La transizione energetica ha parole chiave ricorrenti: flessibilità, resilienza, ottimizzazione. Ma poche tecnologie riescono a incarnarle tutte insieme quanto la combinazione tra centrali idroelettriche a bacino e sistemi di accumulo BESS (Battery Energy Storage System). Non è solo una soluzione ingegneristica: è un salto di paradigma. L’idroelettrico, già una delle fonti più stabili e programmabili, entra in una nuova dimensione, in cui ogni goccia d’acqua diventa più preziosa, ogni kilowattora più intelligente.

Dossi, il laboratorio che racconta il futuro
L’impianto idroelettrico di Enel a Dossi in provincia di Bergamo possiede un sistema di accumulo a batterie al litio da 4 MW e 2 ore di accumulo e viene integrato direttamente nella rete dell’impianto, usando lo stesso trasformatore, senza interventi invasivi. Questa integrazione fa parte del progetto BESS4HYDRO, che mira a migliorare l’efficienza e la flessibilità delle centrali idroelettriche affiancando loro sistemi di accumulo BESS.
Il progetto dimostra che la transizione non è un esercizio teorico ma un processo industriale concreto. Una diga che si comporta come un impianto di pompaggio che, senza spostare una sola goccia d’acqua in più, di fatto, offre una narrazione nuova della gestione dell’energia: dove la natura resta protagonista, ma la tecnologia la accompagna con intelligenza.
La svolta: un bacino virtuale fatto di batterie
L’ibridizzazione con accumuli BESS basati su batterie al litio ribaltano la visione della centrale idroelettrica. Le centrali idroelettriche devono garantire il rilascio dell’acqua per usi civili e agricoli. È una responsabilità che condiziona profondamente la programmazione della produzione elettrica. A differenza degli impianti “a pompaggio”, che possono riportare l’acqua in quota e modulare quasi a piacimento l’output energetico, le dighe tradizionali hanno una flessibilità relativa. Producono quando il territorio lo permette, non necessariamente quando la rete lo richiede.
La batteria che lavora anche quando la centrale si ferma
Il BESS può caricarsi non solo dall’energia prodotta dalla centrale, ma – se necessario – anche direttamente dalla rete. Significa che può funzionare in modalità stand alone, continuando a fornire servizi anche quando l’impianto è fermo per manutenzione. È, a tutti gli effetti, un secondo bacino virtuale, capace di stabilizzare la curva produttiva, smussare i picchi di domanda e offrire un nuovo margine operativo alle dighe.
Più flessibilità, meno gas: l’idroelettrico diventa un attore di rete
Con la capacità di modulare l’energia immagazzinata, l’impianto ibrido diventa in grado di fornire servizi di rete che fino a ieri erano appannaggio degli impianti a gas.
La conseguenza è doppia:
– si riduce il ricorso alle fonti fossili, con un immediato beneficio ambientale
– si innalza la qualità del servizio, perché l’idroelettrico diventa un alleato nella gestione della stabilità del sistema elettrico nazionale
È una rivoluzione che tocca sia il fronte industriale sia quello della sostenibilità, con un risultato evidente: il futuro dell’energia non è più fatto di soluzioni isolate, ma di tecnologie che dialogano.
Efficienza più alta, turbine più longeve
L’integrazione BESS non migliora solo la flessibilità: protegge l’impianto.
Grazie alla possibilità di far gestire alla batteria una parte dei servizi di rete, le turbine possono lavorare in condizioni più regolari, senza continue variazioni di carico. Questo si traduce in:
– minor usura
– maggiore efficienza di esercizio
– vita utile più lunga
L’impianto non solo produce meglio, ma dura di più. Una qualità spesso sottovalutata, ma cruciale per la sostenibilità economica delle grandi infrastrutture idroelettriche.
