Dalle fotografie alle fotocopie: se le prime congelano la realtà di un momento, le seconde ne offrono solo una copia incerta. Allo stesso modo, nel delitto di Garlasco, alcune immagini inedite immortalano Andrea Sempio, attuale indagato, di fronte alla villetta dove venne uccisa Chiara Poggi, mentre uno scontrino fotocopiato mette in dubbio il suo alibi. Il ticket del parcheggio di Vigevano, datato 13 agosto 2007 con pagamento alle ore 10:18 per un’ora di sosta, venne fornito da Sempio agli investigatori circa un anno dopo il delitto: non, quindi, un sequestro, bensì un gesto volontario. L’anomalia è che presentò solo una fotocopia nel 2008, trattenendo l’originale che gli inquirenti non ritennero necessario acquisire. Perché, e questo è un altro problema, lo scontrino riportava solo data e ora, senza alcun riferimento come la targa del veicolo, che potrebbe ricondurlo all’indagato.

Oltretutto, nel corso del 2025, un testimone ha dichiarato che lo scontrino non fu mai ritirato direttamente da Sempio, avallando l’ipotesi degli inquirenti secondo cui l’alibi è stato costruito a posteriori, confezionato ad hoc per giustificare la lontananza dalla scena del crimine.
I limiti di una fotocopia
Una semplice fotocopia inoltre non è sufficiente per eseguire perizie che necessitano una risoluzione elevata dell’immagine, rendendo difficile escludere eventuali alterazioni. La Cassazione, infatti, richiede l’originale per un’attendibilità piena: sulla fotocopia il giudizio resta sospeso e valido solo se l’originale è irreperibile per cause indipendenti.
Nel caso dello scontrino di Vigevano, mai sequestrato, è impossibile un riscontro oggettivo e da elemento scagionante si è trasformato in un indizio sospetto. Per di più, non è presente la targa e le celle telefoniche agganciavano il telefono di Sempio a Garlasco intorno alle 10 del mattino del 13 agosto 2007, proprio nell’orario in cui avvenne l’omicidio di Chiara Poggi. Non a caso venne definito «carta straccia» da Fabrizio Gallo, avvocato di Massimo Lovati, a sua volta ex legale di Sempio. L’assenza di telecamere nel parcheggio o di testimoni diretti, lo renderebbe privo di valore probatorio.
Lo scontrino entra a far parte degli elementi a carico di Andrea Sempio, tra cui il DNA ritrovato sulle unghie della vittima e le telefonate effettuate a casa Poggi e quelle ricevute da Silvio Sapone, l’ex carabiniere che all’epoca analizzava le intercettazioni. Indizi che si intrecciano con un dettaglio emerso durante le indagini: i messaggi di Chiara ad Alberto Stasi, unico condannato per l’omicidio.
La paura di Chiara
Il primo agosto 2007, dodici giorni prima di venire uccisa, la ragazza scrisse a Stasi, allora a Londra per motivi di studio: «Dormo da sola. Se ho paura, ti posso chiamare?». Era rimasta sola nella villetta di Garlasco e dai messaggi emerge un timore senza però precisare minacce reali o riferimenti a luoghi o persone, tanto meno al Santuario della Bozzola o ad Andrea Sempio. Una vulnerabilità che si intreccia con il delitto avvenuto il 13 agosto tra le 9 e le 11, in una mattina priva di chiamate al fidanzato condannato e con un attuale indagato immortalato da una fotografa dilettante fuori da quella villetta.
