La prima, storica, qualificazione di Capo Verde alla fase finale di un Mondiale di calcio è una storia bellissima che vale la pena di essere raccontata. Mai una nazionale espressione di un paese così piccolo (4.033 chilometri quadrati) si era arrampicata fino al sogno del torneo iridato e solo una volta – Islanda nel 2018 in Russia – era successo a una nazionale con meno abitanti dei 611mila circa che popolano le isole capoverdiane e oltre 500 km di distanza dal Senegal.
Insomma, la magia del calcio che ha anche qualche legame con l’Italia visto che l’eroe di questa storica qualificazione è stato Dailon Rocha Livramento, noto in Serie A per il suo passaggio con la maglia dell’Hellas Verona. Per iscriversi al Mondiale 2026, Capo Verde ha compiuto un miracolo calcistico di assoluto rilievo, tenendo dietro nel suo girone di qualificazione niente meno che il favoritissimo Camerun del presidente federale Eto’o, ora costretto alla stretta strada degli spareggi internazionali per non mancare l’appuntamento mondiale.

Capo Verde al Mondiale partendo dalla posizione 70 nel ranking Fifa
La nazionale di Capo Verde ha meritoriamente approfittato dell’allargamento delle maglie verso la fase finale del Mondiale riservato alle nazionali africane. Nell’edizione della prossima estate saranno 9 sulle 48 iscritte, prima volta con una platea così ampia: risultato costruito nel corso degli anni con partecipazioni sempre più qualitative dopo i primi tentativi folkloristici degli anni Ottanta.
Capo Verde si è guadagnata il pass sul campo partendo dalla 70° posizione del ranking Fifa, 13° tra le squadre della Caf (confederazione africana). In passato non si era mai nemmeno avvicinata a un risultato simile e nel suo palmarès figurano i quarti di finale nella Coppa d’Africa 2024 come miglior piazzamento mai raggiunto in una competizione ufficiale. Un bel balzo in avanti che ha suscitato entusiasmo nella capitale Praia e nel resto delle isole dove i match decisivi sono stati seguiti con grande passione.
La Fifa e criteri di accesso al Mondiale che penalizzano l’Europa (e l’Italia)
Celebrato Capo Verde con la sua favole, però, è anche doveroso segnalare che il Mondiale extra large voluto dalla Fifa e che debutta in Stati Uniti, Messico e Canada nell’estate 2026 è lontanissimo dall’essere espressione del meglio del calcio internazionale. C’è un problema evidente di squilibrio nei criteri di ammissione, pensati su presupposti di politica sportiva più che sul merito del campo. Ad essere penalizzata in modo insopportabile è l’Europa che qualifica 16 nazionali su 48 (33%) pur essendo il cuore pulsante del football mondiale.
Se l’Italia di Gattuso mancherà la qualificazione al Mondiale per la terza volta di fila sarà solo colpa sua, sia chiaro. Però è evidente che il sentiero europeo è molto più stretto rispetto a quello di altri continenti, non solo il Sud America che manda alla fase finale 6 squadre su 10 (60% certo) più una settima iscritta agli spareggi internazionali. La Uefa ha a disposizione 16 slot da mettere in palio tra 54 federazioni: 29,6%.
Ed è fattuale che, secondo il criterio meritocratico, sarebbero molte più le europee a doversi andare a giocare la Coppa del Mondo. Prendendo il ranking Fifa (mese di settembre 2025) ce ne sono 8 nella Top10, tutte tranne Argentina e Brasile, 11 nelle prime 20 e addirittura 25 se si ferma il taglio a 48, quante sono le ammesse al Mondiale 2026. Uscire per mano della Norvegia di Haaland (31°) è un demerito ma anche la conseguenza di un livello altissimo di competizione. In Europa con una sconfitta sei ai playoff, in Sud America il Brasile di Ancelotti si è qualificato senza problemi facendo 1m55 punti di media, perdendo 6 partite, pareggiando due volte con il Venezuela (numero 49 del ranking Fifa).
Il presidente della Uefa, Aleksandr Ceferin, dovrebbe battere i pugni sul tavolo della Fifa per pretendere un riallineamento. Non si può tornare al passato quando il Mondiale era un campionato europeo allargato, 10 su 16 in Argentina nel 1978 o 14 su 24 a Spagna ’82, ma nemmeno accettare che il meglio del calcio internazionale debba logorarsi in qualificazioni in cui non è ammesso il minimo passo falso.
Al Mondiale 2026 andranno, beati loro, Uzbekistan (54° ranking Fifa) e Giordania (62°) uscite vincenti dalle qualificazioni che riconoscono all’Asia 8 posti più uno agli spareggi globali. Nella Top48 Fifa ci sono solo quattro nazionali che vengono dalla politicamente forte AFC. Nell’urna pesano loro come le europee, è la democrazia, ma lo sport dovrebbe essere prima di tutto il premio al merito.
