Immigrazione e sbarchi: l'Europa non c'è
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Immigrazione e sbarchi: l'Europa non c'è

La Gran Bretagna non vuole i profughi. Francia e Spagna tengono un profilo basso. Il vertice della Ue mostra un Europa senza visione. E senza futuro

Nulla da fare. L’Europa non c’è. Ed è dubbio a questo punto che ci sia anche l’Italia. Nel giorno in cui si scopre, per pubblica confessione di Obama, che un drone statunitense ha colpito in Pakistan la prigione del cooperante-ostaggio Giovanni Lo Porto, uccidendolo (ma perché tanto tempo per saperlo? siamo forse alleati di serie B?), l’Italia si ritrova da sola, ancora una volta, nella gestione delle ondate di migliaia e migliaia di profughi nel Mediterraneo.

Altro che i “passi da gigante” sbandierati da Matteo Renzi. Siamo rimasti soli anche rispetto alla Spagna, che dovrebbe condividere i nostri interessi e invece si limita a usare, nelle enclave di Ceuta e Melilla, il pugno duro verso i disgraziati che si arrampicano sulle alte reti che fanno da barriera tra Marocco e territorio spagnolo. La Gran Bretagna offre navi, ma non è disposta a studiare una redistribuzione dei profughi. La Germania è (paradossalmente?) il Paese forse più disponibile, sia a fornire mezzi a Triton sia ad accogliere altri profughi (è già in testa alla lista UE dell’accoglienza, davanti a Svezia e Italia).

Inqualificabile il comportamento della Francia, che tiene un profilo basso anche per via dei problemi interni di terrorismo, ma che ha la responsabilità storica di avere scatenato la guerra a Gheddafi che ci ha fatti precipitare nell’attuale crisi nord-africana, con tutto ciò che ne è conseguito, fra l’altro l’Isis sulle coste libiche a poche centinaia di miglia dall’Italia, la minaccia terroristica nel Mare Nostrum, e un esodo migratorio che col bel tempo rischia di essere inarrestabile e travolgerci. Parliamo di centinaia, migliaia di morti. E di uno scacchiere mediterraneo che è il nostro bacino di (in)sicurezza, chissà ora per quanti anni in balìa della guerra fra tribù e dell’offensiva jihadista.

Bisogna anche riconoscere che a volte ci sono problemi troppo grandi per pretendere soluzioni: basterebbe gestirli. Finché la guerra sconvolgerà così tanti Paesi, in Africa e Medio Oriente, potremo solo sperare di ridurre il danno e gestire i flussi, limitando morti e minacce. Ma, certo, l’assenza di una vera consapevolezza del problema, di unità di vedute e decisioni forti, ossia di messaggi efficaci da parte dell’Unione europea, dimostra che il continente si sta avvitando sui propri malanni. Privo di visione. Privo di leadership. Privo di futuro. Non aiutano le altisonanti e false dichiarazioni sui “passi da gigante”, così come appare sempre più evidente l’irrilevanza dell’Italia nel consesso dei 28 e nel panorama internazionale.

Se anche fosse vero che blocchi navali e affondamento dei barconi degli scafisti con i droni sono operazioni difficilmente realizzabili, perché non valutare altre misure come l’embargo sul petrolio libico per costringere i capi-fazione a stroncare l’organizzazione dei trafficanti di esseri umani, o operazioni militari (anche in assenza dei via libera delle Nazioni Unite) per assicurarci una serie di strategici avamposti/capisaldi in terra libica contro la spregiudicata impunità degli scafisti e la crescente insidia terroristica? Purtroppo, dal vertice straordinario di Bruxelles è emersa una risposta più che ordinaria: disgregata e burocratica. In una parola: inadeguata.    

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Marco Ventura

Inviato di guerra e cronista parlamentare de Il Giornale, poi  collaboratore de La Stampa, Epoca, Il Secolo XIX, Radio Radicale, Mediaset e La7, responsabile di uffici stampa istituzionali e autore di  una decina fra saggi e romanzi. L’ultimo  "Hina, questa è la mia vita".  Da "Il Campione e il Bandito" è stata tratta la miniserie con Beppe Fiorello per la Rai vincitrice dell’Oscar Tv 2010 per la migliore  fiction televisiva. Ora è autore di "Virus", trasmissione di Rai 2

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