Siria: le città che abbiamo perso
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Siria: le città che abbiamo perso

Luoghi devastati e resi irriconoscibili da una guerra che dal 2011 uccide le persone e "ferisce" i monumenti. Da Damasco ad Aleppo. E poi Homs, fino a Bosra

La guerra civile in Siria è uno di quei conflitti che oltre a provocare morti ed esodi di massa, ha devastato vestigia archeologiche millenarie. Città dalla bellezza disarmante hanno subito l’atrocità dello scempio e della distruzione indistinti, non solo da parte dell'Isis ma di tutte le forze in campo, in questo conflitto iniziato nel 2011 e che, nemico giurato anche della cultura, non accenna a terminare.

Aleppo

Le prime distruzioni in Siria risalgono al 2012. Ad Aleppo gli incendi hanno divorato letteralmente gli antichi mercati in legno e mattoni, oltre alla moschea degli Omayyadi, il cui minareto del 1090 è stato fatto esplodere. La cittadella di Aleppo unica nel suo genere, nel corso dei secoli si è arricchita di spettacolari monumenti. Poi nel 2012 la battaglia tra l'esercito siriano e la Free Syrian Army (appoggiata dagli Stati Uniti) ha compromesso le mura e, dopo che è usata come base operativa, le ha quasi completamente devastate quanto il resto della città. Stessa sorte, infatti, è capitata al souk, il mercato coperto che data la sua bellezza faceva parte del patrimonio mondiale sotto la protezione dell'Unesco.

Palmira

Cade Palmira sotto la scure dell'Isis e i raid russi. La città antica viene devastata in due anni di occupazione jihadista (dal 2015-2017), perché considerata zona strategica, al confine con l'Iraq, oltre che un simbolo dell'odio contro l'occidente. Qui, i siti archeologici più belli e ben conservati del mondo, che risalivano al 270 a.C. (anche questi sotto la protezione dell'Unesco), non sono stati salvati dai bombardamenti e dalla demolizione. Del tempio di Baal, tra colonnati e porticati, è rimasto in piedi poco più che l’ingresso. Non esiste più il gigantesco leone, un maestoso animale in pietra situato simbolicamente a guardia del museo della moderna città Tadmor che è stata a sua volta ridotta a un cumulo di macerie. Stessa sorte è toccata anche al tempio di Baalshamin, divinità canaanita e al tetrapilo di Diocleziano (della fine del terzo secolo) oltre che allo splendido teatro e all’Arco di Trionfo.

Damasco

Molti dei quartieri di Damasco non esistono più. Sono stati completamente distrutti dai bombardamenti di anni di guerra spietata dove sono morte migliaia di persone e altrettante sono rimaste ferite. Delle case rimangono solo gli scheletri, mentre intere zone disabitate rendono la capitale siriana una città fantasma.

Homs e il Krak dei Cavalieri

Il Krac dei Cavalieri è un castello medievale dell’epoca delle Crociate che nel 2013 è stato danneggiato e usato come base da alcuni ribelli.

Il ponte sull’Eufrate di Deir Ezzor

A est di Deir Ezzor c’era un ponte che collegava la città e che attraversava il fiume Eufrate. Simbolo della nazione la sua immagine si trovava sul retro di un taglio delle banconote siriane. Costruito nel 1927 da ingegneri francesi è stato cannoneggiato dai tank dell'esercito regolare siriano.

Il sito archeologico vicino a Qala'at al-Madiq

I carri armati di Assad sono responsabili anche della distruzione del sito archeologico di Apamea, città prima ellenistica e poi romana vicina a Qala'at al-Madiq, il cui colonnato di oltre due chilometri quasi non esiste più.

Bosra

In questi anni di durissimi bombardamenti è andata distrutta dall'odio cieco anche la parte monumentale di Bosra, come templi e teatri romani, chiese paleocristiane e bizantine visti come simbolo di altre culture o civiltà.

Tal Ajaja

Fino al 2014, a nord est si trovava anche Tal Ajaja presa d’assalto dai miliziani che, scoperti reperti inestimabili durante gli scavi per la realizzazione di un tunnel, li ha frammenti irrecuperabili.

Guerra in Siria
AMER ALMOHIBANY/AFP/Getty Images
Fumo causato da un attacco aereo governativo nella città di Arbin occupata dai ribelli, nel Ghouta orientale, alla periferia di Damasco, 23 novembre 2017.

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Chiara Degl'Innocenti