Agli albori dell’ascesa di Vladimir Putin che ha la faccia di Jude Law, alieni sotto le mentite spoglie di un’importante Ceo interpretata da Emma Stone, una Parigi del futuro divisa in zone per classi sociali grazie all’intelligenza artificiale, la voce straziante della bambina palestinese Hind Rajab che chiede aiuto… La Mostra del cinema di Venezia 2025, all’edizione numero 82, srotola red carpet e osservazioni scottanti sull’oggi. Dal 27 agosto al 6 settembre spazia tra sogni e visioni e la più cruda attualità.
L’alfiere più conosciuto del cinema italiano, Paolo Sorrentino, con il suo film La Grazia apre la festa lagunare in cui si rincorreranno 91 lungometraggi, 25 corti, 4 serie tv e 69 opere di Venice Immersive, la sezione di Extended Reality, per 65 Paesi rappresentati.
Il film di chiusura è il thriller distopico francese Chien 51 di Cédric Jimenez sulla Ville Lumière che non ti aspetti, con Adèle Exarchopoulos e Gilles Lellouche.
La giuria che assegnerà il Leone d’oro è di alto livello. Alexander Payne, regista americano raffinato, è il presidente. Guiderà una schiera di colleghi registi dalla cifra stilistica autoriale (il francese Stéphane Brizé, il rumeno Cristian Mungiu Palma d’oro a Cannes con 4 mesi, 3 settimane e 2 giorni, l’iraniano Mohammad Rasoulof Orso d’oro a Berlino per Il male non esiste, la nostra Maura Delpero Leone d’argento a Venezia per Vermiglio) e due attrici incantevoli dai lati opposti del mondo (la brasiliana Fernanda Torres e la cinese Zhao Tao).
Tra i film in concorso (che sono 21, tutti in anteprima mondiale), ma anche tra quelli fuori concorso, ecco quelli più attesi su cui stanno per levarsi i veli.
La Grazia di Paolo Sorrentino
Del film d’apertura di Venezia 82 finora si sa davvero pochissimo, se non il cast, tra cui spiccano l’attore feticcio di Sorrentino, Toni Servillo, e Anna Ferzetti.
Per il regista italiano premio Oscar con La grande bellezza (2013), grande habitué del Festival di Cannes, è la quarta volta a Venezia, la seconda nel concorso principale. L’ultima gli portò bene: vinse il Leone d’argento – Gran premio della giuria con È stata la mano di Dio.
Direttor Barbera ha detto: «Il ritorno in concorso di Paolo Sorrentino avviene con un film destinato a lasciare il segno per la sua grande originalità e forte sintonia con il presente».
È uno dei cinque italiani in corsa per il Leone d’oro.
Frankenstein di Guillermo del Toro
In concorso, è uno dei film più attesi, il sogno a lungo coltivato dal regista messicano, a cui lavora da dieci anni. Adatta il classico racconto di Mary Shelley su Victor Frankenstein, scienziato brillante ma egocentrico interpretato da Oscar Isaac. La Creatura a cui da vita è incarnata da Jacob Elordi, mentre Mia Goth ha il ruolo di un’aristocratica misteriosa.
Distintosi nel 2007 con Il labirinto del fauno, del Toro ha già trovato fortuna a Venezia: La forma dell’acqua – The shape of water vinse il Leone d’oro nel 2017 e fu il volano per i successivi Oscar a miglior film e regia. Nella sua bacheca degli Academy Awards ha poi trovato posto nel 2023 anche quello al miglior film d’animazione per Pinocchio.
Bugonia di Yorgos Lanthimos
Eccolo, un altro già vincitore del Leone d’oro: correva il 2023, era il turbinoso Povere creature!. Il regista greco ora ci riprova con una commedia fantascientifica e richiama a sé ancora Emma Stone, che non ha più mollato dal 2018, dal bellissimo La favorita. C’è anche Jesse Plemons, che invece ha già diretto in Kinds of kindness (2024).
Lanthimos fa un remake della commedia coreana Save the Green Planet, con Plemons e Aidan Delbis che interpretano due amici ossessionati dalle cospirazioni che decidono di rapire la Ceo di una grossa azienda (Stone), convinti che sia un’aliena decisa a distruggere la Terra.

Father Mother Sister Brother di Jim Jarmusch
Film in concorso, è composto da tre storie che raccontano le relazioni tra figli adulti e genitori piuttosto distanti, e tra fratelli, con la commedia che si lascia attraversare da sottili momenti di malinconia.
«Father Mother Sister Brother è una sorta di anti-film d’azione, il cui stile discreto e pacato è attentamente costruito per consentire l’accumularsi di piccoli dettagli, quasi come fiori disposti con cura in tre delicate composizioni»: questo ha preannunciato il regista indie americano, sempre insolito e accattivante.
Nel cast Adam Driver, Charlotte Rampling, Cate Blanchett, Vicky Krieps, Tom Waits, Mayim Bialik.
Eojjeol suga eopda (Nessun’altra scelta) di Park Chan-wook
Da autodidatta a una delle voci più importanti del vivace cinema sudcoreano. La perla della sua trilogia della vendetta, il violento e avvincente Oldboy, vinse il Grand Prix Speciale della Giuria nel 2003 al Festival di Cannes.
Park Chan-wook è in concorso con un film che voleva realizzare da vent’anni, un adattamento del romanzo The Axe di Donald Westlake ambientato nel New England durante la recessione degli anni ’90.
Un uomo (Lee Byung-hun) licenziato improvvisamente dalla cartiera in cui ha lavorato duramente per anni, disperato nella ricerca di un nuovo impiego, arriva a prendere una decisione drastica: eliminare la concorrenza.
Jay Kelly di Noah Baumbach
Spesso compagno di sceneggiature di Wes Anderson e di sua moglie Greta Gerwig, Baumbach è stato recentemente a Venezia, col bellissimo Storia di un matrimonio e con Rumore bianco.
Alla sua terza volta in concorso, porta una commedia scritta con la consorte e girata in gran parte in Italia. Con George Clooney che interpreta… un attore. O meglio, un attore di successo in crisi d’identità.
Nel cast anche Adam Sandler, Laura Dern, Patrick Wilson, la stessa Greta Gerwig e la nostra Alba Rohrwacher.
Dead man’s wire di Gus Van Sant
È da sette anni che Gus Van Sant manca al cinema. Palma d’Oro e premio per la miglior regia a Cannes nel 2003 con Elephant, ispirato al massacro della Columbine High School, ora il regista americano torna con un’altra minacciosa cronaca nera.
Porta fuori concorso la vera vicenda di Tony Kiritsis (Bill Skarsgård), un uomo che, sentendosi truffato dal suo istituto di credito, nel 1977 a Indianapolis prese in ostaggio il suo broker (Dacre Montgomery), minacciando il suo interlocutore con un fucile per ben tre giorni. Un dramma che fu anche evento mediatico che tenne incollata tutta la nazione.

After the hunt – Dopo la caccia di Luca Guadagnino
Fuori concorso per volontà stessa di Guadagnino, è un altro film tutto americano per il regista italiano ormai così profondamente hollywoodiano (anche se interamente girato a Londra).
Ambientato in un prestigioso college americano, After the hunt – Dopo la caccia è un thriller psicologico che segue una professoressa universitaria (Julia Roberts), che si ritrova a un bivio personale e professionale quando un’alunna modello (Ayo Edebiri) muove un’accusa contro uno dei suoi colleghi (Andrew Garfield).
Le mage du Kremlin (Il mago del Cremlino) di Olivier Assayas
Leggi Olivier Assayas e pensi a Sils Maria, film che rimane dentro.
In concorso a Venezia, Il mago del Cremlino è tratto dal romanzo omonimo di Giuliano da Empoli (vincitore del Grand Prix de l’Académie Française nel 2022). Racconta la storia del personaggio fittizio di Vadim Baranov (Paul Dano), un artista e produttore trasformato in spin-doctor del giovane e ambizioso Vladimir Putin (Jude Law) alla fine dell’Unione Sovietica. La narrazione ripercorre come Baranov plasmi l’immagine di Putin, passando dal caos post-sovietico al consolidamento del potere russo.
La sceneggiatura è stata adattata da Assayas con Emmanuel Carrère, che compare anche nel film in un rapido cameo.
A house of dynamite di Kathryn Bigelow
La regista americana premio Oscar con The Hurt Locker (2008), anche prima donna a vincere la statuetta al miglior regista, torna con un thriller politico a otto anni da Detroit. È la sua terza volta in concorso a Venezia.
Quando un missile atomico non rivendicato viene lanciato contro gli Stati Uniti, inizia una corsa contro il tempo per scoprire chi ne sia responsabile e come reagire.
Nel cast Idris Elba, Rebecca Ferguson, Gabriel Basso, Jared Harris.
The voice of Hind Rajab di Kaouther Ben Hania
Il direttore artistico della Mostra Alberto Barbera nel presentare il film ha avuto un momento di esitazione nella voce dovuto alla commozione.
Il 29 gennaio 2024 i volontari della Mezzaluna Rossa ricevono una chiamata di emergenza. Una bambina di 5 anni, Hind Rajab, è intrappolata in un’auto a Gaza, sotto il tiro dei soldati israeliani, e implora di essere salvata. Mentre cercano di tenerla in linea, fanno tutto il possibile per farle arrivare un’ambulanza. Utilizzando le autentiche registrazioni audio esistenti, la regista tunisina Kaouther ben Hania ricostruisce il tragico episodio.
