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Zelensky a Roma: visita a Leone XIV e alla premier Meloni, mentre cresce la pressione diplomatica americana

Zelensky a Roma: visita a Leone XIV e alla premier Meloni, mentre cresce la pressione diplomatica americana

Oggi a Roma il Presidente ucraino ha incontrato papa Leone XIV, nel pomeriggio il colloquio con Giorgia Meloni. Intanto l’amministrazione americana aumenta la pressione su Zelensky affinché accetti la pace sfavorevole, e l’ucraino fa quadrato con gli europei

Dopo la tappa londinese di lunedì, in cui ha incontrato i leader della “coalizione dei volenterosi”, il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha continuato oggi il mini-tour europeo con una doppia visita di stato a Roma.

In mattinata, presso Castel Gandolfo, papa Leone XIV. Nel primo pomeriggio, invece, la premier Giorgia Meloni.

Il faccia a faccia con il Pontefice è durato all’incirca 30 minuti, «durante il cordiale colloquio», riferisce un bollettino della sala stampa della Santa Sede, «che ha avuto al centro la guerra in Ucraina, il Santo Padre ha ribadito la necessità di continuare il dialogo e rinnovato il pressante auspicio che le iniziative diplomatiche in corso possano portare ad una pace giusta e duratura».

«Inoltre», continua la nota, «non è mancato il riferimento alla questione dei prigionieri di guerra e alla necessità di assicurare il ritorno dei bambini ucraini alle loro famiglie», iniziativa, quest’ultima, che ha sempre visto il Vaticano in prima linea.

Gli europei fanno quadrato attorno a Zelensky

Mentre le trattative di pace sembrano indirizzare Kiev verso dolorose concessioni (prima fra tutte quella territoriale), il Presidente ucraino sta facendo tutto quello che è in suo potere per creare un fronte europeo compatto che indirizzi le trattative di pace in una direzione favorevole a Kiev.

La visita del Presidente ucraino al Santo Padre e alla premier italiana non va quindi letta come semplice cortesia diplomatica, ma come una ricerca attiva di sostegno da contrapporre alla crescente pressione diplomatica americana.

Non a caso, l’incontro avuto ieri con il primo ministro Keir Starmer, il Presidente Emmanuel Macron e il Cancelliere Friedrich Merz, aveva il preciso scopo di fare quadrato attorno al Presidente ucraino.

Il problema principale è «la convergenza con gli Stati Uniti», ha ammesso senza troppi giri di parole lo stesso Macron dopo la riunione, che è servita a proseguire il «lavoro comune» per modificare il piano americano a favore di Kiev.

Da parte sua, in merito alle possibili concessioni territoriali Zelensky ha affermato di «non avere alcun diritto legale di farlo, secondo la legge ucraina, la nostra Costituzione e il diritto internazionale. E non ne abbiamo nemmeno il diritto morale».

Zelensky a Roma: visita a Leone XIV e alla premier Meloni, mentre cresce la pressione diplomatica americana
Da sinistra a destra, Volodymyr Zelensky, Keir Starmer, Emmanuel Macron e Friedrich Merz, ANSA

Cresce la pressione diplomatica americana

La pressione da Washington però cresce. Ieri sera il Presidente americano Donald Trump è tornato a criticare Zelensky, affermando di essere «deluso dal fatto che il Presidente Zelensky non abbia ancora letto la proposta [di pace]» elaborata.

Duri attacchi anche agli europei, prima direttamente dallo Studio Ovale, dove Trump ha accusato l’Europa di aver preso «una direzione sbagliata», quindi via social, con il Presidente americano che ha condiviso un articolo del Ney York Post intitolato: «Gli europei impotenti possono solo infuriarsi quando Trump li esclude giustamente dalla partecipazione all’accordo sull’Ucraina».

Tutto questo sembra confermare quanto riportato da Axios, secondo il quale l’amministrazione americana starebbe aumentando la sua pressione diplomatica affinché l’Ucraina accetti importanti perdite territoriali e altre concessioni.

Secondo un funzionario ucraino sentito dalla testata americana, la proposta degli Stati Uniti includeva condizioni più severe rispetto alle versioni precedenti su questioni quali il territorio e il controllo della centrale nucleare di Zaporizhzhia, lasciando senza risposta questioni fondamentali relative alle garanzie di sicurezza.

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