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Garlasco, la vita di Andrea Sempio tra minacce di morte e fughe dai curiosi

Garlasco, la vita di Andrea Sempio tra minacce di morte e fughe dai curiosi

Travolto dalle accuse per l’omicidio di Chiara Poggi, Andrea Sempio vive nascosto e sotto assedio: fughe dai curiosi, isolamento, un lavoro a rischio. Intanto, piovono minacce di morte su di lui e sull’avvocata Angela Taccia: “Vi uccido entrambi con un fucile a pompa”

Un volto qualunque, una vita tranquilla, improvvisamente trasformata in un incubo mediatico e giudiziario. Andrea Sempio, 37 anni, oggi vive sotto assedio: indagato per l’omicidio di Chiara Poggi a 18 anni dal delitto di Garlasco, bersagliato da minacce, inseguimenti e curiosi che lo attendono fuori dal lavoro, è stato costretto a cambiare città, abitudini, amicizie. “Le sue giornate sono diventate un inferno”, racconta la sua avvocata, Angela Taccia, al Corriere della Sera. E mentre la giustizia riapre uno dei casi più controversi d’Italia, lui, tra meditazione e paura, prova a resistere. Ma la sua nuova vita ha il sapore amaro della fuga.

“Domenica mi ha chiamato terrorizzato dal negozio: ‘Sono qui a Montebello, è entrato Fabrizio Corona e ha iniziato a urlare’. Andrea ha chiamato le guardie e l’hanno nascosto in uno sgabuzzino. Siamo alla follia. Ma poi l’ha pure inseguito in macchina”.

Travolto dalla pressione mediatica, Sempio è stato costretto a lasciare la sua città. Dopo un periodo lontano dai riflettori, è tornato al lavoro come commesso in un negozio di elettronica a Montebello della Battaglia, nell’Oltrepò pavese. Ma si tratta di una normalità fragile, precaria: “Gli hanno detto che se continua l’assedio sono costretti a lasciarlo a casa – continua Taccia – Temendo di perdere il posto ha chiesto se era possibile cambiare sedi concordando gli spostamenti. Ma non vuole essere di peso ai colleghi. Lui non vuole mai disturbare. È sempre stato così Andrea, noi lo chiamiamo Gandhi, per la calma, per l’altruismo”.

Figlio di due operai, Sempio oggi vive da solo e affronta questo periodo turbolento cercando equilibrio nella routine quotidiana. Si alza presto, fa meditazione e yoga – “nessun farmaco”, precisa la difesa – cura la casa e si dedica alle sue piante grasse, una delle sue passioni. Non possiede una televisione, preferisce la lettura e, se desidera vedere un film o una trasmissione, usa il computer. Quando può, si ferma anche oltre l’orario di lavoro per dare una mano ai colleghi in difficoltà.

Una vita appartata, molto diversa da quella di qualche tempo fa. Un tempo, infatti, usciva spesso con gli amici. Oggi, invece, preferisce evitarli per non metterli in difficoltà, spiega il legale. Le passioni però restano vive: ama gli animali, la birra artigianale, le biblioteche e le librerie. E ha un sogno: “Vuole fare lo scrittore”.

Quanto all’orientamento politico, l’avvocato Lovati lo aveva definito “un comunista disadattato”. Taccia chiarisce: “Diciamo che ha idee sinistrorse ma non estreme, pensa che non ci sia differenza fra opposti estremismi”.

Sull’indagato pendono alcuni indizi controversi. Tra questi, un biglietto scritto in gioventù con la frase: “Ho fatto cose inimmaginabili”. Una frase criptica, che ha sollevato interrogativi. “Dice che può aver scritto qualcosa di simile perché quando ha le giornate no, non potendosi permettere una terapia, scrive sul diario”, replica Taccia.

C’è poi la questione dell’impronta rilevata sul muro delle scale che portano alla cantina di casa Poggi – a poca distanza da dove fu rinvenuto il corpo della giovane – che sembrerebbe compatibile con quella di Sempio. Ma la difesa non ha dubbi: “Lui è netto – conclude l’avvocata, riportando le sue parole – ‘Se è di sangue non può essere la mia, ho la forza della coscienza pulita’”.

La vicenda ha investito anche chi lo difende. L’avvocata Taccia, amica d’infanzia di Sempio, ha ricevuto minacce di morte. Tra le email più inquietanti, due messaggi identici: foto di un fucile a pompa e la scritta “sai come ti ucciderò”. Altre immagini mostravano un martello, un laccio, delle pinze e cartucce. Una mail aveva come oggetto “Ucciderò te e Sempio”, l’altra “Sei morta”. “Avevo ignorato le minacce precedenti – dice a LaPresse – via telefono o social, queste mi hanno spaventato perché questo pazzo mi ha detto che sa dove lavoro e che lo aveva trovato sul sito dell’albo avvocati”.

In sua difesa si è espressa anche la rappresentanza legale di Alberto Stasi. “Questo clima d’odio deve finire, non è accettabile, sembra che la situazione stia sfuggendo di mano e bisogna mettere un limite a tutto questo. Siamo molto dispiaciuti ed esprimiamo la massima solidarietà alla collega”, ha affermato l’avvocata Giada Bocellari, parlando anche a nome del collega Antonio De Rensis. “Sono cose che non devono mai accadere e invitiamo tutti al massimo rispetto e alla massima calma. Speriamo che l’attenzione mediatica cali su questa vicenda”.

Taccia e Sempio si conoscono da sempre. Cresciuti insieme, frequentavano la stessa compagnia di amici, della quale faceva parte anche Marco Poggi, fratello di Chiara. Quando le indagini furono riaperte, Taccia ricorda: “Andrea aveva ricevuto un avviso per andare a ritirare una notifica dai carabinieri. Pensava fosse una multa, anche se non aveva fatto infrazioni. Invece era l’avviso di garanzia”.

Nel giorno della convocazione in Procura, i legali commentarono: “Stiamo affilando le armi che ci offre il codice di procedura penale. Questo interrogatorio, prodromico a una richiesta di rinvio a giudizio, si scontra con l’incidente probatorio dove si vuole acquisire una prova per il dibattimento”. Quanto al rifiuto di sottoporsi all’esame del DNA, si è trattato – precisano – di una “precisa scelta consigliata dalla difesa”.

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