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Ansa
Calcio

Plusvalenze, caos sulla Juventus (ma la malattia è diffusa)

Duro atto d'accusa della Procura di Torino contro Agnelli e i vertici bianconeri. Nel mirino tre anni di (mala)gestione e un problema comune a buona parte del calcio italiano - COSì UN ANNO FA PANORAMA SULLE PLUSVALENZE JUVENTUS

L'indagine della Procura di Torino su tre anni di gestione della Juventus riaccende i fari sul fenomeno delle plusvalenze, una delle malattie del calcio italiano (non solo), aggravatasi prima nell'epoca delle spese pazze e divenuta irreversibile in quella della grande crisi con i bilanci fuori controllo. Un male di tanti - non di tutti - su cui i vertici del movimento non sono intervenuti in tempo malgrado le analisi impietose e le garanzie che qualcosa sarebbe stato fatto almeno per sterilizzare gli effetti di una pratica sempre più utilizzata per cercare di tenere in piedi i conti di club messi fuori equilibrio da gestioni scriteriate e colpiti dalla pandemia come uno tsunami. Non si è mai passati dalle parole ai fatti e chissà che la tempesta sollevata dal caso Juventus non serva almeno a fare pulizia a livello generale.

LE ACCUSE CONTRO LA JUVENTUS

Da quello che si comprende nelle carte a disposizione, alla Juventus viene contestato il ricorso fraudolento al meccanismo delle plusvalenze dal 2019 al 2021. Operazioni per 282 milioni di euro complessivi che secondo gli investigatori sono "connotate da valori fraudolentemente maggiorati", artifici contabili con accordi "a specchio" con altri club per scambiarsi calciatori per valutandoli solo per poter iscrivere a bilancio dei segni positivi utili per ridurre le perdite senza, però, reali movimenti di denaro tra le due controparti. Da mesi Consob e Covisoc avevano aperto dei fascicoli di approfondimenti sulla gestione Juventus e non solo, arrivando a identificare 42 scambi sospetti dai più noti (Arthur-Pjanic con il Barcellona oppure Cancelo-Danilo con il Manchester City) a una miriade di operazioni con nomi minori sconosciuti ai più.

Se queste sono le cifre, significa aver passato al setaccio e considerato fasullo quasi tutto il mercato juventino dell'era Paratici visto che dall'estate del 2018 al 2021 la Juventus ha messo a bilancio 323 milioni di plusvalenze e 372 di proventi da gestione calciatori alleggerendo la propria posizione economica, ma non evitando alla proprietà e ai soci due aumenti di capitale per un totale di 700 milioni di euro. Segno che le plusvalenze possono rinviare il problema ma non risolverlo, nel caso della Juventus e non solo.

IL RUOLO DI AGNELLI E PARATICI

A fare rumore è ovviamente la qualità delle persone coinvolte nell'inchiesta torinese. Da Andrea Agnelli fino agli uomini dei conti bianconeri c'è tutto il vertice del club più importante d'Italia. La Procura ritiene che la mala-gestione di questi anni abbia profili penali con violazione di diverse norme fino alle false comunicazioni sociali, particolarmente gravi per una società quotata in Borsa. La Juventus, da quanto si è appreso, rimane serena e collaborativa. Le intercettazioni cui sono stati sottoposti i vertici da maggio delineano la consapevolezza di un comportamento border line e la necessità di ricorrere alle plusvalenze per sistemare una situazione complessa: "è come una macchina ingolfata" si legge in una delle trascrizioni mentre in altre si fa riferimento a carte della cui esistenza non si deve sapere e ad accordi con altre società (Atalanta) o calciatori (Ronaldo) al di fuori delle regole federali.

Magistrati e giustizia sportiva avranno modo di approfondire. All'inizio degli anni Duemila vi fu una vicenda simile con coinvolti Inter e Milan e i rispettivi vertici di allora: tutto finì nel nulla perché un giudice stabilì che è impossibile determinare se il valore dato a un'operazione di calciomercato sia corretto o meno e perché le rispettive proprietà avevano provveduto poi a ripianare gli sbilanci. Insomma, i benefici delle plusvalenze incrociate si erano limitate all'impatto sulla redazione dei due conti economici ma nessun falso era stato commesso.

Nel caso della Juventus si vedrà. Di sicuro le plusvalenze sono state uno dei pilastri su cui fondare la crescita di costi e fatturato nella seconda parte della gestione Agnelli. Dal 2012 al 2016 ne erano state iscritte a bilancio solo 74 milioni (5,5% dei ricavi totali), esplose a 526 milioni (su 2,2 miliardi) dal 2016 al 2020 periodo in cui il club bianconero ha moltiplicato spese e ingaggi fino all'operazione Ronaldo che si è rivelata una zavorra dal punto di vista economico anche a causa del Covid e della crisi successiva.

PLUSVALENZE, L'EMERGENZA DELLA SERIE A

Fuori dal mondo juventino, però, la malattia è generalizzata. Non tutti hanno fatto ricorso alle plusvalenze per sistemare i propri bilanci ma i numeri nono mentono. Nel 2020 - ultimo dato aggregato esistente - i club di Serie A avevano registrato alla voce oltre 738 milioni di euro contro i 376 del 2016, l'ultimo anno prima del boom. Una pratica diffusa a tutti i livelli che aveva spinto la Figc a ipotizzare un intervento normativo per sterilizzare l'impatto sui parametri necessari al momento dell'iscrizione ai campionati.

La stessa Uefa ha avuto a che fare con la questione. Per anni molti club hanno aggiustato in extremis i propri bilanci prima di presentarsi al controllo del Fair Play finanziario che ora sarà modificato non, però, per limitare questo strumento ma per lasciare spazio di investimento a chi porta denaro nel sistema.

L'inchiesta sulla Juventus potrà avere ripercussioni anche dal punto di vista della giustizia sportiva. Quali? Difficile da immaginare adesso. Se il quadro è quello delle valutazioni sospette, sempre che siano dimostrabili, si va dalla multa alla lieve penalizzazione. Se c'è altro dovrà dirlo la Procura di Torino che ha in mano tutte le carte e che si è mossa insieme a Consob e Covisoc.

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Giovanni Capuano