Il gong è suonato. Terminata la sessione estiva del calciomercato, tre mesi di infinite trattative (e tempi morti) che lasciano in eredità rose e squadre con cui le 20 della Serie A affrontano la stagione. Non è stato un mercato poverissimo, nel senso che molte big hanno investito cifre ingenti per cercare di correggere gli errori strutturali dello scorso anno. C’è chi lo ha fatto attingendo alle riserve messe via con lungimiranza, chi reinvestendo i denari guadagnati andando avanti in Europa e facendo il pieno di bonus e premi e chi ha prima venduto in maniera massiccia e poi provato a costruire un nuovo progetto sportivo.
Sarà il campo a spiegare chi ha avuto ragione e chi torto. Qualche timido segnale si è colto nelle prime due giornate di un campionato che, come tradizione, si è avviato a sessione ancora aperta. Attenzione a confondere i segnali con sentenze definitive: nell’agosto 2024 il Napoli sembrava senza prospettive e dieci mesi più tardi festeggiava lo storico quarto scudetto con alla guida Conte.
Ecco le pagelle della sessione estiva del calciomercato 2025.
NAPOLI (voto 9) – De Laurentiis è stato il vero re del mercato. Ha iniziato convincendo Conte a restare e appianando le diversità di vedute dello scorso inverno, ha proseguito dotandolo di una rosa profonda e piena di qualità, ideale per comandare in Italia e provare a fare bene in Europa. La ciliegina sulla torta è stata la rapidità con cui il Napoli è andato su Hojlund, stanziando 50 milioni di euro, in reazione all’infortunio di Lukaku: solo un grande club si comporta così e i partenopei oggi lo sono senza discussione.
COMO (voto 8) – In riva al Lario non si bada a spese e il progetto dei fratelli Hartono è ancora in fase espansiva, in attesa del momento in cui anche loro dovranno far tornare i conti. Fabregas è stato trattenuto, così come il gioiellino Nico Paz (respinta offerta da 70 milioni di euro). Investito un centinaio di milioni di euro in una nidiata di giovani di talento sulla cui esplosione è impossibile non scommettere.
FIORENTINA (voto 7) – Il rinnovo di Kean, difeso dalle sirene arabe e prolungato fino al 2029, accompagnato all’arrivo di Dzeko e Piccoli hanno rinforzato l’attacco viola. Anche Comuzzo alla fine è rimasto e nella pagella queste conferme pesano più di una campagna acquisti che non ha aggiunto troppo a Stefano Pioli, chiamato a Firenze per provare a mettere le mani sul trofeo scivolato via negli ultimi tre anni.
CREMONESE (voto 7) – Davide Nicola ha avuto dagli Arvedi una rosa che sembra costruita per inseguire la salvezza. Baschirotto, Bondo, Terracciano, Zerbin, Pezzella e Sanabria: giocatori funzionali per un tecnico abituato a misurarsi con la parte bassa della classifica. L’avvio scintillante del campionato non deve, però, far illudere nessuno; ci sarà da soffrire.
UDINESE (voto 7) – A volte lavorare con calma e coerenza paga e questo è il caso dell’Udinese di Runjaic. La cessione di Lucca e Thauvin costringe a cambiare le abitudini della scorsa stagione, ma i friulani hanno già in casa quello che serve e lo valorizzano. Atta, Davis e Bravo, per fare tre nomi, sono i futuri gioielli da mettere sul mercato non dopo aver tratto da loro il massimo possibile per una squadra destinata a fare una stagione senza sofferenze.
CAGLIARI (voto 6,5) – Aver venduto Piccoli a prezzi da top player di categoria vale la promozione piena e sicura. Pisacane è una scommessa del presidente Giulini e dovrà non sbagliare nulla per far rendere una squadra che ha perso anche altri uomini importanti, ma che nel complesso non sembra essersi indebolita troppo.
INTER (voto 6) – I tifosi nerazzurri sono arrabbiati perché gli obiettivi top dichiarati (Lookman e Koné) sono sfumati. Però i big tutti confermati e i giovani che promettono tanto sono un valore. Sucic è pronto per essere titolare, Pio Esposito entra nel giro della nazionale, Bonny e Luis Henrique rinforzano la panchina. Il problema è che è stato avviato un nuovo ciclo senza cambiare nulla della rosa e che quelle che sembravano priorità (un difensore e un trequartista) sono rimaste sulla carta una volta sfumati gli obiettivi principali. Eccezione: l’ingaggio last minute di Akanji con partenza di Pavard, quasi come reazione al ko con l’Udinese. Chi spiega cosa è stato fatto? A Chivu va bene così?
JUVENTUS (voto 6) – Il voto è la media tra quanto consegnato a Tudor in attacco (8) e il resto che assomiglia a un’incompiuta su cui il tecnico croato dovrà parecchio intervenire. Comolli aveva troppi nodi da sciogliere, qualcuno impossibile, ed è al riparo da critiche eccessive per le cose che non sono andate. La sintesi è che il miglior colpo e chi è rimasto (Vlahovic compreso al netto delle questioni di bilancio), l’attacco è top in Italia ed Europa per profondità e varietà mentre a centrocampo e in difesa andrà tutto verificato. E’ proseguito lo smantellamento del progetto Next Gen, ormai ufficialmente la cassa dove prelevare il contante, sempre meno, da reinvestire.
BOLOGNA (voto 6) – Sulla fiducia, in Giovanni Sartori. Fiducia meritata in anni di carriera e che giustifica aver monetizzato con le partenze dei vari Beukema e Ndoye reinvestendo in altri ragazzi da valorizzare. Immobile ha fatto crac subito ma c’è Castro già pronto alle sue spalle. Intriga vedere Rowe nel calcio italiano.
LECCE, SASSUOLO e VERONA (voto 6) – Il campo dirà, ma tutte hanno allestito squadre che potranno rispondere al compito affidato: lottare, sudando fino alla fine, per mantenere la categoria. Nel caso del Sassuolo messa esperienza a centrocampo con Matic. Il Verona ha abituato ad eccellere nell’arte della ricerca del talento nascosto mentre nel Lecce post Krstovic incuriosisce la coppia formata dal giovanissimo Camarda e dalla chiamata di Corvino, Stulic.
GENOA e PISA (voto 5,5) – Il Genoa ha venduto tanto e comprato meno. La continuità di Vieira in panchina è un’ottima notizia per i tifosi del Grifone, però la linea alle spalle dell’attaccante è tutta da verificare. Il neopromosso Pisa ha messo insieme ragazzi e grandi nomi (Cuadrado su tutti). C’è riuscito?
PARMA (voto 5,5) – Ha venduto tanto e bene, come è giusto per una provinciale. La scommessa è il tecnico più giovane della Serie A cui è stata data una squadra tutta da verificare.
ROMA (voto 5) – I paletti imposti dalla Uefa dopo anni di bilanci in rosso hanno pesato. Gasperini sicuramente non ha avuto tutto quello che voleva e dovrà essere tenuto in conto nel tirare le somme della stagione. Manca un attaccante oltre a Ferguson (ottimo), al posto di Dovbyk che è rimasto per inerzia e nulla di più. La vicenda Sancho-George è stata quasi surreale, però qualcosa si è mosso e l’idea è che il ciclo possa partire con ritmo più lento ma anche con la possibilità di mettere le radici.
ATALANTA (voto 5) – La sintesi è che l’Atalanta di oggi è meno forte di quella della scorsa stagione. La cessione di Retegui a quelle cifre è stata un capolavoro, però a Juric che è una scommessa è stata affidata una squadra che ha ritrovato Scamacca e perso anche Lookman. Almeno fino a prova contraria. La gestione dell’eroe di Dublino può avere molte chiavi di lettura; di sicuro è stato dato un segnale forte a giocatori e procuratori, però è un fatto che i Percassi non abbiano avuto alcuna offerta che anche solo si avvicinasse ai 45 milioni messi sul piatto dall’Inter e ora debbano gestire un calciatore fuori rosa, scontento e che difficilmente manterrà lo stesso valore. Sempre che lo reintegrino, altrimenti il cortocircuito sarebbe completo.
MILAN (voto 5) – Urge spiegazione, perché il prodotto finale potrebbe essere meglio di quanto apparso in corso d’opera. Nkunku e soprattutto Rabiot sono stati guizzi prodotti dalla disperazione dell’inizio choc del campionato. Per il resto è stato un mercato da record di cessioni (applausi a chi le ha realizzate), mentre sulla costruzione della squadra la parola giusta è “improvvisazione”. Il cambio di modulo ad agosto inoltrato non giustifica tutto. Ad esempio: è logico che i due giocatori più forti della rosa, Leao e Pulisic, debbano adattarsi da punte dopo che per due mesi tutto era stato pensato per il 4-3-3? A centrocampo è stato fatto qualche pasticcio tra doppioni e colpi fatti prima che arrivasse Tare. Gli esterni di difesa sono rivedibili, il difensore pronto non è arrivato, sostituito da un ragazzo di 19 anni. Insomma, non sufficiente anche se Allegri ha esperienza e qualità per mettere tutto insieme.
TORINO (voto 5) – Il solito mercato da Torino dell’era Cairo. Comprensibile che i tifosi siano arrabbiati perché il Toro sembra non decollare mai ed essere lontano mille miglia dai proclami del suo presidente. Interessanti le scommesse su Asllani e Ngonge, rischiosa quella sul portiere Israel al posto di Milinkovic Savic.
LAZIO (senza voto) – Non poteva fare mercato. Non ha fatto mercato. Ingiudicabile.
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