Spread a 300 punti, 5 cose da sapere
Un grafico che riassume l'andamento dello spread
Economia

Spread a 300 punti, 5 cose da sapere

Perché l’aumento dei tassi sui Buoni del Tesoro danneggia lo Stato, le imprese e le famiglie

Di nuovo in salita, fino a oltre 270 punti base, che corrispondono al 2,8%. E’ l’andamento odierno dello spread Btp/Bund, cioè il differenziale di rendimento tra i titoli di stato italiani con scadenza a 10 anni, che si sta impennando giorno dopo giorno da quando è scoppiata la crisi politica che vede contrapposti il presidente della repubblica Mattarella e la maggioranza Lega-5Stelle. 

Oggi lo spread ha toccato persino i 320 punti, il massimo dal 2013, per poi arretrare un po’ verso la fine della giornata, pur rimanendo su livelli elevati. Ma perché è così importante tenere d’occhio lo spread e bisogna temere una sua rapida salita? Ecco, di seguito, cinque cose da sapere  per avere una risposta. 

Debito pubblico più costoso

Un aumento dello spread è la diretta conseguenza di un fenomeno: il calo dei prezzi sul mercato dei Buoni del Tesoro italiani, in particolare di quelli a medio e lunga scadenza come in Btp. Poiché nel nostro paese c’è una crisi politica, molti investitori internazionali temono addirittura che l’Italia possa uscire dall’euro e iniziano a venderli sul mercato perché considerano il nostro debito pubblico più rischioso di prima. I prezzi dei titoli di stato scendono, mentre salgono i rendimenti per chi li acquista adesso (e quindi sale anche il differenziale d’interesse con i Bund tedeschi, che vengono invece percepiti dal mercato come titoli più sicuri). 

Essendo considerato un paese po’ più "rischioso" di prima, l’Italia sarà dunque costretta a finanziare il proprio debito emettendo nuovi titoli di stato con interessi più alti che in precedenza. Il che, ovviamente, provocherà un peggioramento dei nostri conti pubblici e un aumento della spesa pubblica.

Rating a rischio 

L’aumento degli interessi sul debito sarà comunque graduale. Su oltre 2.300 miliardi di euro di stock di indebitamento, infatti, ogni anno giunge a scadenza “soltanto” qualche centinaio di miliardi di titoli di stato che, in caso di aumento dello spread, devono essere sostituiti da altri Buoni del Tesoro che offrono interessi più alti. In un primo momento, come avvenne anche nel 2011-2012, il maggior esborso per interessi a carico dello Stato italiano è nell’ordine di pochi miliardi di euro. 

Con una crisi politica grave, però, è molto probabile che le agenzie di rating abbassino di molto il loro giudizio sull’Italia, ritenendoci un debitore sempre meno affidabile. Quando viene declassato uno stato, di solito la medesima sorte tocca alle grandi imprese che vi risiedono e soprattutto alle banche, che hanno le casse piene di Buoni del Tesoro. 

Difficoltà per le banche 

Essendo state declassate nel rating, le banche hanno dunque maggiori difficoltà ogni volta che devono raccogliere denaro sul mercato per finanziarsi, per esempio emettendo obbligazioni sulle piazze internazionali. Di conseguenza, le stesse banche sono costrette a essere meno generose con i clienti quando concedono soldi in prestito. 

Prestiti più cari 

Con un aumento significativo dello spread e una conseguente stretta creditizia, diventano dunque più cari i prestiti e i fidi concessi dalle banche alle imprese, con un conseguente freno alla crescita economica oggi in corso. 

Danneggiate anche le famiglie 

La stessa sorte tocca alle famiglie che vogliono indebitarsi, soprattutto a quelle che stanno per accendere i finanziamenti di importo più elevato come i mutui. E' dunque probabile che le banche facciano pagare il conto delle loro difficoltà anche ai clienti privati anche se, va ricordato, le ripercussioni vi sarebbero soprattutto per chi deve accendere un prestito ex-novo e non per chi ne ha già uno, soprattutto se è a tasso fisso ed è stato  sottoscritto in passato a condizioni più vantaggiose. 

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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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