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ANSA/ANGELO CARCONI
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Amministrative 2016: il valore politico di queste elezioni

Effetti sulla campagna referendaria, sulla tenuta del governo e sul destino del Pd. Che a Matteo Renzi piaccia o meno, le comunali peseranno sul suo futuro

Quando ormai mancano pochissime ore all'apertura dei seggi, domenica 5 giugno alle 7, Matteo Renzi, che fino a qualche giorno fa si era tenuto debitamente alla larga da queste amministrative, si è deciso a mettere la faccia sulle sfide principali e si è fatto vedere, nei panni di segretario del Pd, al fianco dei “suoi” candidati.

Prima Milano, poi Roma, infine Napoli e, nel mezzo, molte altre piazze. “Il nostro popolo sia orgoglioso di quelli che siamo e di quello che facciamo. Smettiamola di spararci sui piedi” ha scandito mercoledì sera dal palco dell'Auditorium della Conciliazione a Roma dove per un'ora e mezzo si è improvvisato “conduttore televisivo” per un'intervista a tutto campo al candidato sindaco della Capitale Roberto Giachetti.


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Gli equilibri dentro il centrosinistra, il destino del centrodestra, la tenuta del Movimento 5 Stelle passano tutti per queste amministrative.

Tanto che in queste ore il principale assillo del premier sarebbe rappresentato dal risultato milanese.

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Il fronte esterno al Pd
A Matteo Renzi preoccupa più Beppe Sala che Roberto Giachetti. Il candidato romano è infatti riuscito, negli ultimi giorni, a ribaltare i pronostici. L'ultimo sondaggio Swg – di cui non è consentita la pubblicazione dei risultati – fa comunque ben sperare il centrosinistra addirittura per quanto riguarda il decisivo secondo turno.

Mentre l'ex patron di Expo rischierebbe addirittura o di non centrare nemmeno l'obbiettivo minimo del ballottaggio con la conseguenza di proiettare l'ex direttore generale di Confindustria Stefano Parisi sulla scena nazionale come leader, a lui alternativo perché in grado di attrarre il consenso dei moderati, di un centrodestra ritonificato e di nuovo unito.

Il fronte interno al Pd

Ma se per quanto riguarda gli avversari esterni, Renzi ha capito che nei prossimi mesi rischia di doversela vedere più con il centrodestra che con i grillini, sul fronte interno è dalla sua minoranza che si aspetta le trappole più insidiose.

Pier Luigi Bersani ha partecipato a un'iniziativa romana a sostegno di Giachetti, ma solo per senso del dovere di partito e senza troppa convinzione. Lui, D'Alema, Bassolino, Emiliano hanno tutti il coltello tra i denti. La richiesta di moratoria per il periodo delle amministrative e del referendum costituzionale è di fatto caduta nel vuoto, il congresso è già cominciato e nessuno alla sua sinistra ha intenzione di risparmiargli mezzo attacco.


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Per questo anche in occasione dell'iniziativa romana con Giachetti, Renzi non l'ha mandata a dire e ha esortato il suo partito a smetterla con le risse interne. Anche se è convinto che la minacciata scissione non si consumerà mai dal momento che i suoi avversari sanno benissimo di potergli fare molto più male da dentro che non da fuori il Pd.

E tuttavia, per quanto si sforzi di convincere tutti che le amministrative di domenica non potranno avere effetti sul piano nazionale, è indubbio che ne avranno quantomeno sul suo partito. Se tutto andasse bene per il Pd, e non è affatto scontato che sia così, il livello di scontro non potrà che abbassarsi.

Ma se oltre Napoli, data praticamente per persa, dovesse accadere di perdere anche a Milano e Roma, allora tutto potrà davvero accadere. A livello territoriale scoppieranno contrasti violentissimi. Ecco perchè un'eventuale scissione dipende molto più dal voto di domenica che da quello di ottobre.

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Maria Franco