«Bottle Free Zone» nell’incantevole panorama del Museo Lumen e di AlpiNN by Norbert Niederkofler
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«Bottle Free Zone» nell’incantevole panorama del Museo Lumen e di AlpiNN by Norbert Niederkofler

Situato in cima a Plan de Corones, nel cuore delle Dolomiti altoatesine, il Museo Lumen e lo spazio di AlpiNN offrono una vista spettacolare: in qualsiasi stagione dell’anno, ovunque cada lo sguardo si possono ammirare paesaggi di incredibile bellezza e natura incontaminata.

In questo luogo incorniciato dalle montagne, a Brunico, nella provincia più settentrionale d'Italia, fra le valli Pusteria, Anterselva, Casies e Badia, si trova a 2275 m. di altezza, il museo Lumen, 1.800 metri quadrati interamente alla montagna, su quattro piani e la terrazza-ristorante attigua AlpiNN guidata dalla filosofia «Cook the Mountain» di chef Norbert Niederkofler.

Come definì l’architetto Le Corbusier, le Dolomiti sono «l'architettura naturale più bella del mondo» e qui a Lumen l’arte dei fotografi di montagna di tutto il globo riuniscono le loro creazioni storiche e le ultime novità digitali in un luogo d’arte e di stile, unico al mondo.

Particolarmente impressionante è l'otturatore, un'apertura gigante che può essere aperta e chiusa sul panorama sconfinato e diventare uno schermo di proiezione.

Ma anche la Sala degli Specchi lascia l’ospite sospeso fra realtà artistica e magica illusione, dopo aver attraversato Camera Wall e Pixel Storm, con la storia della fotografia e le tecniche più recenti cha hanno una influenza decisiva sulla qualità dell’immagine.

Fra «Wall of Fame» di firme fotografiche e raccolte di cartoline che segnano il marketing delle montagne, adatte a fare da sfondo a qualsiasi campagna pubblicitaria, si raggiunge il diario di Adrenaline, il più grande contest fotografico al mondo di adventure e action sport sponsorizzato da Red Bull con una selezione di reportage delle avventure mozzafiato in caduta libera, salto acrobatico, corda, corsa, avventura e tanto altro ancora.

Il percorso stupisce ancora quando racconta montagne nate dal fuoco e modellate dal ghiaccio (come quelle di Cascade Mountains, estese per più di 1000 chilometri dal nord della California alla Columbia Britannica, una delle catene montuose più spettacolari del mondo e con più di 400 milioni di anni d’instabilità geologica), quando si ammirano i lavori di Barbara Holzknecht e Kurt Moser fatti con la tecnica lightcatcher che ruba la luce invisibile delle cime montane fotografate con enormi e storiche fotocamere a soffietto vengono poi stampate su nobile vetro nero.

Per arrivare fino al lavoro inedito del fotografo austriaco Gregor Sailer, «The Polar Silk Road», un reportage di quattro anni verso gli avamposti umani del nord, affrontando temperature fino a 55 gradi sotto lo zero, visitando zone di esclusione militare e navigando nell'imprevedibilità dell'Artico, guidati da una enorme pianta stampata sul pavimento di suddivisioni e rivendicazioni territoriali, tensioni geopolitiche, espansione, riattivazione di strutture militari e stazioni di ricerca nel Polo Nord.

In questa Casa della Fotografia di montagna sospesa fra le cime del Trentino, si apre la sconfinata sala a tutte vetrate del ristorante AlpiNN, dove la squadra dello chef stellato Norbert Niederkolfer è pronta a elevare i suoi ospiti alle più alte vette del piacere culinario, in società con Paolo Ferretti, entrambi ideatori con Mo-Food e della filosofia «Cook the Mountain».

Lo spazio è stato arredato dal famoso designer altoatesino di fama internazionale Martino Gamper, che ha collaborato con Ron Arad e Matteo Thun, nominato «the most sustainable designer in the world». I materiali utilizzati sono tutti locali, inediti e sostenibili: il soffitto anti vibrazioni acustiche e le sedie ricoperti in loden, i tavoli in legno nostrano si incastrano come un puzzle, le lampade scorrono su 220 metri di binari e sono costruite in vescica di maiale (sembra carta giapponese), un pavimento in larice nostrano posato senza viti e la cucina fatta con pietra di serpentin che ha la caratteristica, a seconda del taglio e della lavorazione, di diventare di diverso colore.

Norbert Niederkolfer

Norbert Niederkolfer indica con la mano il Museo dell’architetto Zaha Hadid che si vede di fronte al Lumen, un capolavoro architettonico con il balcone che sporge a strapiombo e suddivide a destra le Alpi e a sinistra le Dolomiti.

«Tutti noi abbiamo valorizzato ciò che è disponibile, il territorio con il suo peculiare sistema di biodiversità, i suoi artigiani (piccoli produttori, coltivatori e allevatori), gli ingredienti stagionali e sostenibili, il "non spreco" che arriva fino al piatto in menù e che insegno facendo formazione a tanti giovani cuochi. Oggi sono molto più consapevole non solo della necessità di occuparci delle nostre risorse e del nostro ambiente, ma del fatto che è complicato essere al 100% sostenibili, ci voglio anni di studio e partner solidi per usare tutto e non sprecare niente, cambiare il ritmo e adattare tutto quanto in termini di suddivisione delle montagne e delle vallate in altitudine e latitudine, usare tecniche nuove che poi non sono altro che quelle antiche che cercavano modalità di conservazione e sostituzione degli ingredienti non locali».

Norbert Niederkolfer è diventato brand ambassador di BWT-Best Water Technology, perché l’acqua è il principio da cui parte la valorizzazione del territorio e, in questo caso, delle montagne: «Grazie alla tecnologia BWT siamo, a tutti gli effetti, una "Bottle Free Zone", la prima d’Italia. Abbiamo fatto i calcoli che avremmo dovuto portare su 36.000 bottiglie di acqua per l’inverno coi camion e poi riportarle giù, non c’era logica. Qui ci sono le sorgenti, l’acqua è buonissima e avvalendoci delle tecniche di BWT, possiamo se necessario filtrarla e allo stesso tempo arricchirla con importanti minerali e oligoelementi come magnesio, zinco o silice. Senza percorre migliaia di chilometri, trasporti e senza l’utilizzo della plastica, l'acqua migliore arriva direttamente dal rubinetto, dall’erogatore o dalla caraffa».

Andreas Weinbenbacher

Lorenzo Tadini, direttore commerciale di BWT – Best Water Technology Italia spiega che lo scopo del Gruppo con sede principale a Mondsee in Germania e delle sue 90 sedi estere, è quello di «cambiare il mondo, sorso dopo sorso, non solo attraverso la creazione di "Bottle Free Zones" ma anche con lo sviluppo e la produzione di membrane ad alte prestazioni, Fumatech, che servono a convertire l‘idrogeno in energia elettrica, il convertitore del XXI secolo».

BWT, leader in Europa nel settore delle tecnologie di trattamento dell’acqua, lavora a soluzioni innovative, per fornire alle famiglie, all'industria farmaceutica e biotecnologica, al commercio, agli alberghi e ai comuni, un’acqua più sicura e di qualità.

Inoltre, si prevede che 10 milioni di auto a celle a combustibile saranno sulle strade entro il 2030. Il programma di riqualificazione indica l‘idrogeno come base di questa tecnologia pulita di produzione di energia e le membrane Fumatech si sono rivelate altamente funzionali applicate alle auto a celle a combustibile, essenzialmente mini centrali elettriche riempite con idrogeno liquido invece di benzina, diesel o gas, nelle quali si verifica una reazione chimica che converte l‘idrogeno in energia elettrica che poi alimenta il veicolo.

L‘idrogeno e l‘ossigeno si combinano e, oltre a produrre l’energia necessaria, fanno un altro miracolo, in quanto il prodotto di scarto è l‘acqua.

Altri importanti brand ambassador di BWT arrivano dagli sportivi e dalle principali manifestazioni internazionali, citando Fernando Alonso e Lance Stroll, fra gli attori dei circuiti a motore, nella gare di Formula 1e quelle di Porsche Mobile SuperCup.

E BWT ha già creato insieme con Delft University of Technology la prima auto da corsa al mondo alimentata a idrogeno «Forze Hydrogen Electric Racing Car».

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Barbara Tassara