Torna la stagione del tè. Nel mondo se ne bevono 25.000 tazze ogni secondo
Nero, bianco o verde. Con fiori di ibisco o un leggero profumo di bergamotto. Il tè resta ancora una delle bevande più amate al mondo. A Dubai è persino stato organizzato il «Global Dubai Tea Forum» dove è stato presentato un report sul consumo della bevanda in giro per il mondo.
Complessivamente consumiamo oltre mille miliardi di bevande non alcoliche (esclusa l'acqua del rubinetto). Un numero destinato a crescere nei prossimi altri, mentre l'attenzione per il benessere fisico continua a crescere. Secondo i dati raccolti, in media abbiamo 48 momenti in cui possiamo consumare bevande nell'arco di una settimana, e il tè detiene lo «share of throat» - termine coniato da Coca Cola per valutare la percentuale di consumo mondiale di una bevanda - maggiore, con 9,6 "occasioni" contro le 3,9 delle bibite gassate, i 3,5 dei succhi di frutta e i 3,2 del latte. Persino l'acqua si arresta solo a un 3,7.
Nel complesso consumiamo 266 miliardi di litri di tè ogni anno. Un numero superiore persino al caffè e superato soltanto dall'acqua in bottiglia. «Il mercato del tè sta vivendo una crescita annua del 2.8% ed entro il 2021 berremo 31 miliardi di litri in più rispetto a oggi». Secondo le Nazioni Unite l'aumento del consumo di tè è fortemente legato all'aumento della popolazione, specialmente in paesi come l'India e la Cina.
Nonostante la "supremazia" economica del tè, il dibattito tra chi preferisce la bevanda a base di foglie rispetto al caffè resta caldo. Uno studio condotto dal gruppo OnePoll e pubblicato dal New York Times lo scorso anno, afferma che la preferenza ha importanti risvolti psicologici. Una personalità creativa, introversa e mattiniera sceglierà sicuramente una calza tazza di caffè per iniziare la giornata. Non solo, chi beve caffè avrà un sonno più leggero, rispetto ai bevitori di tè e ne consumerà molto di più, 3.4 tazze contro 2,7.
Chi beve tè sorseggia la sua bevanda, mentre chi preferisce caffè lo fa tutto in un colpo. Inoltre, questi ultimi amano di più i cani, mentre gli amanti del tè i gatti. E il loro amore per la bevanda si estende anche al piccolo schermo. Chi beve tè preferisce serie tv come The Walking Dead, Friends e The Big Bang Theory, mentre i fan del caffè guardano Grey's Anatomy, the Office e Seinfeld.
Ma il tè sembra aver conquistato anche le nuove generazioni. Parliamo del «bubble tea» o «boba», una bevanda di origine taiwanese a base di tè, zucchero, latte perle di tapioca. La giornalista Jenny Zhang sulla rivista Eater ha definito la storia del bubble tea, quella di «elementi diversissimi che si incontrano, una collisione di prodotti e pratiche culturali in una sola bevanda». Tra ristoranti di ramen e raviolerie, la Chinatown milanese è diventa patria ufficiale di questo nuovo drink da declinare in decine di gusti diversi. Da Qq Bubble Tea si possono infatti provare mix alla fragola, mandorla, banana, cappuccino, mango e cocco. Se solo dieci anni fa le adolescenti non vedevano l'ora di andare da Starbucks per provare un frappuccino - quello ordinato dalla loro star preferita - oggi si guarda all'Asia e al gusto di boba preferito dai membri della band dei record Bts.
Quella del tè delle cinque è una tradizione tutta inglese, che però l’Italia - e il resto del mondo - sembra aver accolto con grande entusiasmo.
La storia narra della città di Tavistock dove i frati dell’Abbazia Benedettina, intorno alla metà dell’XIsecolo, decisero di ricostruire il complesso raso al suolo un secolo prima dal passaggio dei vichinghi. I frati dunque, nutrendo i lavoratori con pane, clotted cream e marmellata, furono gli inconsapevoli fautori di quella che sarebbe diventata poi, una tradizione consolidata in tutto il Regno Unito. Il tè delle cinque “moderno” nasce però a metà dell’Ottocento, quando la duchessa Anna, per spezzare la noia del pomeriggio, inizia a chiedere al suo cuoco di prepararle un tè con dolci e sandwiches.
La tradizione presto diffusa tra tutte le donne inglesi ha fatto il giro del mondo e oggi «l’afternoon tea» si declina in centinaia di versioni: dalle più tradizionali, a quelle a tema, passando per i tè “ubriachi” che hanno reso famoso il pub Fogg’s di Londra. Ecco i tre tè londinesi più originali.
Prêt-à-Portea all’hotel Berkley
Sicuramente il tè più apprezzato dalle amanti della moda. Tra una tazza di Earl Grey e un flute di champagne, bignè, torte e pasticcini sono ispirati alle ultime collezioni di alta moda. Il menù, ça va sans dire, si rinnova ogni sei mesi. Lo scorso anno, in contemporanea alla mostra dedicata alla maison francese Dior, biscotti e tortine si sono trasformate in décolleté e borsette ultra chic.
Sexy Fish
Il classico tè delle cinque incontra la tradizione Giapponese, in uno dei ristoranti di sushi più amati di Londra. I piccoli dolci, sotto forma di uramaki e nigiri, uniscono gli ingredienti inglesi più amati a quelli più orientali come la bacche di goji, il mango, il cocco e addirittura i fiori di ciliegio. Il tutto circondati dalle opere d’arte di Damien Hirst e Frank Gehry.
Mary Poppins all’Aqua Shard
Praticamente perfetto sotto ogni aspetto come il personaggio da cui trae ispirazione. All’Aqua Shard il tè delle cinque è dedicato a Mary Poppins, per celebrare la ristampa da parte di Harper Collins dei classici di PL Travers. Dal menù - uno specchio dorato - ai celebri stivaletti della tata più famosa al mondo (fatti di cioccolato), nessun dettaglio è lasciato al caso.
La cerimonia del tè giapponese
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La cerimonia del tè è uno dei capisaldi della cultura orientale. Molto più di una semplice consumazione di una bevanda, è una porta che consente di entrare nel cuore della filosofia del Sol Levante e nelle sue mille declinazioni artistiche ed estetiche.
La cerimonia ha le stesse origini geografiche e culturali della pianta del tè e della bevanda da essa ricavata. Conosciuta e utilizzata come infuso terapeutico nella Cina meridionale ben prima che venisse importata in Europa, la bevanda arrivò in Giappone intorno al X secolo tramite i monaci buddisti che ne avevano sperimentato le molte virtù nel corso dei loro soggiorni in Cina. Mentre perfezionavano i loro studi nei monasteri cinesi, i monaci scoprirono che il tè non era solo un'ottima medicina, ma anche un efficace stimolante perché aiutava a rimanere svegli e concentrati durante le lunghe sessioni di meditazione.
Entusiasta della "scoperta" fu il monaco Eisai che ebbe l'idea di portare il tè in Giappone. Fu però Murata Juko, un altro monaco vissuto tra il 1423 e il 1502, a unirlo agli insegnamenti del buddismo e a trasformare il rito cinese della preparazione del tè in una cerimonia giapponese con un suo stile estetico riconoscibile: il wabi-cha, espressione del concetto di semplicità e di aderenza alla natura. Rivisto da alcuni suoi discepoli, il rito venne poi nuovamente rivisitato da Sen no Rikyū che codificò lo stile che conosciamo oggi.
Il rito inizia prima, con la fase di preparazione. Tutti i partecipanti, incluso l'ospite d'onore che siede accanto al cerimoniere, si lavano le mani. Solo dopo entrano nella stanza del tè, un ambiente in cui sono collocati i tatami. Una volta che gli ospiti sono accomodati, il maestro del tè offre loro un pasto leggero (kaiseki), un dolcetto che serve ad attenuare il gusto forte e amaro della bevanda che consumeranno.
Poi fa girare tra i partecipanti una tazza, la stessa per tutti, che andrà ruotata nel palmo della mano per tre volte con un angolo di 45 gradi. Una movimento che serve a fare in modo che la decorazione interna della tazza si trovi di fronte al viso di chi sta preparando e quella esterna di fronte all'ospite. Prima di essere passata all'invitato successivo, la tazza viene pulita. Solitamente viene impiegato il tè matcha, un tè molto denso e amaro che viene preparato per sospensione e non per infusione.
Fondamentale la lentezza e l'armonia dei movimenti. Durante tutto lo svolgimento, il maestro del tè adotta una gestualità che esprime il distacco tipico della filosofia zen e ne richiama i fondamenti. Un approccio che guida e incoraggia gli ospiti a coltivare a loro volta la calma interiore e i quattro pilastri della cerimonia, cioè armonia, purezza, rispetto e serenità.