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Libri sempre più necessari: La Peste di Camus, nuova traduzione

Bompiani ripubblica il romanzo di Orano nella versione di Yasmina Melaouah. Il racconto del corpo a corpo con la scrittura dell'autore

Altri libri:
→ Sergio del Molino
→ Richard Ford

17 ottobre 2017 - L'irrinunciabile di oggi, irrinunciabile da quando venne pubblicato la prima volta nel 1947, è La peste di Albert Camus. meglio: la nuova traduzione del romanzo di Orano, realizzata per Bompiani da Yasmina Melaouah.

Che il romanzo di Camus sia fra i libri imperdibili è quasi ovvio e non tocca certo a me argomentare il giudizio. La faccenda della nuova edizione rende però il tutto meno scontato, sia per la traduzione, sia perché Yasmina Melaouah ci ha raccontato il suo lavoro in un lungo articolo, quasi in forma di diario, sull'Indice dei Libri on line.

Rispettare le parole, scrive per esempio Melaouah,

"non ingannare. Lo sa qualunque traduttore, lo sa sempre, ma ci sono libri che ti chiamano a un rigore più spietato, perché parlano a nome di tutti, perché la voce che accompagna il lettore non è semplicemente quella di un protagonista. La voce che avevo cercato non era – solo – la voce del dottor Bernard Rieux, ma la voce della città Orano, la voce della comunità degli uomini colpita dal flagello della peste. Qualunque comunità di uomini, qualunque flagello. Si era trattato, per me, in tutti i mesi di corpo a corpo con il romanzo, di ascoltare pazientemente quella voce. Cercarla in fondo a tutto quello che da quarant’anni questo romanzo aveva detto, fatto, risuonato dentro di me. Per questo ho vagato in preda all’irrequietezza, come una traduttrice nomade ho abitato case altrui sperando che fossero il più vuote possibili, ho cambiato tavoli, finestre, scorci di cielo, per far saltare tutta l’enorme incrostazione d’amore e di studio, di esperienza privata e di letture critiche che come un persistente rumore di fondo intorbidivano quella voce che volevo ascoltare e – poi – dire. Alla fine del percorso, capivo."


SERGIO DEL MOLINO

11 ottobre 2017 - Quello di oggi è un piccolo omaggio a Franco Cordelli e al suo stile nello scrivere dei libri che legge. Non che si possa sempre essere d’accordo con lui - per esempio sul modo liquidatorio con il quale alcune settimane su "La lettura" del Corriere fa ha ribadito la sua stroncatura di Stoner di John Williams.

Tuttavia, le sue recensioni e i ragionamenti attorno al leggere oltre che su quel che si legge, sono spesso di stimolo a considerare in modo ampio gli autori e i contesti e a guardare con sguardi sovente sorprendenti e capaci di illuminare.

Domenica scorsa 8 ottobre ha scritto in modo quasi commovente - sempre sull'inserto del Corriere -  di memoir a proposito di un memoir di uno scrittore spagnolo nato nel 1979: Sergio del Molino e del suo libro, Nell'ora violetta (Sellerio). Un libro sulla malattia e la morte del figlio: «[...] il libro più struggente, più caro, da tenere in mano e di continuo riaprire come fosse per manifestare a questo padre che egli ha un fratello [...]» Dice ancora Cordelli: è un libro in cui l'autore ha scritto al fuoco del presente - non di un ricordo, del ricordo in sé, ma di ciò che avviene in questo momento, ovvero che continuerà ad avvenire».



RICHARD FORD

10 ottobre 2017 - Oggi ci occupiamo di un libro da poco pubblicato dallo scrittore americano Richard Ford, Tra loro (Feltrinelli 2017, titolo originale "Between them"). È un volumetto con due memoir scritti a decenni di distanza l'uno dall'altro. Il primo dedicato al padre, morto quando lo scrittore aveva 16 anni, nel 1960 e scritto nel 2015, L'altro scritto nel 1981, subito dopo la morte della mamma di cancro. 

Per alcuni motivi, anche di esperienza personale con mio padre, sono rimasto molto colpito soprattutto dal primo scritto. In particolare, mi ha catturato il lavoro di ricordo di Ford della vita del padre, Parker, nello sforzo che un bambino o un ragazzo adolescente riesce ad afferrare, a intuire a capire. E lo sforzo che l'adulto, nel ricordare il padre ormai molto da decenni, e se stesso ragazzino nelle relazioni col padre, compie per non forzare impressioni, conclusioni, per guardare al padre e a se stesso oltre attraverso l'esperienza di un uomo, 50 anni dopo.

Parker, Richard e la madre Edna vivevano nel sud degli Stati Uniti. Richard è nato nel 1944 a Jackson, Mississippi. Parker è un commesso viaggiatore che, prima della nascita dell'unico figlio, attraversava con la moglie al fianco gli stati del Sud che a fatica stavano uscendo dalla Grande Depressione. Dopo l'arrivo di Richard, la famiglia assume nuove forme, con madre e figlio che passano la settimana ad attendere i fine settimana e il ritorno di Parker.

I due memoir di Tra loro sono grandi esempi di essay, scritti dalla penna robusta e sicura di un romanziere. Ogni linea è acuminata e naturale come dovrebbe essere ogni resoconto - anche parziale - di una vita e il tentativo di ricordarla proprio come era.

Le pagine che più hanno lasciato il segno sulla mia lettura sono certamente quelle sulla morte del padre; sugli anni trascorsi fra il primo infarto e il secondo, che uccise Parker.

Senza fiato son rimasto quando ho letto, a pagina 38 della traduzione Feltrinelli, parole che ho pensato con intensità - in forma assai meno elegante e penetrante di Ford e "solo" 28 anni dopo la morte di mio padre - anche io: «Lui mi chiamava "figliolo". Io lo chiamavo "papà". La gente diceva che gli somigliavo. Non avrebbe mai immaginato che settant'anni dopo non riesco a ricordare il suono della sua voce, anche se lo desidero ardentemente».

CAPORETTO

8 ottobre 2017 - A pochi giorni di distanza dalla data che segna il centenario della sconfitta e della "rotta" di Caporetto - 24 ottobre 1917 - della quale ci occuperemo nei prossimi giorni, comincio col citare un libro uscito nel 1969, poco dopo il cinquantesimo anniversario.

Si tratta de La Storia politica della Grande Guerra, di Piero Melograni (Mondadori 1969). Un classico della nostra storiografia sulla prima guerra mondiale, il volume di Melograni, nato nel 1930 e autore di molti studi sul Novecento, ha due capitoli specificamente dedicati a Caporetto scritti con rara chiarezza e lucidità. Ottime introduzioni per chi conosce poco la questione ma anche un buon ripasso per chi ha chiaro il quadro ma gli sfuggono alcuni dettagli decisivi. Soprattutto ammirevole il distacco con il quale prende in considerazione le varie principali interpretazioni sulle cause della disfatta.

I capitoli a cui faccio riferimento sono il V: Il 1917 prima di Caporetto e il VI: La battaglia di Caporetto: cause e svolgimento.

Ovviamente meritano la lettura anche i precedenti capitoli sull'entrata in guerra, la condotta della guerra, i rapporti fra Stato maggiore e governo e il successivo sulla resistenza sul Piave e la controffensiva fino a Vittorio Veneto e all'armistizio del 4 novembre 1918.

Ma in occasione del centenario di Caporetto, i due capitoli citati sono particolarmente godibili, anche per la prosa pacata di Melograni e l'alternarsi fitto di citazione di opere e documenti e memorie di protagonisti. Gli anni in cui scrisse, inoltre, furono immediatamente successivi alla pubblicazione della relazione su Caporetto dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore.

Insomma un libro davvero importante per ricominciare a considerare Caporetto e l'importanza che ha avuto nella storia d'Italia.

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Luigi Gavazzi