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ANSA/ MAURIZIO DEGL'INNOCENTI
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Rosario Crocetta: "Non mi dimetto"

Il discorso del Presidente: "I falsi scoop non possono decidere le sorti di un governo. Irricevibile la richiesta di andare al voto anticipato"

Aggiornamento 23 luglio

"In questo Paese bisogna decidere se credere alla bufala di un giornale o alle procure. Non mi dimetto" perché "i falsi scoop non possono decidere le sorti di un governo. A tutti è evidente che quella intercettazione non c'è e che io non sono interessato alle poltrone". Le parole sono del presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, intervenendo in Aula davanti ai deputati dell'Ars sul caso delle presunte intercettazioni tra lui e il medico Matteo Tutino in cui quest'ultimo avrebbe detto: "Borsellino va fatta fuori come suo padre".

"È irricevibile la richiesta di andare al voto anticipato perché è strumentale e interessata" e avanzata "per meri calcoli elettorali". E ha aggiunto: "Sono felice che le procure abbiano smentito quelle accuse e ripristinato la verità. Ho capito che il mio silenzio poteva essere interpretato come ammissione di colpa, allora ho deciso di riprendermi il diritto alla parola. Non posso farmi abbattere da attacchi violenti e strumentali. È una vicenda infame. Sono certo che tutto passerà alla storia come la vicenda di poteri occulti che minacciano la democrazia".

Di più: "Fantasie sulla mia vita privata, giorno e notte, non se ne possono fare, anche in vacanza vado con la scorta. Ogni secondo della mia vita è documentato". E su Tutino chiarisce: "Da Tutino andavo ogni 15 giorni nel suo studio medico e sempre in presenza della scorta, che saliva con me".

"Non è il momento di fuggire o quello di resistere. Io credo che sia invece quello della ribellione contro coloro che continuano a coltivare un'idea terribile della Sicilia e noi abbiamo tutti la responsabilità di difendere questa Sicilia. Voi e solo voi, senza diktat romani, potete decidere le sorti di questa legislatura perché il Parlamento è sovrano. Ma la decisone non può essere presa di fronte a un castello di menzogne. Abbiamo riforme urgenti da definire, altrimenti si rischia il disastro.

E conclude: "Qualche odio e qualche rancore può averli creati il taglio di un ufficio stampa formato da 21 giornalisti tutti inquadrati come caporedattori".

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21 luglio

Non si è ancora fatta chiarezza sulla vicenda che ha portato il Governatore della Sicilia Rosario Crocetta alla ribalta della cronaca per via di un'intercettazione riportata dal settimanale L'Espresso in cui alle affermazioni del suo medico secondo cui Lucia Borsellino "va fatta fuori come suo padre" il Governatore avrebbe risposto con il silenzio.

Oggi ha però parlato il suo legale, Vincenzo Lo Re: "Da una settimana il presidente Crocetta viene contrabbandato come silenzioso concorrente morale nell'ipotizzato tentativo di voler togliere a Lucia Borsellino l'assessorato alla Sanità con metodi che definirei stragisti. La telefonata che non c'è per quanto ci riguarda è un giallo che non esiste. Se, al contrario, qualcuno ritiene di avere l'intercettazione la tiri fuori con lealtà e chiarezza e la faccia ascoltare così capiremo se si tratta di una bufala, di una polpetta avvelenata, se ci sono fruscii o altro. Dico questo perché in queste ore sta circolando l'ipotesi della presenza di un'intercettazione in altre procure" E ha poi aggiunto: "Faremo un'azione civile risarcitoria chiedendo a L'Espresso 10 milioni di danni".

Intanto in un'intervista al Corriere della Sera, Crocetta ha dichiarato che All'Assemblea siciliana "dirò' che non posso dimettermi su una motivazione inesistente". "Dirò che non sono disponibile a subire all'infinito il martirio". "Ma che, fatte alcune cose importanti per la Sicilia", "possiamo valutare con Parlamento e maggioranza, dentro il centrosinistra, un percorso per una chiusura anticipata della legislatura". E precisa: "tempi brevi. Per poveri, province, acqua pubblica, bilancio e sblocca-Sicilia potrebbe bastare un mese".

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20 luglio - ore 8 - Per tre giorni si è chiuso nel silenzio. Il tempo lo ha trascorso nel suo appartamento di 60 metri quadrati, a Tusa.  "Mi sono chiuso in casa come un malato di lebbra, avevo paura che se fossi uscito qualcuno mi avrebbe potuto dare del mafioso", dice Rosario Crocetta. Racconta di avere trascorso notti insonni per quella frase shock su Lucia Borsellino, smentita dalla Procura di Palermo. Ma ora sembra più sereno. "A caldo ho pensato a come suicidarmi, ora dopo avere riflettuto sto molto meglio e sono pronto a combattere".

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E avverte alleati e oppositori: "Non mi dimetto, sono un combattente e un combattente muore sul campo. Se lo facessi, la darei vinta ai poteri forti". "Perché mi dovrei dimettere - insiste - se anche la Procura di Palermo per tre volte ha smentito quell'intercettazione? Il mio silenzio degli ultimi giorni è stato strumentalizzato e quindi ho deciso di romperlo. Avevo offerto al Pd la disponibilità a fare un passo indietro, ma è chiaro che ora non ci sono le condizioni: le mie dimissioni sarebbero interpretate come un'ammissione di colpa, colpa che non ho". È convinto che dietro alla presunta intercettazione del medico Matteo Tutino, pubblicata dall'Espresso, ci siano "servizi deviati e poteri occulti".

Parole che spiazzano il Pd: dopo il j'accuse di Manfredi Borsellino, il figlio del giudice ucciso, il partito di Renzi aveva deciso di staccare la spina cercando una via condivisa col governatore. Il clima attorno a Crocetta è talmente pesante, è la riflessione fatta dai dirigenti Dem in colloqui e vertici informali, da non poter più proseguire la legislatura. "Ormai è solo", ripete un dirigente. Una delegazione oggi era pronta a recarsi a Tusa per concordare col governatore l'addio soft.  Crocetta ha parlato con il ministro degli Interni Angelino Alfano, chiedendogli di nominare "una commissione d'inchiesta per accertare quali servizi deviati e quali poteri abbiano tentato di farmi fuori". E sfida il suo partito: "Se vogliono mi sfiducino, così si renderanno complici dei golpisti e passeranno alla storia come coloro che hanno ammazzato il primo governo antimafia della storia siciliana".

Il suo avvocato Vincenzo Lo Re si prepara a chiedere un risarcimento. "Io sono sempre stato al fianco di Lucia Borsellino, ci siamo visti qualche giorno dopo le sue dimissioni a cena, noi due da soli, per poterci sfogare l'un con l'altro come abbiamo sempre fatto - racconta - Di Lucia so molto più io della sofferenza che ha vissuto negli ultimi tre anni che i suoi familiari". Domani, Crocetta torna a Palermo: "Come primo atto verificherò il lavoro dei manager della sanità, gli affidamenti e gli appalti". (ANSA)

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Aggiornamento, 17 luglio -  Ore 11:00 - Ci sono parecchi dubbi sulla presunta intercettazione in cui il governatore siciliano Crocetta non replicherebbe alle parole del suo medico secondo cui Lucia Borsellino "va fatta fuori come suo padre".

L'Espresso la pubblica, ma la Procura dice che non è agli atti.
Commenta Crocetta, che intanto si è autosospeso: "Vogliono uccidermi con i dossier, ma sono pulito. Non sono attaccato alla poltrona, se decidono lascio anche lunedì".

Il direttore del settimanale invece conferma: "Quella conversazione esiste, risale al 2013, l'abbiamo ascoltata, ma non è in atti pubblici".

Intanto i figli di Paolo Borsellino si chiudono nel silenzio. Lucia Borsellino è volata dalla sorella Fiammetta a Pantelleria. E Manfredi Borsellino presidia il suo ufficio di dirigente di polizia a Cefalù. Ogni tanto chiama la moglie per tenersi informato su come i bambini stanno passando la giornata al mare. Sembrano quadretti di una tranquilla vita familiare, che trascorre tra il lavoro e la vacanza. I figli di Paolo Borsellino scelgono la posizione più defilata. E rispondono con un silenzio eloquente. "A volte valgono di più le parole che non si dicono", avverte Manfredi Borsellino.

La prudenza non è solo uno stile della casa. È anche il frutto di un'esperienza vissuta e di una verità annebbiata: proprio sulla strage di via D'Amelio è stato imbastito uno dei più colossali depistaggi giudiziari con un pentito costruito a tavolino e condanne all'ergastolo per colpevoli che erano innocenti. Ora spunta il giallo dell'intercettazione con le parole shock su Lucia Borsellino, assessore scomodo e integerrimo del governo Crocetta. C'è, come dice L'Espresso? O non c'è, come ripete la Procura? E, se esistesse, chi e perchè l'ha tirata fuori alla vigilia dell'anniversario della strage di via D'Amelio? Sono le domande che i figli di Borsellino si pongono e che informalmente hanno girato alla Procura. "Una sola cosa posso dire: vogliamo conoscere la verità" proclama con vigore Manfredi Borsellino. "Ma aspetteremo in silenzio e lontano dai riflettori, come sempre abbiamo fatto".

Domenica, dunque, nessuno dei figli di Paolo Borsellino interverrà alle commemorazioni ufficiali del padre. Manfredi andrà, quasi per dovere d'ufficio, a quelle promosse dal questore e soprattutto, per amore del calcio, al triangolare di sabato sera. Porterà il figlio Paolo per fargli dare il calcio di inizio. Poi rientrerà nella dimensione privata della vita di ogni giorno. La sorella Lucia farà lo stesso. Aveva già declinato ogni invito della cosiddetta "antimafia di facciata". Ora il suo rifiuto ha trovato nuove motivazioni.

Fiammetta è a Pantelleria da alcuni giorni. Se tacciono i figli di Borsellino parlano, ma per denunciare il ritorno del clima intossicato dei "buchi neri", i fratelli del magistrato: Rita e Salvatore, che è anche l'ispiratore delle Agende rosse. Rita richiama il grido contro "Giuda" che 23 anni fa Paolo Borsellino lanciò nella sua ultima uscita pubblica a Casa Professa e aggiunge: "Questa polemica pilotata e costruita sulle pagine dei giornali temo sia strumentale e funzionale a qualcosa. Così si rischia di buttare via l'acqua sporca con tutto il bambino; è vero - dice - che c'è un'antimafia di facciata, e che c'è sempre stata un'antimafia utilizzata per fare carriera. Ma guai se ci scoraggiamo e se torniamo a chiuderci nelle nostre case". Anche Salvatore Borsellino sospende il giudizio su Crocetta. E dà voce ad altre domande: "Se questa intercettazione è reale è di una gravità estrema. Se invece la notizia è stata costruita ad arte vuol dire che il degrado della vita politica in Italia è a un livello intollerabile". Tra silenzi, prudenze e sconcerto i Borsellino affrontano così un altro passaggio pieno di ombre di una tragedia che si replica a soggetto.

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16 luglio - "Mi auto-sospendo immediatamente da presidente della Regione". Così all'ANSA il governatore della Sicilia, Rosario Crocetta, sull'onda delle polemiche per la pubblicazione (da parte de L'Espresso) dell'intercettazione della telefonata col suo medico Matteo Tutino che parlando di Lucia Borsellino avrebbe detto: 'Va fermata, va fatta fuori come suo padre". Affermazione alla quale il Governatore avrebbe risposto con il silenzio.

L'interim della presidenza andrà all'assessore alla sanità Baldo Gucciardi.

La mossa di Crocetta non ha tuttavia fermato il fuoco di fila delle prese di posizione. Convocata anche una riunione del Pd a Palermo. "Mi autosospendo in attesa di un chiarimento vero di questa vicenda: non ho nulla da nascondere. In questo caso io sono vittima", ha dichiarato Crocetta, aggiungendo di voler difendere la propria onorabilità.

Un Crocetta disperato si è poi presentato al telefono dell'agenzia ANSA: "È vero che la Procura smentisce? Oggi mi hanno ammazzato...". Piange. Singhiozza. "Perchè... perchè", ha ripetuto. "Ma quanto è potente questa mafia che mi vuole fare fuori? Avrei potuto anche farla finita oggi..."

Ma a piangere non è solo lui. L'avvocato Daniele Livreri, difensore di Tutino ha dichiarato: "Il mio assistito, con il quale ho parlato, nega nel modo più assoluto di avere mai pronunciato quella frase su Lucia Borsellino. Me lo ha giurato piangendo. Questa intercettazione inoltre non mi risulta agli atti dell'inchiesta".

La conferma viene anche dalla Procura di Palermo che, attraverso il procuratore Francesco Lo Voi ha fatto sapere che "non risulta trascritta alcuna telefonata del tenore di quella pubblicata dalla stampa tra il governatore Crocetta e il dottor Matteo Tutino tra quelle registrate nel corso delle operazioni di intercettazione" nei confronti dello stesso.

Ma L'Espresso ha confermato: "la conversazione intercettata tra il presidente della Regione siciliana Rosario Crocetta e il primario Matteo Tutino risale al 2013 e fa parte dei fascicoli segretati di uno dei tre filoni di indagine in corso sull'ospedale Villa Sofia di Palermo"

(Questo post è stato pubblicato per la prima volta il 16 luglio 2015 e successivamente aggiornato)


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