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Festival del Cinema di Venezia, con «Elisa» dentro la colpa di un’assassina

Festival del Cinema di Venezia, con «Elisa» dentro la colpa di un’assassina

Quarto film italiano in concorso, non convince e si sfila dalla lista del totoleone. Il regista Leonardo Di Costanzo: «È un racconto profondamente politico perché guarda il portatore di colpa e si mette in suo ascolto»

È il giorno di Elisa, quarto dei cinque film italiani in concorso alla Mostra del cinema di Venezia. E purtroppo le attese che avevamo alla vigilia vengono deluse. Storia nera di delitto e spaesamento etico diretta e co-sceneggiata da Leonardo Di Costanzo, è liberamente ispirata al saggio Io volevo ucciderla dei criminologi Adolfo Ceretti e Lorenzo Natali. Segue la riflessione sul crimine e sul percorso interiore di chi il crimine l’ha compiuto che il regista campano aveva iniziato con il riuscitissimo Ariaferma (2021). Non ritrova però quei guizzi illuminanti, né muove dubbi così profondi e ambigui da affascinare.

«È da tempo che mi occupo di colpa, l’ho raccontata in vari film, ne L’intrusa e anche ne L’intervallo. In Ariaferma c’era l’idea di entrare nella cella e filmare il male in faccia, se questo è possibile», dice Di Costanzo al Lido, giustamente e teneramente felice di ritrovarsi in concorso a Venezia, per la prima volta. «Quando Ceretti e Natali mi hanno inviato il loro manoscritto, ho trovato questa storia molto interessante. Mi interessava guardare il male non come una perizia, non il perché e il come si compie un delitto, ma considerare il personaggio come un essere umano per lavorare su una trasformazione possibile».

Festival del Cinema di Venezia, con «Elisa» dentro la colpa di un’assassina
Il regista Leonardo Di Costanzo porta a Venezia il film “Elisa”, 4 settembre 2025 (Credits: Ansa/Riccardo Antimiani)

Barbara Ronchi interpreta la Elisa che dà il titolo al film. È in carcere da dieci anni per aver ucciso la sorella maggiore. Ha sempre sostenuto di ricordare poco o niente dell’omicidio.
Si trova in Svizzera, presso il fantomatico Istituto Moncaldo, un centro penitenziario riabilitativo che punta al recupero più che alla punizione. E in effetti sembra di stare in un luogo di villeggiatura più che di detenzione.

La mattinata di Elisa inizia con una piacevole camminata tra sentieri di montagna. La cella? È una piccola baita che condivide con un’altra detenuta. E intanto, come lavoro educativo, serve brioche e muffin al bar della struttura.

Quando decide di incontrare il criminologo Alaoui (Roschdy Zem) e partecipare alle sue ricerche, i ricordi iniziano a prendere forma. Inadeguatezza e senso di fallimento sono le ombre sull’anima che l’hanno mossa verso la violenza.

«Elisa è un racconto profondamente politico perché guarda il portatore di colpa e si mette in suo ascolto, non pensa alla punizione e alla vendetta, sentimento così dominante in questo periodo. Passa dall’idea di colpa a quella di assunzione di responsabilità», riflette Di Costanzo, che in passato abbiamo apprezzato molto per L’intervallo e Ariaferma.

Festival del Cinema di Venezia, con «Elisa» dentro la colpa di un’assassina
Roschdy Zem e Barbara Ronchi nel film “Elisa” (Credits: Oliver Oppitz)

Ma Elisa, purtroppo, incede in maniera legnosa e tediosa, senza farci sentire dentro i tormenti e la trasformazione della protagonista, verso la sua assunzione di responsabilità. Il suo percorso è abbastanza monocorde, senza vibrazioni.

Nel cast anche Valeria Golino, in un ruolo minore, e Diego Ribon, bella figura paterna che, nonostante il dramma subito, è ancora lì, pronto a portare presenza e dolcezza alla figlia omicida.
«Il padre compie un gesto rivoluzionario, incomprensibile per la società», dice il suo interprete Diego Ribon. «Lui porta un appiglio alla figlia, anche se l’ha fatto precipitare nella tragedia. Si immagina un’ipotesi di futuro per lei e per sé stesso».

La sceneggiatura è stata scritta insieme a Bruno Oliviero e Valia.

Elisa esce subito al cinema, dal 5 settembre in sala con 01 Distribution. E si sfila decisamente dalla lista del totoleone.

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