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Lo scudetto del Napoli di Aurelio De Laurentiis

Lo scudetto del Napoli di Aurelio De Laurentiis

Le scelte del presidente, la programmazione avviata nel 2022, il riconoscimento degli errori e la capacità di convincere Conte. ecco perché il tricolore premia prima di tutto il patron partenopeo

Lo scudetto di Aurelio De Laurentiis, prima ancora che di Antonio Conte. Per rileggere la cavalcata del Napoli verso il quarto titolo della storia bisogna invertire il punto di partenza. È vero che il tecnico più vincente del calcio italiano, quando si tratta di accelerare dei progetti sportivi, ha trapiantato a Napoli una cultura della vittoria che sembrava impossibile far attecchire nell’arco di pochi mesi, però fermarsi a questo dimenticando tutto il resto rischia di far perdere di vista cosa è davvero accaduto in questa stagione al Maradona.

Basta un dato per aiutare: la rosa messa a disposizione di Conte è quella che ha avuto il valore al momento dell’acquisizione dei cartellini dei giocatori più alto dopo la Juventus. Più dell’Inter dei parametri zero e del Milan dei piani di ritorno alla massima competitività. De Laurentiis non ha badato spese dell’ultima estate, quella dei 150 milioni investiti pur non essendo riuscito a cedere Osimhen, e lo stesso aveva fatto nel 2022 chiudendo il ciclo precedente e aprendo quello che avrebbe portato subito al tricolore di Luciano Spalletti.

Spesso il presidente è accusato dei tifosi napoletani di non voler dare corpo ai sogni. La cessione di Kvaratskhelia nella sessione di gennaio, senza che arrivasse un sostituto adeguato, lo ha rimesso nel mirino della critica e dello stesso Conte, ma i numeri raccontano una storia diversa.

Non solo, anche nelle scelte questo è più che mai lo scudetto di De Laurentiis. Ha avuto il coraggio e la forza di convincere Conte a sposare Napoli e il suo progetto, gli ha garantito mano libera e ha rispettato il patto del silenzio defilandosi anche quando avrebbe avuto voglia di rispondere alle critiche e punzecchiature. Non solo quelle provenienti da fuori, ma soprattutto quelle indirizzategli direttamente dall’interno del gruppo tecnico. Un sacrificio che ha pagato e che deve essere riconosciuto all’uomo cui i napoletani devono il grande merito di aver restituito alla piazza centralità nel panorama calcistico Italiano ed europeo.

In uno dei suoi sfoghi nel finale di stagione Antonio Conte lo ha velatamente accusato di non fare programmazione, ma di improvvisare. Non risponde a verità. Qualunque sia l’opinione nei confronti di ADL, è un dato di fatto che questo ciclo del Napoli nasce da una ferrea programmazione cominciata ben prima dell’estate degli adii eccellenti. Persi Insigne, Koulibaly, Mertens, Fabian Ruiz e altri, in molti hanno ritenuto che il Napoli stesse ridimensionandosi dopo aver solo accarezzato la vittoria nello scudetto. De Laurentiis sapeva spiegato che si trattava di un’operazione non rimandabile per mettere in equilibrio il club, ma che l’ambizione restava la stessa e i fatti gli hanno dato ragione.

Aver compreso e accettato la quantità di errori commessa nei mesi post scudetto nel 2023, facendo il ravvedimento operoso nelle scelte successive, è un’altra radice dell’albero dello scudetto. Il titolo strappato all’Inter passerà alla storia come un capolavoro di Antonio Conte che merita applausi e vetrine: non da solo, però, perché il contributo di De Laurentiis è stato centrale nel costruire una stagione da favola su cui innestare anche il futuro.

Serviranno risorse ingenti, programmazione e grande lungimiranza per trasformare un gruppo perfetto per rincorrere un solo obiettivo in una squadra che possa reggere l’urto della stagione multitasking, con la super Champions League a drenare energie fisiche e psicologiche. Questa è la sfida che attende il Napoli, raccogliendo l’eredità della cavalcata tricolore. Un lavoro cui De Laurentiis non si può sottrarre ma che non è detto Conte voglia affrontare. Anche per questo non è realistico ignorare il peso del presidente in quanto di bellissimo sta capitando al popolo napoletano.

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