Ilva
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Economia

Ilva, ecco cosa potrà succedere dopo l’annullamento della gara

Tra gli scenari possibili c’è una proposta migliorativa da parte di ArcelorMittal, ma anche la presentazione di un nuovo bando

Svolta clamorosa nella vicenda riguardante il futuro dell’Ilva di Taranto. Il ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio ha infatti annunciato che esisterebbero i presupposti per avviare la procedura che potrebbe portare all'annullamento della gara per la cessione degli stabilimenti siderurgici pugliesi ad ArcelorMittal.

Una decisione quasi inevitabile dopo le criticità rilevate dall’Anac, l’Autorità anti corruzione, riguardanti il precedente bando di gara che aveva assegnato circa un anno fa l’Ilva ad Am Investco, la cordata controllata appunto da ArcelorMittal, principale produttore mondiale di acciaio.

Ma cerchiamo di capire quale sia la situazione attuale degli stabilimenti di Taranto e quali scenarialternativi potrebbero ora aprirsi con la possibile, quanto probabile, decisione del governo di annullare la gara precedente.

Accordo difficile, ma possibile

Allo stato dell’arte, come già in parte accennato, lo stabilimento Ilva di Taranto risulta assegnato, dopo lo svolgimento di una gara, alla cordata Am Investco, che vede come capofila con l’85% la multinazionale franco-indiana dell’acciaio ArcelorMittal. Il successo del bando però non aveva di certo risolto tutti i problemi.

Innanzitutto alla Am Investco era stato chiesto, da parte del governo italiano, di rimodulare le proprie richieste occupazionali, e soprattutto di migliorare il progetto riguardante l’impatto ambientale.

In secondo luogo rimaneva tutta aperta la partita sindacale, con le parti sociali impegnate a richiedere ai nuovi proprietari tutta una serie di garanzie non solo occupazionali, ma anche industriali.

In questo contesto, di suo già poco stabile, si è inserita ora la sentenza dell’Anac che potrebbe infliggere a questo punto un colpo mortale a tutta la trattativa. E allora in questo senso vediamo quali altri prospettive potrebbero aprirsi.

Trenta giorno e poi…

Intanto, come ha confermato lo stesso ministro Di Maio, l’indagine che potrebbe portare all’annullamento della gara, durerà, come stabilito per legge, 30 giorni.

Un lasso di tempo nel quale ArcelorMittal potrebbe proporre modifiche al proprio progetto iniziale, in modo tale da superare le criticità espresse dall’Anac. Una prospettiva valutata con attenzione dal governo, se si pensa che nella giornata di oggi è previsto proprio un incontro tra il ministro Di Maio e i manager della multinazionale franco-indiana.

Altre strade possibili

In alternativa si potrebbe pensare a una totale riformulazione del bando, con la realizzazione di una nuova gara, per la quale però si stenta a comprendere chi possano essere eventuali altri soggetti interessati.

La concorrente di Am Investco nel precedente bando infatti, la Acciaitalia, al momento risulta ufficialmente in liquidazione. Ed è difficile che altri imprenditori italiani, seppur sostenuti dalla possibile discesa in campo della Cassa depositi e prestiti, evocata tra l’altro fin troppo in questo periodo, possano avere la forza industriale e finanziaria per competere con colossi del calibro di Arcelor Mittal.

Fuori gioco infine risulta anche il colosso Jindal, che aveva sostenuto la cordata Acciaitalia e che nel frattempo ha rilevato con successo gli stabilimenti siderurgici di Piombino. Insomma, una partita complicata e delicata, della quale si intravede con difficoltà un possibile esito.

Sullo sfondo intanto resta però la situazione drammatica degli stabilimenti di Taranto, che dal fronte sindacale si denuncia siano ormai allo stremo, e necessitano urgentemente di nuovi investimenti. Proprio quelli che Arcelor Mittal aveva promesso di mettere in campo prima che tutto si bloccasse.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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