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Luis Durnwalder assolto, brinda. Che scandalo!

"Suscita impressione" la foto dei festeggiamenti dell'ex presidente della Provincia di Bolzano dopo la sentenza. Anche perché spunta Cuno Tarfusser

Che vergogna, l’imputato assolto che brinda. Un atto intollerabile. Nel manicomio della giustizia italiana desta scandalo il fatto che un imputato brindi alla propria assoluzione. Avete capito bene.

Per il Fatto quotidiano ‘suscita impressione’ che una persona, finalmente scagionata da accuse ingiuste, si conceda un brindisi liberatorio.

Succede a Bolzano dove pochi giorni fa l’ex presidente della Provincia autonoma Luis Durnwalder viene assolto in un processo per peculato. Dopo essersi congedato dai magistrati, entra in una saletta del Caffè Alan, in piazza del Tribunale, e stappa una bottiglia di spumante insieme all’avvocato Domenico Aiello.

Nella foto ‘scandalosa’, seduto tra Durnwalder e Aiello, compare Cuno Tarfusser, già procuratore capo di Bolzano (fino al 2009) e attualmente vicepresidente della Corte penale internazionale dell’Aja.

Che caduta di stile, gridano i benpensanti. Tarfusser si schermisce: ‘Non vedo perché mi dovrei giustificare, io in quel bar ci vado sempre. Lì sono di casa. Non sapevo nemmeno che fosse la giornata della sentenza. Ero tornato da L’Aja ed ero andato a mangiare una pizza con mio figlio. Poi sono entrato nel bar’. Un brindisi inopportuno? ‘Macché brindisi, ero lì assolutamente per caso. Ovvio che ho saputo dell’assoluzione. Ma questo cosa significa? A me dell’epilogo del processo non interessava nulla’.

Nelle vesti di pm in servizio a Bolzano Tarfusser interroga Durnwalder sulla gestione dei fondi dei gruppi consiliari. In quell’occasione Durnwalder fa cenno all’esistenza di un fondo riservato – 70mila euro l’anno di appannaggio – senza obbligo di rendicontazione. Tuttavia il procuratore non ritiene vi siano i presupposti per formulare un capo d’imputazione che regga nel contraddittorio dibattimentale. E visto l’esito, si può dire che avesse ragione lui. Fatto sta che Tarfusser è chiamato in qualità di testimone dalla difesa, racconta come sono andati i fatti e al termine del processo l’imputato viene assolto. E brinda per la gioia Dov’è lo scandalo?

È proprio vero, la giustizia italiana è un manicomio.

Gli stessi che gridano allo scandalo per il brindisi ‘inopportuno’ non aprono bocca quando lo stesso Tarfusser viene escluso dal totonomine del Csm con una singolare motivazione: ci siamo scordati di convocarla per l’audizione.
Del resto, lui vive a L’Aja, non frequenta da tempo i corridoi dei palazzoni romani, non può contare sull’appartenenza a una corrente che lo sponsorizzi.

Gli stessi non aprono bocca quando il Csm certifica ‘l’indipendenza, imparzialità ed equilibrio, ma anche capacità, laboriosità, diligenza e impegno dimostrati nell’esercizio delle funzioni espletate’, una formula di rito per far scattare promozioni e avanzamenti di carriera anche per quei magistrati che da anni siedono sugli scranni parlamentari.

Un nome per tutti? Anna Finocchiaro, fuori ruolo da 28 anni e 3 mesi, ha ottenuto in questo lasso di tempo ben sette valutazioni di professionalità, il massimo previsto in termini di progressione di carriera per i magistrati.

L’elenco è lungo: da Felice Casson a Doris Lo Moro a Michele Emiliano. Magistrati politici che collezionano avanzamenti di carriera pur tenendosi ben lontani dalle aule giudiziarie.

Ma sì, che vergogna, l’imputato che brinda alla propria assoluzione.

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Annalisa Chirico

Annalisa Chirico è nata nel 1986. Scrive per Panorama e cura il blog Politicamente scorretta. Ha scritto per le pagine politiche de "Il Giornale". Ha pubblicato "Segreto di Stato – Il caso Nicolò Pollari" (Mondadori, pref. Edward Luttwak, 2013) e "Condannati Preventivi" (Rubbettino, pref. Vittorio Feltri, 2012), pamphlet denuncia contro l’abuso della carcerazione preventiva in Italia. E' dottoranda in Political Theory a alla Luiss Guido Carli di Roma, dove ha conseguito un master in European Studies. Negli ultimi anni si è dedicata, anche per mezzo della scrittura, alla battaglia per una giustizia giusta, contro gli eccessi del sistema carcerario, a favore di un femminismo libertario e moderno.

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