Gianroberto Casaleggio
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Parlamentarie del M5S, requiem dei sogni infranti

Requiem dei sogni infranti. Così verrebbe da titolare quello che sta andando in scena nelle ultime 24 ore.

Masse di candidati alle parlamentarie grilline che sono stati esclusi senza un perché. Gente che non è stata neppure avvertita dell'esclusione e che ora utilizza il web chiedendo di annullare tutto e ricominciare da capo.

Attivisti epurati, così come sono stati esclusi coloro che in questi anni hanno mostrato una qualsivoglia forma di dissenso all'interno del Movimento, come l'ex assessore al Bilancio del Comune di Roma, Andrea Mazzillo che non ci sta, ma continua a professare la sua fede grillina.

Mentre fuori accade un putiferio, il capo politico Luigi Di Maio, taglia, cuce ed esclude. Eccola la democrazia dell'uno vale uno, quell'utopia che si possa fare politica senza capi e con la presunzione che poi i cittadini, quelli semplici, valgano davvero qualcosa.

#annullatetutto

Sarebbero decine gli esclusi che meditano di fare ricorso, mentre sulla piattaforma Rousseau la rete degli attivisti sta votando coloro che sono stati ammessi alla corsa per le prossime elezioni politiche.

Intanto su Twitter sono più di mille i tweet con l’hashtag #annullatetutto e c’è chi posta addirittura la foto della denuncia alla polizia contro Rousseau e il Movimento.

È il sogno infranto dell’uomo comune. Questi 15 mila candidati venuti dal nulla, che hanno creduto davvero che il Parlamento fosse un sogno possibile grazie al Movimento 5 stelle, salvo poi svegliarsi e con il piede sbagliato.

Avere i requisiti non basta, non si tratta dell’iscrizione a un torneo di calcio. Candidarsi a governare un Paese è roba seria e dispiace dirlo, non è impresa per tutti.

L’errore più grossolano che sta pagando il Movimento in queste ore è quello di aver fatto credere che ogni cittadino fosse titolato all’esperienza di governo e che il Parlamento fosse una giostra aperta a tutti, almeno per un paio di giri.

L'occasione dei portaborse

Un assioma nato per contrastare la casta ma che oggi che i grillini sono al governo, hanno sperimentato in prima persona non essere possibile. C’è bisogno di staff, competenze, conoscenze tecniche e non è un caso che oggi molti degli ammessi alle parlamentarie siano le seconda fila del movimento, ovvero gli assistenti e i portaborse, coloro che più di tutti in questi anni hanno avuto contatto con la macchina e le procedure.

All’interno del Movimento sta avvenendo quello che per anni è avvenuto nei partiti tradizionali, dove essere assistenti di qualcuno era la strada per arrivare su uno scranno parlamentare. Paolo Gentiloni era portavoce di Francesco Rutelli, Enrico Letta assistente di Beniamino Andreatta, tanto per fare un paio di esempi noti. Si cresce all’ombra di un big e si impara il mestiere della politica, che è passione ma anche tecnica.

"Uno vale uno", addio

Chi oggi rimane escluso e batte i piedi, nel sistema non c’è stato mai. Non è difficile pensare che tra quei 15 mila ci sia anche chi ha annusato l'occasione ghiotta di poter portare a casa 10 mila euro al mese senza troppi sforzi e oggi di dover rinunciare senza un motivo non ci sta. Le parlamentarie sono state anche questo: la lotteria di Capodanno di molti attivisti e iscritti. Provarci non costa nulla.

Ma con il nuovo statuto, il potere di scelta spetta all’unto del movimento, tal Luigi Di Maio investito di un potere che mai era spettato ad alcun membro dell’harem grillino.

E la sensazione è che ancora una volta si stia ripetendo quella scena per cui “il poter logora chi non ce l’ha”, compresi coloro che continuano a rimanere esclusi dagli emicicli parlamentari, mentre qualcuno promette il contrario e manda in soffitta quel motto "uno vale uno". 

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