa del rallentamento della produzione durante la pandemia, e del mining, cioè la generazione delle criptovalute, mentre le poche GPU recuperabili raggiungevano prezzi folli. Tra il 2025 e, probabilmente, il 2026 è il turno delle memorie RAM esaurite per la corsa all’intelligenza artificiale: l’IA promette di semplificare la vita digitale, ma al tempo stesso sta creando una nuova bolla che colpisce principalmente il mercato consumer.

Crisi delle RAM: l’intelligenza artificiale fa volare i prezzi delle memorie alle stelle

I prezzi volano alle stelle

I numeri raccontano una situazione preoccupante per chi utilizza computer per lavoro o gaming: i moduli DDR5 da 32 GB, standard di ultima generazione, hanno superato la soglia dei 250 euro nel 2025. Appena dodici mesi prima, lo stesso prodotto costava circa 130 euro. Le configurazioni da 64 GB si avvicinano ai 500 euro e trasformano l’aggiornamento o l’assemblaggio del proprio PC in un investimento a dir poco proibitivo.

Secondo le stime degli analisti, per il 2026 si prevedono ulteriori incrementi compresi tra il 30% e il 60%, con un ritorno a una situazione di normalità del mercato non prima del 2028.

La fame dell’intelligenza artificiale

La causa principale è da ricondurre ai server dedicati all’intelligenza artificiale, che necessitano di quantità enormi di memoria per processare e conservare informazioni. Le analisi pubblicate da DigiTimes e TrendForce mostrano società come OpenAI e Anthropic che stanno assorbendo dal 50% al 70% della produzione complessiva di RAM a livello globale.

Tanto che la capacità produttiva per il 2026 risulta già prenotata quasi totalmente da grandi aziende tecnologiche e data center a discapito dei consumatori: ad esempio, il progetto Stargate, l’enorme infrastruttura futura di OpenAI, richiederà già da solo il 40% della produzione globale di memoria ogni mese da parte di Samsung e SK Hynix. I due colossi controllano insieme il 70% del mercato delle RAM e hanno di recente confermato agli investitori di non voler aumentare drasticamente la produzione per il timore di trovarsi nella situazione opposta, con una sovrapproduzione che farebbe crollare i prezzi, soprattutto se la bolla dell’IA dovesse scoppiare.

Micron, terzo attore principale del settore, ha invece optato per una scelta radicale: dopo trent’anni di presenza nel mercato consumer con il marchio Crucial, ne ha annunciato l’abbandono per dedicarsi esclusivamente ai data center specializzati in intelligenza artificiale.

L’effetto domino sull’hardware

L’incremento dei prezzi non riguarda solamente le RAM tradizionali, ma, a cascata, pure quelli delle memorie GDDR6, integrate nelle schede grafiche, aumenti del 30% in pochi mesi. Anche gli SSD di fascia medio alta, i dispositivi di archiviazione più veloci, stanno subendo rincari progressivi.

L’impatto così si estende ai dispositivi di uso quotidiano come smartphone, laptop e computer desktop, i cui prezzi subiranno incrementi nel corso del 2026 secondo gli analisti, rendendo più costosi assemblaggio e aggiornamento. Mentre produttori hardware come Asus e MSI hanno cominciato ad accumulare scorte di componenti in previsione di quegli inevitabili aumenti.

L’intelligenza artificiale da una parte promette di facilitare la vita quotidiana e aumentare la produttività, dall’altra crea squilibri di mercato e bolle speculative che colpiscono duramente i consumatori: i data center accumulano terabyte di memoria per addestrare modelli sempre più complessi, mentre gli utenti comuni ne pagano il conto.

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