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Cina, chi è Xi Jinping, il nuovo monarca

Terrore e prosperità, ecco in cosa consiste la Nuova Era annunciata dal presidente cinese

Eccoli qui tutti gli uomini del presidente. I cinque che, insieme a Li Keqiang, il premier che ha affiancato Xi Jinping anche nel suo primo mandato, da oggi si riuniranno una volta alla settimana per decidere come sostenere il suo lungo viaggio della Repubblica popolare verso benessere e prosperità diffusi. Li Zhanshu, Wang Yang, Wang Huning, Zhao Leji, e Han Zheng. Nomi che confermano una sola cosa: prevedere cosa Xi Jinping abbia in mente per la Cina è impossible. 

Chi è Xi Jinping

Xi Jinping è nato a Pechino nel 1953. Come ha ricostruito bene AgiChina, suo padre, Xi Zhongxun, seguì Mao Zedong nella Lunga Marcia, e per la sua devozione e la sua fedeltà venne premiato con la nomina di capo della propaganda prima e vice premier poi. Purtroppo, come è successo a tanti fedelissimi dell'entourage di Mao, negli anni della Rivoluzione Culturale Xi Zhongxun venne perseguitato, e il figlio Xi Jinping spedito nelle campagne a rieducarsi. Xi Jinping trascorse sette lunghissimi anni a Liangjiahe, vivendo in una grotta che oggi è meta di pellegrinaggio, proprio come il villaggio natio di Mao, Shaoshan.

Il rapporto tra Xi e Mao

Perché questi dettagli sono così importanti? Per quanto il padre di Xi Jinping venne riabilitato da Deng Xiaoping, questi sette lunghissimi anni trascorsi, da adolescente, in una grotta non possono non aver segnato profondamente la personalità del presidente. Xi Jinping si è buttato in politica negli anni dell'università, e forse già allora sognava di poter, un giorno, "cambiare la Cina" e "vendicare il padre".

In cosa consiste il "Sogno Cinese"

Da quando è salito al potere nel 2012 Xi Jinping non ha mai nascosto di avere un grande "Sogno", quello di riportare la Cina al suo splendore, guidadola in un percorso di trasformazione radicale che possa farla riemergere come grande potenza benevola in grado di guidare chi vorrà stare al suo fianco verso un comune destino fatto di pace e prosperità. Xi Jinping ha sempre detto di avere "grandi progetti" per la Repubblica popolare, ma anche di essere pronto a "brandire la spada" se le circostanze lo imporranno. La Nuova Via della Seta, la presenza sempre più costante nelle grandi questioni di politica internazionale, il desiderio di modificare la struttura decisionale di Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale proprio per riconoscere a Pechino un ruolo più in linea con le sue capacità sono alcuni dei modi con cui Xi, nel suo primo mandato, ha portato avanti il suo progetto. Oggi, però, il sogno di Xi si è fatto ancora più ambizioso. 

Il pensiero di Xi nella Costituzione

Xi Jinping ha approfittato del 19 Congresso del Partito che si è appena concluso a Pechino per elevare ulteriormente il suo status all'interno dello stesso aggiungendo alla Costituzione della Repubblica popolare una sezione in cui viene riassunto il suo pensiero. Un privilegio che fino ad oggi era stato concesso solo a Mao. Anche la "Teoria" di Deng Xiaoping è stata aggiunta alla Costituzione, ma solo dpo la morte del Piccolo Timoniere. Jiang Zemin e Hu Jintao, invece, hanno a loro volta aggiunto il proprio contributo filosofico alla Costituzione ma senza associare il loro nome allo stesso.

In Cina la simbologia è molto importante, e Xi Jinping ha avuto il coraggio di sfidare Mao al punto da utilizzare per la sua visione il termine "pensiero", lo stesso utilizzato da Mao e mai più ripreso da tutti i suoi successori. Xi invece non solo ha recuperato il vocabolo "pensiero", ma ha anche aggiunto "pensiero sul socialismo con caratteristiche cinesi per una nuova era". Una nuova era che è iniziata con lui, e che, in quanto tale, lo autorizza a lasciarsi alle spalle il passato, con le sue regole e le sue tradizioni, per scrivere di proprio pugno le nuove.

L'importanza della crociata anti-corruzione

Xi ha chiarito ai 2280 deputati riuniti a Pechino per il Congresso che il suo "pensiero" deve fungere da "luce guida" per il Partito e per il paese. E in cosa consisterebbe questo pensiero? Anzitutto Xi ha chiesto al paese di seguirlo nelle riforme. Come ha sottolineato nel suo discorso di apertura per il Congresso, il "paese sta attraversando una fase molto dura e difficile, ma il suo futuro è radioso". Basterà affidarsi a Xi. Solo lui sa quali sono le priorità della Cina.

Il pensiero di Xi parla anche di un controllo totale che il Partito dovrà esercitare sulla società, necessario, appunto, per creare le condizioni per approvare le riforme. Da qui la necessità di continuare nella crociata anti-corruzione: il paese, secondo Xi, non è riuscito a sfruttare tutte le sue potenzialità proprio per colpa di funzionari corrotti che hanno portato alla proliferazione di pratiche e comportamenti illeciti all'interno della società. Se la Cina vuole ripartire, deve farlo su basi chiare, creando un sistema di diritto che sia facilmente comprensibile e funzionante a tutti i livelli. L'esempio deve darlo il Partito, per questo i corrotti sono stati allontanati. E stiamo parlando di 170 funzionari di altro livello e quasi un milione e mezzo di politici di medio e basso rango. Numeri straordinari, soprattutto se si pensa che questa guerra non è ancora finita. 

Quali sono gli obiettivi della Nuova Cina

Xi Jinping certamente sogna di diventare il leader di un grande potenza, e nel corso del suo primo mandato sembra essersi convinto che solo accentrando il potere nelle sue mani ci riuscirà. Il suo pensiero verrà inserito nei libri di testo di tutto il paese, dalle elementari all'università, per convincere le nuove generazioni di come solo creando un sistema di controllo assoluto la Cina potrà rinascere. Il resto della popolazione invece non deve essere convinto: l'atmosfera di terrore creata da una campagna anti-corruzione che ha dimostrato di poter colpire chiunque in qualsiasi momento basta a evitare intoppi.

I limiti dell'approccio assolutista di Xi

Difficile capire ora se l'approccio assolutista di Xi Jinping pagherà, per il Presidente e per la Cina. I cinesi sono molto combattuti: chi ha conosciuto gli eccessi di onnipotenza di Mao sa che il potere concentrato in troppe poche mani può essere pericoloso. Allo stesso tempo, il popolo sembra disposto a tollerare l'ingerenza di Xi nella loro quotidianità a patto che quest'ultimo tenga fede al suo ambizioso programma di crescita e rinnovamento. Per il momento, quindi, rimarranno in attesa di risultati, anche perché alternative concrete non ce ne sono.

Più difficile scommettere sulla fedeltà assoluta del Partito, una macchina amministrativa che oggi conta 90 milioni di membri. Tuttavia, fino a quando la struttura che si occupa di stanare i corrotti riuscirà a colpire i potenziali nemici di Xi tutto filerà liscio. Ma non possiamo escludere che, prima o poi, questi ultimi, esausti dagli eccessivi controlli, non decideranno di ribellarsi.

Cosa sappiamo della prossima successione

In teoria fra cinque anni Xi Jinping dovrebbe farsi da parte, o almeno questa è stata la consuetudine dopo Mao e Deng: due mandati per presidente, non di più. Il fatto di aver nominato solo funzionari oltre i 60 anni nel Comitato Permanente rende difficile individuare tra loro un possibile successore. Essenzialmente perché nessuno potrà rimanere in carica per 10 anni, quindi per due mandati, per ovvi problemi di età. Quindi? Cosa dobbiamo aspettarci? Probabilmente in una fase in cui Xi non ha ancora chiarito di chi può fidarsi e di chi no non poteva permettersi un endorsement così sfacciato. E così ha preso tempo. Del resto, non dimentichiamo che la Cina è entrata in una "Nuova Era", in cui regole e consuetudini possono essere riscritte. Chissà, magari Xi ha in mente di ripristinare la vecchia carica di "Presidente del Partito" caduta in disuso dopo Mao (ancora una volta per limitare l'accentramento del potere nelle mani di una sola persona per un periodo prolungato), che ha il vantaggio di poter essere conservata a vita. O forse ha in mente qualcosa che nemmeno riusciamo ad immaginare. Quindi tanto vale aspettare per capire come deciderà di stupirci la prossima volta.

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Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

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