Chi ha ucciso Boris Nemtsov (e perché)
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Chi ha ucciso Boris Nemtsov (e perché)

Gli oppositori puntano il dito contro la propaganda ossessiva del regime che avrebbe spinto qualche estremista a punire una "quinta colonna" che minacciava la "patria assediata dagli stranieri"

Nessuno a Mosca, anche fra gli oppositori del regime di Putin, pensa che sia arrivato dal Cremlino l'ordine di uccidere venerdì notte Boris Nemtsov. Troppo esiguo il seguito di quest'ultimo, troppo lontani gli anni (i '90) della grande popolarità, perché fosse necessaria un'esecuzione così clamorosa.

Giustiziare un nemico interno della patria
La tesi più accreditata invece dall'opposizione è che sia stato il clima di acceso nazionalismo e autoritarismo, di intolleranza delle voci critiche creato dalla propaganda pro-Putin, soprattutto dopo lo scoppio della guerra nel sud est dell'Ucraina, che avrebbe indotto qualche fanatico a "giustiziare" una voce dissidente, colpevole di intaccare l'unità sacra del paese attorno al suo leader.


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Le televisioni controllate dal Cremlino da mesi insistono nell'inquadrare gli oppositori di Putin, sempre più deboli e isolati, come "quinte colonne" degli Stati Uniti, dell'Unione europea, della Nato. Vengono accusati di essere agenti che minacciano la sacra unità del paese: russofono, ortodosso, umiliato dall'occidente dopo la fine dell'Unione Sovietica e finalmente riportato a un ruolo di protagonista, da grande potenza, da Putin.

Gli estremisti della guerra in Ucraina
Una variante di questa ipotesi dell'esecuzione da parte di un estremista, chiama in causa le ali più oltranziste della guerra nel Donbass, disposti a fare tutto per far saltare anche la fragile tregua raggiunta a Minsk.

Alcuni indicano addirittura in Igor Strelkov il mandante. Strelkov è il capo militare dei ribelli filorussi che Putin ha obbligato a tornare in patria, perché il suo oltranzismo, contrario a ogni accordo, rischiava di ostacolare il gioco complesso di fatti compiuti, ricatti e disponibilità alla diplomazia, del Cremlino.

Nemtsov era un critico durissimo della guerra in Ucraina ed era un facile bersaglio, anche simbolico, come è successo spesso in paesi dove la frenesia nazionalista trova "giustizieri" disponibili a punire chi indebolisca la "patria in pericolo". A questo si può aggiungere che probabilmente stava per pubblicare uno dei suoi famosi dossier di denuncia del Cremlino, questa volta con le prove del coinvolgimento diretto di Mosca nella guerra in Ucraina (fatto sul quale, peraltro, nessuno ha più dubbi).

Le fantasie dei media controllati dal Cremlino
I media ufficiali hanno provato in queste ore a offrire letture dell'omicidio che chiamano in causa l'estremismo islamico, oppure ridicole questioni famigliari o sentimentali (maliziosamente si potrebbe suggerire che in effetti il successo con le donne di Nemtsov fosse probabilmente fastidioso per il machismo di Putin il cui fascino e la cui prestanza fisica probabilmente soffrivano il confronto); coloro che hanno meno il senso del ridicolo arrivano addirittura a parlare di provocazione degli Usa,  anche se nessuno, persino nella Commissione speciale incaricata delle indagini, sembra credere a queste insinuazioni.

Deriva autoritaria
Inevitabile comunque, come fa Vittorio Emanuele Parsi sul Sole 24 Ore di domenica, sottolineare ancora una volta "il fallimento della Russia sulla via delle democrazia e il suo avvitamento lungo il sentiero di un cupo autoritarismo. Non bastano una Costituzione assai poco garantista, una DUma asservita al Cremlino, una tv controllata e una stampa imbavagliata a fornire il quadro della deriva autoritaria del sistema politico russo: purtroppo con regolarità ricorrente dobbiamo assistere anche all'omicidio di chi non si piega".

Comunque sia, opporsi a Putin significa morire. O emigrare
E, come ha scritto su Repubblica Paolo Garimberti, la morte di Boris Nemtsov, fra tutte le misteriosi morti di oppositori di Putin, è la più misteriosa e inspiegabile. "In questo enigma avvolto dal mistero, come è tornata a essere la Russia, l'unica cosa certa è che essere oppositori di Putin non è salutare: o si emigra, o si finisce in prigione o anche sottoterra. Più che una «democrazia controllata», come Putin usa definire la 'sua' Russia, è una democrazia pietrificata. Dalla paura.

Intanto domenica, una testimonianza forte di quella parte di Russia che non accetta passivamente il modello nazionalista autoritario di Putin si è fatta sentire e vedere con la manifestazione conclusa al ponte Bolshoi Moskvoretski dove Nemtsov è stato ucciso. Gli organizzatori hanno stimato in 70mila i partecipanti, mentre la polizia parla di meno di 20mila persone.

Le informazioni sulle indagini
Sarebbe stata identificata il tipo di pistola con la quale è stato ucciso Nemtsov. Si tratta di una semiautomatica Makarov, in dotazione delle forze armate russe. ed è sinistramente, lo stesso tipo di arma con la quale venne assassinata Anna Politkovskaia nel 2006.
Sono poi stati recuperati sei bossoli calibro 9, pare di tipo differenti, e una targa caucasica.
L'auto usata per la fuga invece ancora non sembra essere stata identificata.
Si è parlato Ford Focus o Ford Mondeo bianca, poi altri hanno indicato una Lada Vaz-21102 color argento. Secondo i media russi, due testimoni chiave hanno testimoniato e descritto il killer di Nemtsov, consentendo di diffondere una sua descrizione fisica.

EPA/GEORGE MALETS
Gli investigatori esaminano il corpo di Boris Nemtsov, oppositore di Putin, assassinato a Mosca la sera del 27 febbraio 2015.

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Luigi Gavazzi