Dalla guerra a San Pietro: la vita di Joseph Ratzinger
Papa Paolo VI consegna anello cardinalizio a Ratzinger
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Dalla guerra a San Pietro: la vita di Joseph Ratzinger

Guerra, prigionia e studi teologici. L'intensa vita di un uomo diventato Papa - Le reazioni sui social - La storia del Pontificato - Il video della proclamazione nel 2005 - Il nostro sondaggio - Le foto -

Si chiama Joseph Aloisius Ratzinger, è nato in Germania a Marktl il 16 aprile 1927 e dal 19 aprile 2005 è il vescovo di Roma e il 265º Papa della Chiesa cattolica. E lo sarà fino al prossimo 28 febbraio, giorno in cui lascerà ufficialmente il Pontificato.

Figlio di una famiglia modesta, il padre, era commissario di gendarmeria e la madre, Maria Rieger originaria di Rimsting, figlia di artigiani, prima di sposarsi aveva lavorato come cuoca in diversi alberghi della Baviera.

Joseph, giovanissimo, all'età di 16 anni venne assegnato al programma Luftwaffenhelfer ovvero al personale di supporto alla Luftwaffe a Monaco e inviato in un reparto di artiglieria contraerea esterno alla Wehrmacht che difendeva gli stabilimenti della BMW. Per un anno lavorò ad un reparto di intercettazioni radiofoniche.

Ma durante la guerra fu trasferito e incaricato allo scavo di trincee, quindi spedito insieme a gruppi di coetanei, a compiere marce in alcune città tedesche. Con la disfatta tedesca, nell'aprile del 1945, Ratzinger fu recluso per alcune settimane in un campo degli Alleati, vicino a Ulma, come prigioniero di guerra. Venne rilasciato il 19 giugno 1945.

Durante tutto questo periodo, però, il giovane Ratzinger non ebbe mai la necessità di sparare un colpo perché non si trovò mai a partecipare a scontri armati.

Ha iniziato i suoi studi in filosofia all'università di Monaco di Baviera e successivamente alla scuola superiore di filosofia e teologia di Frisinga, dove discusse la tesi di teologia dal titolo Popolo e casa di Dio nella dottrina della Chiesa di sant'Agostino.

Il 29 ottobre 1950 fu ordinato diacono.

Il 29 giugno 1951 all'età di 24 anni assieme a suo fratello maggiore Georg fu ordinato presbitero dal cardinale Michael von Faulhaber, allora arcivescovo di Monaco e Frisinga.

Nel 1955, presentando la tesi di abilitazione all'insegnamento dal titolo La teologia della storia di san Bonaventura per la cattedra diteologia dogmatica e fondamentale a Frisinga, venne accusato dall'insegnante correlatore Michael Schmaus di un «pericoloso modernismo» per il fatto che le idee teologiche che aveva espresso nella tesi avrebbero potuto portare alla soggettivizzazione del concetto di rivelazione.

La tesi fu opportunamente modificata  pur conservando comunque la struttura di pensiero e l'anno successivo Ratzinger superò l'esame di abilitazione alla libera docenza.

Nel 1962, al concilio Vaticano II, acquisì notorietà internazionale. Inizialmente partecipò come consulente teologico dell'arcivescovo di Colonia cardinale Josef Frings, e poi come perito del Concilio.

Per dieci anni, dal 1959 al 1969 fu insegnante a Bonn, Münster, e Tubinga. Nel 1969 divenne professore ordinario di teologia dogmaticae storia dei dogmi all'Università di Ratisbona.

Il 24 marzo 1977 venne nominato arcivescovo di Monaco e Frisinga da papa Paolo VI ed il 28 maggio dello stesso anno ricevette la consacrazione episcopale per mano di Josef Stangl, vescovo di Würzburg, assistito dal vescovo di Ratisbona Rudolf Graber e dalvescovo ausiliare di Monaco e Frisinga Ernst Tewes.

Pochi mesi dopo la nomina ad arcivescovo, il 27 giugno 1977 lo stesso papa Paolo VI lo nominò cardinale, assegnandogli il titolo presbiterale di Santa Maria Consolatrice al Tiburtino. In quella stessa occasione Montini lo definì un «insigne maestro di teologia».

L'anno successivo prese parte al conclave dell'agosto 1978 e dell'ottobre 1978 che elessero al soglio pontificio rispettivamente Albino Luciani e Karol Józef Wojtyła.

Il 25 novembre 1981 papa Giovanni Paolo II lo nominò prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, presidente della Pontificia Commissione Biblica e della Commissione Teologica Internazionale.

Dal 1986 al 1992 fu inoltre chiamato a presiedere la Commissione per la preparazione del Catechismo per la Chiesa universale.

Il 15 aprile 1993 fu elevato alla dignità di cardinale vescovo e gli fu affidata la sede suburbicaria di Velletri-Segni che mantenne fino alla sua elezione a Papa. Prese possesso della sede il 16 maggio 1993.

Dal 2003 fu presidente della Commissione cardinalizia per la preparazione del Compendio del Catechismo della Chiesa cattolica.

Gli incarichi di prefetto e presidente delle commissioni pontificie terminarono il 2 aprile 2005 con la morte di papa Giovanni Paolo II.

Partecipò anche al suo terzo conclave che iniziò il 18 aprile 2005 e in qualità di decano del Sacro Collegio dei cardinali presiedette la messa Pro Eligendo Romano Pontifice e lo stesso conclave che lo elesse papa.

Ma proprio come decano del Sacro Collegio, venerdì 8 aprile 2005, presiedette la cerimonia funebre per Giovanni Paolo II e durante la Messa, pronunciò un'omelia che sarebbe divenuta celebre come il suo "programma di pontificato".

In essa denunciò il pericolo di una «dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e lascia come ultima misura solo il proprio io e le proprie voglie», opponendo ad essa «un'altra misura: il Figlio di Dio, il vero uomo», «misura del vero umanesimo»,

Ratzinger fu eletto papa durante il secondo giorno del conclave, al quarto scrutinio, nel pomeriggio del 19 aprile 2005.

Scelse il nome di papa "Benedetto XVI".

Alle 17:56  del 19 aprile, fu dato l'annuncio dell'elezione con la tradizionale fumata bianca del comignolo della Cappella Sistina.

Il 27 aprile Benedetto XVI spiegò, in occasione della sua prima udienza generale in piazza San Pietro, le ragioni della scelta del suo nome pontificale:
"Ho voluto chiamarmi Benedetto XVI per riallacciarmi idealmente al venerato pontefice Benedetto XV, che ha guidato la Chiesa in un periodo travagliato a causa del primo conflitto mondiale. Fu coraggioso e autentico profeta di pace e si adoperò con strenuo coraggio dapprima per evitare il dramma della guerra e poi per limitarne le conseguenze nefaste"

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Nadia Francalacci