Film belli del 2018
Bim Distribuzione / Academy Two / 20th Century Fox

I film più belli del 2018

Al primo posto il gioiello giapponese "Un affare di famiglia". Sul podio "Foxtrot" e "Tre manifesti a Ebbing, Missouri"

Commedie nere mordaci o impegnate, fantasy sognanti, storie d'amore inconsuete, racconti che ballano col fato, favole di santità senza miracoli, ritratti famigliari insoliti... 

Ecco la nostra classifica dei film più belli del 2018, da vedere (tra quelli usciti nell'anno in Italia).

24) Black Panther di Ryan Coogler

Protagonista un personaggio Marvel innovativo: un supereroe nero, che vive in Africa, lontano da metropoli affollate e contesti urbani. Come guardie speciali ha delle donne, le Dora Milaje, guidate da un'energica Danai Gurira. Le ambientazioni di colori e rituali esotici all'inizio spiazzano ma ben presto tirano dentro. Un film inaspettatamente coinvolgente.

23) Dark night di Tim Sutton 

Quel film che non ti aspetti, di violenza evanescente, che pulsa e non si vede, ispirato al Massacro di Aurora, alla prima cinematografca de Il cavaliere oscuro - Il ritorno. In una sorta di acquario, galleggiano solitudini frammentate. Sei individui in un vuoto relazionale: ognuno di questi potrebbe essere il killer. Ipnotica la colonna sonora di Maica Armata.

22) L'ora più buia di Joe Wright

È irriconoscibile Gary Oldman sotto al trucco da Oscar, come bizzoso Winston Churchill, adiposo e biascicante. Ed è superlativo: Oscar anche a lui. Il film inquadra il primo ministro britannico anche nel suo lato privato, uomo e non solo politico dall'abile arte oratoria, di fronte alla sfida più grande: scegliere l'armistizio con la Germania nazista o resistere?

21) Paradise di Andrei Konchalovsky

Leone d'Argento alla Mostra di Venezia 2017, girato in un bianco e nero rigoroso, è una riflessione sulla Storia e sull'Olocausto, attraverso la narrazione di tre vicende personali, presentate a mo' di deposizioni davanti alla giustizia: un'aristocratica russa (la brava Yuliya Vysotskaya) arrestata dai nazisti, un collaborazionista francese (Philippe Duquesne), un ufficiale tedesco delle SS (Christian Clauss). Il finale spiazza e conquista.

20) Montparnasse femminile singolare di Léonor Serraille

Sorprendente debutto alla regia, è un eloglio dell'instabilità. Una commedia dallo sguardo sincero e tragicomico che segue la caduta e la capacità di rialzarsi di una giovane donna, che non strizza mai l'occhio allo spettatore. Caméra d'or come migliore opera prima al Festival di Cannes 2017.

19) The Party di Sally Potter

Una commedia britannica che vira in tragedia, scolpita da un bianco e nero essenziale e buona dose di cinismo e acume: una festa tra amici per celebrare una nomina politica volge al peggio. In poco tempo son messi in discussione stili di vita, ideologie, amicizie e amori. Ottimo cast: su tutti Kristin Scott Thomas e miss sarcasmo Patricia Clarkson

18) First man di Damien Chazelle

Non è lo Chazelle conquistatore viscerale ed estremo di Whiplash. Sa essere ora compassato, ora delicatamente intimo. Ritrae Neil Armstrong tra il 1961 e il 1969 nel suo essere uomo, padre, marito, ingegnere, pilota della Nasa, primo essere umano sulla Luna. Ryan Gosling lo segue, misurato, con i sentimenti trattenuti che escono dai silenzi.

17) Figlia mia di Laura Bispuri

Nella natura ruvida e selvaggia di una Sardegna che sa di ferite e amore, una storia di donne che è danza di avvicinamenti, fughe, ricerche. Valeria Golino e Alba Rohrwacher sono due madri che si contendono una figlia condivisa, ma senza isterie urlate e violenze lancinanti. Guidate da un legame superiore quasi ancestrale, la generosità della maternità.

16) Le ereditiere di Marcelo Martinessi

Film minimalista e delicato. Una coppia di donne mature, agiate, deve fare i conti con difficoltà ecomiche a cui è impreparata. Attraverso gli occhi spenti di una delle due, Chela (Ana Brun, Orso d'argento a Berlino), vediamo un Paraguay a tinte fosche poco noto, tra carte da parati, servizi di bicchieri, visite in prigione. E intanto quegli occhi spenti, nella riscoperta della propria autonomia, ritornano alla vita

15) La donna elettrica di Benedikt Erlingsson

Nelle meravigliose e struggenti distese di verde d'Islanda, la battaglia di un'eroica e bizzarra ecoterrorista (Halldóra Geirharðsdóttir) per difenderle. Una commedia simpaticamente insolita, mai scontata, che coniuga impegno e umorismo. La colonna sonora è una chicca, che prende fisicamente corpo nella narrazione.

14) Dogman di Matteo Garrone

A volte i buoni si ribellano, ma quando lo fanno non trovano la giusta misura, né il riscatto che si aspettano. Mentre gli occhi di cani in gabbia osservano la bestialità umana con stupore. Liberamente ispirato al delitto del Canaro di trent'anni fa, il film è ambientato in una periferia decadente dove l'unica legge sembra essere quella del più forte. Premiato a Cannes l'attore progatonista Marcello Fonte.

13) The Constitution - Due insolite storie d'amore di Rajko Grlić

Omosessualità, strascichi di nazismo, la tensione non sopita tra serbi e croati, l'incontro tra strati sociali diversi, la Storia che staglia la sua ombra sul presente. E poi l'umanità, così calda e avvolgente, sopra a ogni pregiudizio. Tutto è racchiuso con misura in un palazzo nel centro di Zagabria. Non senza una spruzzata d'ironia.

12) Roma di Alfonso Cuarón

Leone d'oro a Venezia 2018. Cuarón pennella i suoi ricordi d'infanzia, vissuta nel quartiere Roma di Città del Messico. Usa un bianco e nero intimo e un realismo sensibile, che scalda, pur senza appassionare, per dire il suo "grazie" alle donne che l'hanno cresciuto, in particolare alla sua domestica indigena interpretata dall'esordiente Yalitza Aparicio.

11) Lontano da qui di Sara Colangelo

Un bimbetto talentuoso, una maestra d'asilo insoddisfatta. In un remake di un film israeliano, la regista italoamericana offre l'osservazione complessa e sensibile di una donna emotivamente bloccata, soffocata dalla mediocrità. Ottima Maggie Gyllenhaal che le dà forma. Ora rassegnata, ora inquietante. Qual è il futuro della poesia e della bellezza nell'epoca degli smartphone e di Trump?

10) Lazzaro felice di Alice Rohrwacher

Ispirandosi a un fatto reale (una marchesa del centro Italia che, approfittando dell'isolamento di alcune sue proprietà, aveva mantenuto i suoi contadini all'oscuro della fine della mezzadria) si muove tra favola e verità durissima, disegnando una storia di santità senza miracoli. Dolce e incompresa. Perché la bontà è possibile. E spesso è ignorata. Premiata la sceneggiatura a Cannes. 

9) La forma dell'acqua - The shape of water di Guillermo del Toro

Il fantasy che ha vinto quattro Oscar, tra cui miglior film e miglior regia. Una fiaba di atmosfere acquose color verde marcio, vintage e seducenti, in un'America anni '60 da Guerra fredda. Sally Hawkins è lo scricciolo di donna, muta ed esile, che si innamora di una creatura anfibia: l'amore vince sulla paura del diverso.

8) Il filo nascosto di Paul Thomas Anderson

L'ultimo film di Daniel Day-Lewis (che si ritira dai set), come sempre fulgente, è un'opera magnetica, da lasciar decantare. Per palati che sanno godere di ritmi lenti e indagatori. Un intreccio di eleganza estetica, atmosfere sognanti, trame psicologiche complesse e oscure. Perché l'amore è oscuro. Mentre un diffuso sottofondo di piano o archi ipnotizza.

7) Wajib - Invito al matrimonio di Annemarie Jacir 

Piccolo grande film indipendente. In seguito all'usanza palestinese di consegnare personalmente le partecipazioni di nozze, un padre e un figlio si ritrovano a Nazareth, parlano, litigano, si riabbracciano, in un road movie che evidenzia criticità e difficoltà del vivere in una terra martoriata. 

6) Corpo e anima di Ildikó Enyedi

Orso d'Oro al Festival di Berlino. Sullo sfondo di un mattatoio industriale, silenzi, speranze e paure di un amore che nei sogni trova chiarezza e incontri, sotto forma di cervi leggiadri, più che nella realtà contraddittoria e respingente. A far abbassare corazze e timori la canzone evocativa What He Wrote di Laura Marling.

5) A beautiful day - You were never really here di Lynne Ramsay

Alla larga chi digerisce male violenza e tematiche crude (minorenni schiave del sesso). La regista britannica di ...e ora parliamo di Kevin conferma il suo sguardo personalissimo e intransigente, attento a estetica ed emozioni forti. Tra i tormentati flashback di Joaquin Phoenix, omone armato di martello dal cuore fanciullo, un dramma al contempo tremendo e poetico.

4) L'affido (Jusqu'à la garde) di Xavier Legrand

Sorpresa della Mostra di Venezia 2017, è un'opera prima che attraversa cuore e coscienza. Un film asciutto e tremendo sulla violenza domestica, di realismo intenso. Lo spettatore è anch'egli giudice della pratica di affido del piccolo Julien (lo splendido Thomas Gioria). Solo pian piano emergono dinamiche malate, minacce sommesse, paure taciute. Leone d’Argento e  Leone del Futuro.

3) Tre manifesti a Ebbing, Missouri di Martin McDonagh

Frances McDormand è una madre in cerca di giustiza, l'antieroina furiosa di una commedia provocatoria, cruda e divertente, dove la rabbia genera una valanga di rabbia. Deflagrante. Sul filo di una sceneggiatura dirompente, con un umorismo nero godereccio e un Sam Rockwell incontenibile, poliziotto razzista e omofobo da prendere a pugni. Due Oscar per gli attori. Ma il film avrebbe meritato anche più premi.

2) Foxtrot - La danza del destino di Samuel Maoz

La disperazione fa coppia con la giocosità, la rabbia con l'ironia, interni patinati e simmetrici con esterni fangosi, in un racconto in tre atti da stili e registri diversi. Protagonisti un padre distrutto dalla morte del figlio e un soldato annoiato poco più grande di un bambino. E tra loro la danza senza uscite del fato. Come il foxtrot, ballo in cui il ballerino torna sempre al punto di partenza: Israele è lì, impantanato in una guerra perenne. Leone d'argento alla Mostra del cinema di Venezia 2017

1) Un affare di famiglia di Kore-eda Hirokazu

Come sembra vicina la felicità nello sgangherato gruppo famigliare di questo film gioiello giapponese. C'è una nonna, forse un padre, una madre, una sorella, un figlio. E l'ultima dolce arrivata. Vivono di poco niente, di espedienti, stretti in una misera abitazione di pochi metri quadri, ripresi in un realismo eppure poetico. Ma niente è come sembra. Perché l'amore a volte è nei legami che si scelgono, non in quelli di sangue. E l'amore ha luci, sì, ma anche ombre. Palma d'oro a Cannes.


NB: Ho perso la visione di alcuni film potenzialmente interessanti usciti in Italia nel 2018. Se nel recuperarli mi imbattessi in qualche film meritevole, entrerà successivamente in questa lista. 

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Simona Santoni

Giornalista marchigiana, da oltre un decennio a Milano, dal 2005 collaboro per Panorama.it, oltre che per altri siti di testate Mondadori. Appassionata di cinema, il mio ordine del giorno sono recensioni, trailer, anteprime e festival cinematografici.

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