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Volata Champions League, chi sta meglio (e chi peggio)

Volata Champions League, chi sta meglio (e chi peggio)

Ci sono cinque squadre racchiuse in due punti e un solo posto per l’Europa che conta. E’ il ticket che vale non meno di 40 milioni di euro, vitale per i bilanci di tutti i club

La traversa di Orsolini a Udine e la rincorsa affannosa della Lazio al Parma all’Olimpico hanno disegnato una volata Champions League che più appassionante non si poteva immaginare. A quattro giornate dalla fine, togliendo l’Atalanta che ha un piccolo ma significativo vantaggio alle spalle di Napoli e Inter, ci sono cinque squadre racchiuse in un fazzoletto minuscolo di due punti: un solo passaporto in palio per l’Europa che conta davvero, quella che tiene in piedi e nobilita stagioni e bilanci societari.

Un’ammucchiata mai vista prima a 360 minuti dal fischio finale del campionato. Tutti hanno motivo per crederci, ma anche tonnellate di rimorsi per essersi ridotti in extremis a cercare di strappare l’obiettivo minimo, nel caso delle big, o il sogno di una vita per le altre. Una situazione che peserà anche sulla volata finale che si gioca in un mix delicato di opportunità dettate dal calendario, condizione fisica e approccio mentale. Vincerà (meglio, arriverà quarta) quella che riuscirà a galleggiare con maggiore leggerezza sul mare di trappole disseminate da qui al 25 maggio.

Stato di forma, morale, calendario rimanente e abitudine a lottare per questo traguardo: ecco i parametri scelti per provare a fare le carte a questo sprint in cui restano da giocare anche diversi scontri diretti ed altri match contro grandi della Serie A che sono fuori dalla mischia, ma che rappresentano sempre impegni probanti per chiunque.

Stato di forma: Roma e Bologna stanno meglio delle altre

A fine stagione la condizione fisica comincia ad essere un problema per tutti. Tutte le contendenti hanno affrontato le fatiche extra dell’Europa, seppure in forma diversa, e lo sforzo sta presentando il conto. Il punto di partenza è che si gioca ad armi pari, la sensazione è che qualcuno abbia più benzina in corpo e meno infortuni degli altri. Vola la Roma di Ranieri, che sta mettendo in mostra una tenuta fisica notevole se è vero che fin qui ha giocato 48 partite non lesinando energie. L’infortunio di Dybala rischiava di essere un handicap e, invece, ha liberato il talento di Soulé. Voto alla condizione: 8 su 10.

Anche il Bologna di Italiano sta bene. La fatica dell’ultimo match a Udine non deve trarre in inganno perché i felsinei hanno sprigionato nelle settimane precedenti scintille di brillantezza abbaglianti per gli avversari e hanno opzioni in panchina per giocare più partite dentro la stessa. E’ vero che il ko di Ndoye toglie per un po’ un uomo centrale, ma la condizione complessiva è sufficiente per tentare di sfruttare le chance: voto 7.

Mezzo gradino più in basso la Juventus che corre, ma ha un problema infortuni non banale in difesa. Tudor ha ridato linfa anche atletica al gruppo, manca ancora della continuità anche di prestazione fisica dentro la stessa partita. I bianconeri si accendono e si spengono troppo spesso. Voto: 6,5.

Appena sufficiente la Fiorentina, l’unica che deve ancora gestire l’impegno europeo dal momento che si è guadagnata la semifinale di Conference League contro il Betis. Palladino deve gestire le forze, che non sono molte: voto 6 meno. In riserva sembra la Lazio di Baroni e l’andamento incostante delle ultime prestazioni lo dimostra.

Morale: la grande rincorsa (non ancora compiuta della Roma)

La testa dice Roma, senza se e senza ma. Ranieri ha compiuto un miracolo vero rimettendo in piedi una squadra e un’ambiente che stavano scivolando verso l’anonimato di una stagione da metà classifica. La striscia di 18 risultati utili consecutivi (13 vittorie e 5 pareggi), il miglior 2025 della Serie A, successi pesanti come quello di San Siro e un progressivo riavvicinamento a quell’obiettivo che pareva irrealistico: i giallorossi viaggiano sulle ali dell’entusiasmo e ormai non si nascono più. Anzi.

Nessun altro può contare su un abbrivio simile, nemmeno il Bologna miracoloso che rischia l’effetto “braccino del tennista” come accadde anche un anno, quando Thiago Motta mise insieme un finale da due sole vittorie nelle ultime 8 prima di agguantare il quinto posto che valeva la Champions League. La Lazio è in depressione e fischiata dai propri tifosi, la Fiorentina vive sull’altalena emotiva di risultati senza continuità con un ambiente che si mette continuamente in discussione, la Juventus ha vissuto come una doccia gelata la caduta di Parma e guarda con ansia alla doppia trasferta in casa di Bologna e Lazio sapendo di non avere margini d’errore. E di essere quella che rischia di più, se dovesse stare fuori.

Calendario: difficile per tutti, ma…

Qui si arriva al cuore della sfida. Ci sono almeno tre scontri diretti e due riguardano proprio i bianconeri, attesi da Bologna e Lazio in rapida sequenza. La volata Champions League della Juventus dipenderà molto dall’esito di questi confronti ma, a cascata, quei risultati influenzeranno anche il destino delle altre. Nessuno ha un calendario semplice, la differenza la potranno fare i dettagli, compresa la scansione dei big match.

La 35° giornata è quella di Bologna-Juventus e Roma-Fiorentina, la 36° vede in programma Lazio-Juventus e la 37° Fiorentina-Bologna. In più ci sono l’Atalanta sulla strada della Roma, l’Inter per la Lazio e il Milan per Bologna e Roma. Senza considerare gli intrecci con la corsa salvezza che a fine stagione possono fare tutta la differenza del mondo.

Abitudine: Juventus e Ranieri si fanno preferire

Peserà anche l’abitudine a lottare per la Champions League. Del rischio “braccino” del Bologna si è detto e lo stesso può valere per la Fiorentina che ha anche la piacevole distrazione di una Conference League da inseguire con ferocia: l’obiettivo è tornare in finale per vincerla dopo le delusioni degli ultimi due anni. Le due romane e la Juventus non hanno grandi differenze perché storicamente sanno come si sta a queste altezze.

Semmai è Ranieri il più abituato, mentre per Tudor e Baroni c’è l’incognita della prima volta da compensare che la solidità dei rispettivi ambienti. La Juventus ha addosso tutta la pressione del mondo perché quei milioni (tanti) sono essenziali per evitare il nuovo aumento di capitale già messo a disposizione da Elkann e il dover nuovamente ripartire da zero, o quasi. Anche i Friedkin, però, guardano al traguardo mai raggiunto bramandolo per dare una svolta al futuro della Roma.

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