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Perché Putin non vuole Aleksej Navalny tra i piedi

Navalny non è mai stato un vero concorrente alla presidenza. Ma da ex uomo Kgb Putin non accetta rischi: nessuno deve minacciare la sua "missione storica" per la Russia

Difficile capire perché il sistema di potere illiberale che si regge su Vladimir Putin in Russia, abbia deciso di impedire a Aleksej Navalny di partecipare alle elezioni presidenziali del 18 marzo 2018. Non era necessario: Navalny infatti, non aveva nessuna possibilità di battere Putin.

LA DECISIONE DELLA COMMISSIONE ELETTORALE

Domenica 24 dicembre, la Commissione elettorale centrale della Russia - come previsto del resto - ha confermato che l'avvocato e attivista liberale è ineleggibile, causa precedenti penali.

Poco ha interessato la presidente della Commissione, Ella Pamfilova - che si fregia di essere anch'essa una liberale - il fatto che la Corte europea per i diritti umani avesse giudicata motivata politicamente la condanna a cinque anni per appropriazione indebita.

Ancora meno al Cremlino hanno prestato attenzione alla protesta dell'Alto rappresentante per la politica estere della Ue, Federica Mogherini, che ha detto, fin troppo delicatamente, per la verità, che la decisione di escludere Navalny "pone un dubbio serio sul pluralismo politico in Russia e sulle prospettive di elezioni democratiche".

PERCHÉ LA MOSSA CONTRO NAVALNY

La spiegazione di questa mossa per escludere Navalny sta dunque, in primo luogo, nella psicologia da funzionario del Kgb di Putin.

Un oppositore che si esprime in pubblico è sempre un oppositore, solo il fatto che esista rappresenta un pericolo, soprattutto se è uno che dice le cose come stanno e punta dritto al presidente e al suo gruppo dirigente, in particolare con l'accusa pre-politica di "corruzione".

In secondo luogo, la spiegazione sta nell'ego smisurato di Putin. Vuole sempre stravincere. Alcuni osservatori sostengono che l'adorazione che i russi hanno per lui deve manifestarsi - secondo i suoi desideri - fino in fondo, con percentuali di voto che non dovrebbero in alcun modo essere sotto quelle ottenute alle elezioni del 2012, quando vinse con il 63% dei voti. Qundi meglio prendere tutte le precauzioni.

Certo Navalnyj è uno che ci sa fare. Non ha paura di dire come stanno le cose, e, relativamente alla forza men che modesta dell'opposizione a Putin in Russia, ha un discreto seguito, soprattutto fra i giovani cresciuti, o addirittura nati, dopo la fine dell'Unione Sovietica.

Quei giovani che hanno studiato, scritto e letto libri, convinti che il loro paese avesse delle possibilità di diventare una democrazia liberale.

Ma, complessivamente, considerato tutto il corpo elettorale, un Navalnyj concorrente alle elezioni presidenziali sarebbe stato per Putin poco più che un fastidio, una zanzara che ogni tanto avrebbe ronzato vicino alle orecchie, lo avrebbe irritato, certo, ma niente di più.

Nessuna possibilità non solo di vincere, ma addirittura di diventare un vero rivale nei sondaggi. E inoltre, avrebbe garantito un po' di tensione e di brivido per rendere la tornata elettorale di marzo un po' più interessante.

Anzi, forse avrebbe evitato che la partecipazione a un'elezione scontata, si riveli troppo bassa, un esito che al Cremlino proprio non gradirebbero.

I RUSSI - QUASI TUTTI - AMANO PUTIN

Putin è alla guida della Russia dal 2000. Ha servito per due mandati, poi, in omaggio formale alla Costituzione, nel 2008 ha fatto eleggere il suo "alleato fedele" Dmitrij Medvedev che lo ha prontamente nominato primo ministro.

Quindi ha vinto le elezioni nel 2012 ed è l'unico candidato vero per il 2018: gli altri candidati sono comparse, una delle quali è addirittura la figlia di un amico di Putin ed ex sindaco di San Pietroburgo.

I russi continuano ad amare Putin alla follia. E votano per lui.
Secondo i sondaggi Levada - giudicato organismo indipendente - Putin gode dell'80% di approvazione. In un confronto elettorale con Navalny il 66% degli intervistati ha detto che voterebbe per Putin, e solo il 2% punterebbe su Navalny, nel caso quest'ultimo fosse candidato.

LIBERTÀ DI STAMPA E SEPARAZIONE DEI POTERI? ROBA DA OCCIDENTALI

Sono pochi, purtroppo per la democrazia russa, i concittadini di Putin che auspicano una vera separazione dei poteri, la libertà di stampa, il diritto di manifestazione del pensiero, i diritti civili per gli omosessuali, i diritti di fare inchieste scomode senza essere ammazzati o finire in una prigione con accuse inventate.

ORGOGLIO NAZIONALE E BOMBE SUI CIVILI PER VINCERE IN SIRIA

Ai russi Putin ha riconsegnato l'orgoglio nazionale; un paese di nuovo protagonista.

Contende alla Cina l'egemonia in Asia (anche se qui Putin trova pane per i suoi denti e, in fondo, Xi Jinping gli piace come tipo, uno che non finge di avere delle bussole liberali).

Mostra i muscoli all'Europa e sta come un ombra (ma anche un modello per alcuni) sopra gli ex paesi dell'impero sovietico, che si sono fatti attrarre dalla Ue, salvo poi pensare che, in fondo, questa poneva troppi vincoli (per esempio la separazione dei poteri che adesso la Polonia sta ripudiando).

In Medio Oriente Putin è l'uomo che tiene il mazzo, ha retto l'urto dell'Isis in Siria - magari bombardando qualche civile di troppo, ma tant'è, non è un problema dei russi -, ha tenuto in piedi l'alleato Assad (pazienza se l'uomo di Damasco ha le mani sporche di sangue e di gas), ha tessuto un'alleanza vincente con l'Iran.

MODELLO PER GLI ESTREMISTI DI DESTRA DI TUTTA EUROPA

Più in generale, Putin garantisce l'idea di unità culturale, psicologica, linguistica e religiosa, che solletica e esalta il nazionalismo russo, ed è diventata un modello per tutte le destre radicali e sovraniste d'Europa, ossessionate dagli immigrati, dalla presunta sostituzione etnica, dal meticciato culturale.

Insomma, proprio l'orgoglio della Santa Russia, come ai vecchi e vecchissimi tempi.

UNA SACRA MISSIONE

E allora? Come ha detto Vladislav Inozemtsev, studioso di questioni russe al Polish Institute of Advanced Studies di Varsavia, la vittoria che Putin vuole raggiungere deve essere tale da rafforzare l'immagine che ha di se stesso come figura quasi mistica che ha dalla sua la fiducia incondizionata di tutto il suo popolo.

Putin infatti, non si sente un semplice politico eletto con una funzione politica limitata.

È invece convinto di avere una sacra missione da compiere, di essere predestinato a un ruolo di primo piano nella storia del suo Paese.

Quindi, spiega ancora Inozemtsev, la sola esistenza in competizione di uno come Navalny, il fatto che possa apparire in televisione sfidando Putin apertamente, rappresenterebbe per il presidente-zar una minaccia all'incantesimo, un rischio che non vuole correre.

PARANOIA DI EX KGB

Inoltre, non dimentichiamo che l'uomo è cresciuto nel Kgb.

In fondo, il sospetto e il timore alla sola esistenza di voci dissidenti, che si oppongono, che criticano, è meritevole di attenzione, per chi vive in questo tipo di cultura della paranoia.
Navalny, come era Boris Nemtsov, è potenzialmente in grado di attirare consensi dei ceti istruiti e cosmopoliti, minoritari certo, ma non esigui. Quindi potrebbe in prospettiva diventare un pericolo.
Putin ha sempre presenti - come il ricordo di un incubo - i giorni delle dimostrazioni di piazza a Mosca nell'inverno del 2012-2013 e della sollevazione contro il suo protetto Yanukovych in Ucraina nel 2014, che portò alla formazione di un governo ostile a Mosca. Insomma, l'uomo del Kgb non vuole rischiare sorprese, anche se, per ora, improbabili.

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Luigi Gavazzi