Huawei: perché l’Italia è un Paese in cui investire
Economia

Huawei: perché l’Italia è un Paese in cui investire

Il colosso cinese sigla un accordo con il MISE e il MIUR. Obiettivo: formare talenti per la fabbrica intelligente e lo sviluppo di tecnologie a banda larga

L’Italia sta tornando a essere stimolante per gli investitori. A certificarlo il Foreign Direct Investment Confidence Index, l’indice stilato dagli gli analisti di A.T.Kearney che definisce le potenzialità di tutti i Paesi del mondo per ciò che riguarda la capacità di attrarre capitali dall’estero. Dopo quasi 10 anni fuori dalla top 25 - si legge nel rapporto del 2015, il Belpease è tornato a essere competitivo, ed è oggi la 12esima destinazione al mondo preferita per investire. Meglio di noi in Europa solo Gran Bretagna, Germania e Francia.

Ma che qualcosa si stia muovendo lo si percepisce anche dalle mosse di tutte quelle grandi multinazionali straniere che negli ultimi anni hanno mostrato interesse per le opportunità offerte dal nostro sistema Paese. È il caso di Huawei, forse la più nota fra le società cinesi che operano nel settore dell’Information & Technology, protagonista in questi giorni di un’iniziativa che punta chiaramente a favorire lo sviluppo di competenze e tecnologie sul suolo tricolore.

Si tratta di un programma che prevede da un lato un finanziamento del valore di circa un milione di euro per progetti di ricerca e sviluppo con le Università italiane (nella fattispecie le facoltà di ingengeria di Pavia e il Politecnico di Milano) e dall’altro un percorso di tirocinio per quindici laureandi italiani presso il quartier generale di Huawei, a Shentzen (Cina).

L’accordo, annunciato ad Expo in occasione del China Day, vede il coinvolgimento del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR) e il Ministero dello sviluppo Economico (MISE ), e mira a formare futuri esperti capaci di introdurre i cambiamenti tecnologici necessari per realizzare la cosiddetta fabbrica intelligente.

Il Ministro della Ricerca dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, Stefania Giannini, ed Edward Chan, CEO di Huawei Italia Huawei Italia

"È un progetto di nicchia ma comunque ambizioso", ha sottolineato alla conferenza di presentazione il Ministro dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini, soffermandosi soprattutto sugli aspetti di valorizzazione del talento. Cina e Italia si conoscono da tempo, con alcuni tratti comuni anche nella modernità. Sono grandi produttori manifatturieri, anche se in scale diversa, ma soprattutto sono due paesi che hanno deciso di investire nel capitale umano e nella digitalizzazione del settore industriale per il recupero della competitività. Iniziative come queste ci dimostrano che l’Italia può ambire a diventare una vera e propria knowledge valley, un'area destinata allo sviluppo della competenza nel quale è forte il valore del capitale intellettuale umano".

"Crediamo che l’italia sia un Paese capace di incubare talenti e vogliamo aiutarli a esprimere il loro potenziale, a crescere per affrontare le sfide di un mercato industriale in continua evoluzione", ha aggiunto il CEO di Huawei Italia Edward Chan. "Per una società che investe ogni anni almeno il 10% del proprio fatturato in Ricerca e Sviluppo questo è l'unico modo per progredire".

Per Huawei, che è presente in Italia dal 2004, si tratta dell’ennesimo attestato di fiducia nei confronti dell’ecosistema tricolore, dopo l’istituzione del centro mondiale di Ricerca e Sviluppo Microwave di Segrate (Milano) e degli Innovation Center di Milano, Roma e Torino. Gli investimenti nelle Università italiane, ha spiegato Renato Lombardi, VP Microwave Product Line Huawei Technologies, rientrano in un programma di respiro internazionale e verteranno nello specifico sul 5G e sullo sviluppo di tecnologie per l’accesso cablato su rame.

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