Nuove tensioni nel caso Garlasco. La famiglia Cappa, imparentata con Chiara Poggi – la 26enne uccisa il 13 agosto 2007 – prende posizione contro quella che definisce una campagna diffamatoria alimentata da stampa e social media.
«Dovendo constatare che, ormai, non passa giorno senza che vengano diffuse dagli organi di stampa e dai social, in modo del tutto incontrollato, le più assurde ed implausibili pseudo-informazioni, la famiglia Cappa comunica che non tollererà oltre questo modo di agire illecito e contrario alle norme di civile convivenza». Questo il contenuto di una nota ufficiale firmata dagli avvocati Gabriele Casartelli e Antonio Marino, legali dei Cappa, noti alle cronache come la famiglia delle «gemelle K», cugine di Chiara Poggi.
I due legali annunciano iniziative concrete a tutela dell’onorabilità dei loro assistiti: saranno infatti loro a «tutelare la reputazione» della famiglia «a fronte di notizie di carattere diffamatorio diffuse dagli organi di stampa e dai social che nulla hanno a che vedere con pretesi ma inesistenti obiettivi di giustizia».
L’intervento arriva a ridosso di un momento cruciale dell’inchiesta: tra due settimane è previsto il maxi incidente probatorio, disposto dalla gip di Pavia, Daniela Garlaschelli. In preparazione a quell’udienza, il consulente della famiglia Poggi, Marzio Capra, ha chiesto di ampliare la lista delle persone da sottoporre a prelievo del DNA.
La lista attuale comprende già molti nomi chiave: Alberto Stasi, ex fidanzato di Chiara e condannato in via definitiva a 16 anni per l’omicidio; Andrea Sempio, ora indagato in questa nuova pista investigativa; i membri della famiglia Poggi; alcuni amici del fratello di Chiara (Roberto Freddi, Mattia Capra, Alessandro Biasibetti); Marco Panzarasa, amico di Stasi; oltre a un medico legale, tre investigatori e alcuni soccorritori. Capra, però, chiede che si estendano i tamponi anche a chi, in passato, ha avuto accesso ai reperti oggi riesaminati: biologi, genetisti, medici legali. L’obiettivo, spiega, è «evitare di trovarci fra anni con un possibile “Ignoto 3” o “Ignoto 4” che è semplicemente il Dna di un vecchio perito o carabiniere del Ris, oppure il mio che ho partecipato agli accertamenti».
Oltre alla rilettura dei reperti, la Procura di Pavia valuta anche una possibile revisione della finestra temporale dell’omicidio. Le sentenze precedenti collocavano la morte di Chiara tra le 9:12 – quando viene disattivato l’allarme – e le 9:35, momento in cui Stasi torna al computer per lavorare alla tesi. Ma un dettaglio potrebbe cambiare le carte in tavola: alle 9:46, Chiara non risponde a uno squillo del fidanzato. Potrebbe essere già morta, oppure l’aggressione potrebbe essere iniziata proprio in quel momento, in una dinamica a due fasi che le avrebbe impedito di rispondere.
Già nel 2007, il medico legale Marco Ballardini aveva indicato l’orario del decesso in una fascia compresa tra le 10:30 e le 12:00, con «centratura più probabile» tra le 11:00 e le 11:30. Tuttavia, una successiva perizia collegiale del 2009 – firmata da Fabrizio Bison, Carlo Robino e Lorenzo Varetto – dichiarò l’orario della morte «non valutabile con precisione», limitandosi ad affermare che Chiara fu uccisa «nel corso della mattinata».