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Cile: svolta a destra, vince l’ultraconservatore Kast. Il Sudamerica non è più un “fortino socialista”

Cile: svolta a destra, vince l’ultraconservatore Kast. Il Sudamerica non è più un “fortino socialista”

Il candidato di ultradestra si aggiudica le elezioni presidenziali. Dopo Argentina e Bolivia, anche in Cile la sinistra socialista esce sconfitta.

Le elezioni presidenziali di ieri in Cile ne hanno dato un’ulteriore conferma: il Sudamerica non è più un “fortino socialista”. La vittoria di Jose Antonio Kast, dell’alleanza “Cambiamento per il Cile”, un assortimento di partiti definiti “nazional-libertari” e di “estrema destra”, ricorda infatti la vittoria dello scorso anno alle presidenziali argentine di Javier Milei.

Non è che l’ultimo sintomo di un generale rigetto di quel paradigma “socialista” che per decenni ha prevalso nel continente sudamericano, e che comunque rimane ancora presente in Colombia (democraticamente) e in Venezuela (impersonificato nella dittatura di Nicolas Maduro).

Kast trionfa in Cile

Con il 58% dei voti, José Antonio Kast ha ottenuto una vittoria schiacciante nel ballottaggio di domenica, sconfiggendo Jeannette Jara, candidata comunista e uscente ministra del Lavoro del governo di Gabriel Boric.

Alla base della sua vittoria vi è la crescente frustrazione della popolazione cilena verso l’insicurezza, l’immigrazione incontrollata e il declino economico. Nel periodo tra il 2018 e il 2024, gli omicidi in Cile sono aumentati di circa il 33%, spingendo gli elettori verso una soluzione più “forte” incarnata da Kast.

I suoi propositi includono la costruzione di massime carceri di sicurezza, muri di cinque metri lungo i confini settentrionali con Perù e Bolivia, recinzioni elettrificate e fossati, oltre a una massiccia campagna di espulsione dei migranti irregolari, principalmente venezuelani. Ha promesso di deportare circa 330mila immigrati clandestini “solamente con i vestiti che indossano”.

Il Presidente argentino Milei ha prontamente dichiarato il suo entusiasmo per la vittoria di Kast, definendolo un “amico” e salutando il risultato come “un altro passo avanti per la nostra regione nella difesa della vita, della libertà e della proprietà privata”. I due leader libertari si sono impegnati a liberare l’America dal “giogo opprimente del socialismo del XXI secolo”.

Milei si riconferma in Argentina

La coesione del progetto libertario di Javier Milei si è manifestata pienamente durante le elezioni legislative argentine di ottobre 2025, dove il suo partito “La Libertad Avanza” ha ottenuto una vittoria decisiva e sorprendente.

Nelle elezioni di ottobre, La Libertad Avanza ha conquistato 64 nuovi seggi alla Camera dei Deputati, triplicando praticamente la sua rappresentanza iniziale da 37 seggi e raggiungendo complessivamente 111 seggi (circa il 41.5% dei voti a Buenos Aires).

Questo risultato è particolarmente rilevante perché ha rovesciato una tradizione decennale: Buenos Aires e la sua provincia rappresentano storicamente una roccaforte dei peronisti, il movimento fondatore della sinistra argentina. La percentuale ottenuta da Milei nella provincia di Buenos Aires (41,5%) ha superato il risultato della coalizione peronista oppositrice (40,8%), un’inversione storica che segnala un vero e proprio riallineamento dell’elettorato argentino.

Cile: svolta a destra, vince l’ultraconservatore Kast. Il Sudamerica non è più un “fortino socialista”
Argentine President Javier Milei celebrates after learning the results of the legislative elections in Buenos Aires, Argentina, 26 October 2025. EPA/JUAN IGNACIO RONCORONI

Il “socialismo” sconfitto anche in Bolivia

La regressione del socialismo in Sudamerica ha raggiunto il suo culmine anche in Bolivia, dove il centrodestra ha vanificato due decenni ininterrotti di dominio della sinistra socialista.

Nel ballottaggio presidenziale di ottobre, il senatore centrista Rodrigo Paz, esponente della Democrazia Cristiana boliviana, ha conquistato il 54,6% dei voti, trionfando sul conservatore Jorge “Tuto” Quiroga, che ha ottenuto il 45,4%. Questo risultato costituisce una frattura storica in un Paese che era stato un baluardo delle politiche di sinistra latinoamericana.

Nel primo turno elettorale di agosto, il Movimento Verso il Socialismo (MAS) fondato dall’ex Presidente Evo Morales, che aveva governato quasi ininterrottamente dal 2006, ha subito un’umiliazione storica.

Il candidato ufficiale del MAS, Eduardo del Castillo, si è classificato sesto con solamente il 3,2% dei voti. Un altro candidato della sinistra, il presidente del Senato Andrónico Rodríguez, ha ottenuto appena l’8%. Questo crollo rappresenta un rigetto categorico da parte degli elettori boliviani della gestione socialista del Paese.

La tendenza si sente anche in Centroamerica

La tendenza geografica appare ormai cristallina. Dal 2024 al 2025, anche il Centroamerica ha sperimentato una ridefinizione radicale del suo orientamento politico. In Honduras, nelle elezioni del 30 novembre, il candidato di destra Nasry Asfura è al momento in vantaggio sul candidato centrista Salvador Nasralla, in un conteggio delle schede che si prolunga da più di due settimane, solo terza la candidata socialista.

Anche il Salvador, con Nayib Bukele, e il Costa Rica sperimentano governi di centrodestra o di destra. Il paradigma socialista che per decenni ha dominato incontrastato si sta ritirando, sostituito da una nuova ondata di governi orientati al mercato e a un rigido controllo migratorio. Il Cile di Kast non è che l’ultimo esempio.

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