Scavolini, il made in Italy che non bussa alle banche
Economia

Scavolini, il made in Italy che non bussa alle banche

Crescita a doppia cifra sui mercati internazionali per l’azienda leader delle cucine: tutta autofinanziata

Se la misura dell’imprenditore è anche quella di prevedere il futuro dei mercati, allora Valter Scavolini (foto), 71 anni, fondatore e presidente del gruppo che produce «la cucina più amata dagli italiani», come recitava Lorella Cuccarini in tv, ha qualcosa da insegnare. Ha lavorato sul marchio per tempo, facendo suo il mercato. Poi ha investito sulla diversificazione, sia nelle cucine, sia nell’arredamento. E non ha mai ceduto una quota di made in Italy, realizzando in Italia il 100 per cento della produzione e nel 2013, dopo gli anni della grande crisi, chiuderà il bilancio ancora leggermente in crescita.

Nel 2012 il gruppo marchigiano ha messo a segno circa 200 milioni di euro di fatturato (174 solo la capogruppo Scavolini) e ora prosegue nello sviluppo, sia grazie all’estensione del marchio in nuove aree della casa (come il bagno), sia con l’apertura di nuovi negozi nazionali e internazionali.

«Il segreto sta nella visione strategica dell’azienda, solida e pertanto in grado di andare avanti autofinanziandosi totalmente» spiega il direttore generale Vittorio Renzi. E in questi tempi di credito avaro il punto non è certo di secondaria importanza. «Scavolini ha investito per tempo nell’innovazione dei processi produttivi e automazione, ottimizzando così costi e gestione. In questo modo abbiamo mantenuto ottimale il rapporto qualità/prezzo, senza mai abdicare al valore del made in Italy».

Il premio è una crescita a doppia cifra sui mercati esteri (10 per cento per il gruppo e 14 per cento per Scavolini). «L’estensione del brand all’arredobagno, partita commercialmente da circa un anno, ha già dato risultati incoraggianti e contiamo che arriverà a sostenere circa il 20 per cento del nostro fatturato» continua Renzi. Parallelamente prosegue il potenziamento della rete di vendita: nel 2013 ha contato l’apertura di 10 nuovi negozi in Italia e di altri in Russia, Nigeria, Colombia, Filippine e Libano. E dopo lo Scavolini Store a Miami è atteso il bis a Chicago.

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Antonella Bersani

Amo la buona cucina, l’amore, il mirto, la danza, Milan Kundera, Pirandello e Calvino. Attendo un nuovo rinascimento italiano e intanto leggo, viaggio e scrivo: per Panorama, per Style e la Gazzetta dello Sport. Qui ho curato una rubrica dedicata al risparmio. E se si può scrivere sulla "rosea" senza sapere nulla di calcio a zona, tennis o Formula 1, allora – mi dico – tutto si può fare. Non è un caso allora se la mia rubrica su Panorama.it si ispira proprio al "voler fare", convinta che l’agire debba sempre venire prima del dire. Siamo in tanti in Italia a pensarla così: uomini, imprenditori, artisti e lavoratori. Al suo interno parlo di economia e imprese. Di storie pronte a ricordarci che, tra una pizza e un mandolino, un poeta un santo e un navigatore e i soliti luoghi comuni, restiamo comunque il secondo Paese manifatturiero d’Europa (Sì, ovvio, dietro alla Germania). Foto di Paolo Liaci

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